The real last letter

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Pioveva e tuonava da tutta la notte; lungo le strade scorrevano rivoletti d'acqua e le macchine passavano nelle pozzanghere schizzando i passanti ignoti.

Crystal guardò fuori dalla finestra, gli occhi castani dolci e pensosi. Non era una giornata delle migliori, ciò era innegabile. Si era svegliata dopo aver avuto un incubo orribile che non ricordava assolutamente, prima di venir assalita da una nausea tremenda che l'aveva costretta a rifugiarsi in bagno fino a rimettere pure l'anima.

La pioggia le piaceva, ma veder spuntare il sole come ogni mattina sarebbe stato quasi rassicurante, e comunque visto che era l'inizio di dicembre avrebbe preferito la neve ad essa. In quel momento il benedettissimo campanello l'avvisò che c'era qualcuno alla sua porta.

- Sono il postino!!! - strillò una voce sull'orlo della disperazione.

Il postino?! A quest'ora?!

- Sì, arrivo, arrivo.

Aprì la porta, ritrovandosi davanti un omino non molto alto, grondante d'acqua dalla testa ai piedi. L'unica cosa non fradicia che aveva era la posta.

- Uhm, buongiorno... ha bisogno di qualcosa? - chiese Crystal, perplessa. Sotto il postino si stava formando una vistosa pozza.

- Lettera urgente! Tenga, tenga, firmi qui e poi posso andare, finalmente.

La ragazza firmò, ancora perplessa, prima di farsi consegnare una lettera con il timbro della base militare dov'era Harry. Sentì il cuore perdere un battito, per poi accelerare il ritmo.

Una... un'altra sua lettera? Così presto?

- Signorina! La mia penna...? - fece il postino, impaziente. Lei si riscosse: aveva ancora in mano la penna dell'ometto, la mano alzata a mezz'aria.

- Sì, scusi, ecco. Scusi ancora, buona g-... - farfugliò e quello, dopo essersi ripreso l'oggetto, sgarbatamente scappò lungo le scale imprecando e lanciando accidenti al tempo e al proprio lavoro.

Crystal rientrò nel proprio appartamento e si precipitò ad aprire e leggere la lettera. Con sua grande delusione, non era esattamente di Harry...

Scorse in fretta le prime righe, senza soffermarsi troppo. Lo sguardo le cadde sul fondo del foglio.

'Con le nostre più sentite condoglianze,...'

I suoi occhi corsero a rileggere quella frase. No, doveva esserci un errore. Il cuore le pulsò dolorosamente nel petto.

'Con le nostre più sentite condoglianze.'

No.

- No - mormorò, sentendo il cuore incrinarsi e le lacrime offuscarle la vista.

No, non era possibile. Avevano sbagliato persona. Doveva correre dal postino e dirgli che aveva consegnato quella lettera alla persona sbagliata.

- No, no, no! Harry! No!

Crollò in ginocchio, ancora con la lettera stretta fra le mani e il cuore spezzato. Infranto. Sopraffatta dal dolore, le lacrime iniziarono a sgorgare senza che nemmeno se ne accorgesse.

- Harry! No!

Iniziò a gridare, gridare il suo nome, urlare tutto il proprio dolore per la perdita del suo unico grande amore. La gola le inflisse una stilettata ulteriore di dolore, ma non si fermò. Le faceva così male il cuore.

Qualcuno bussò debolmente alla sua porta.

- Signorina? Signorina, sta bene?

Probabilmente doveva essere la vecchietta amante dei gatti del primo piano.

- Signorina, apra la porta! Le chiamo un medico? Un'ambulanza? Signorina! Apra!

Crystal continuò a piangere rumorosamente. Neanche dieci minuti più tardi la serratura scattò e Michael si precipitò dentro, seguito immediatamente da Cody.

- Crystal?! Oddio, Crystal, ti senti male? Devo chiamare un medico?

L'ex fidanzato le poggiò una mano sulle spalle, scuotendola delicatamente, poi si voltò verso Cody.

- Muoviti e chiama Shane! - gli sibilò, e lui obbedì docilmente.

Cinque minuti dopo il ventiduenne era lì, preoccupatissimo. Gli altri gli fecero spazio.

- Crystal! - esclamò, e si inginocchiò di fianco a lei. La sorella si aggrappò al suo petto. - Crystal, ti prego, dimmi cos'hai! Ti fa male la pancia? Hai la nausea? Dico a Michael di chiamare un'ambulanza? Riesci ad alzarti?

Crystal smise un attimo di piangere, aprendo la bocca per prendere ossigeno.

- Harry è morto - disse con un filo di voce, e l'ennesima lacrima le rigò una guancia. I presenti raggelarono. Shane le accarezzò il capo, deglutendo. Le parole che voleva dirle gli morirono in gola, sarebbero state inutili.

- Harry è morto - ripeté la ragazza, con voce un tantino incerta e rauca. - E non ha lasciato sola solo me.

Il fratello minore continuò ad accarezzarle la fronte, spostandole i lunghi capelli castani da essa.

Michael si riavvicinò.

- Crys, noi siamo tutti qui per te. Sempre. Qualunque cosa possiamo fare, noi la faremo. Adesso... vuoi che restiamo qui con te, io e Cody? O preferisci che andiamo via? Vuoi rimanere con Shane?

Lei annuì.

- Resto con Shane - mormorò stancamente, tirando su col naso. Tremava da capo a piedi.

Il ragazzo dagli occhi caramello annuì.

- Okay, - disse piano - allora noi andiamo. Non esitare a chiamarmi o a chiamare Cody per qualunque cosa.

Andati Cody e Michael, Shane tirò la sorella a sedere sulle proprie gambe, giusto per stare un po' più comodi. Sospirò.

- Crystal... che vuoi fare? Non ti dirò che mi dispiace, anche se è così, perché so che è inutile. Non credo tu voglia parlarne.

La maggiore scosse il capo.

- Be'... non voglio costringerti a fare nulla che tu non desideri, okay? Secondo me però dovresti prenderti una pausa da qui, da questo posto pieno di ricordi. Stacca per qualche giorno, torna a casa da mamma e papà, o vieni a stare da me e Chase, se preferisci. Eh? Che ne dici?

Crys ci rifletté un attimo, asciugandosi di tanto in tanto qualche lacrima fuggitiva.

- Va bene, vengo a stare da te e Chase - acconsentì flebilmente, esausta dal pianto che le aveva tolto le forze.

Shane annuì con convinzione.

- Brava ragazza - disse, dandole pacche affettuose sul capo.

Dopotutto chi meglio di Chase aveva esperienza in cuori infranti?

Come le spine di una rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora