Capitolo 3

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La casetta della nonna, al contrario di come la ricordavo, era davvero molto spaziosa.

Dopo aver chiuso la porta d'ingresso, spostai i bagagli vicino alle scale che conducevano al secondo piano, dove c'era la mansarda.
Era la mia stanza preferita e ci andavo a dormire tutte le volte che la nonna mi invitava a passare dei giorni da lei.
Tra l'altro, mi piaceva passarci la maggior parte del tempo, magari persa tra le pagine di un libro, oppure ad ascoltare la musica o i suoni della foresta e degli animali che abitavano nei dintorni.

L'avrei controllata per ultima.

Guardai verso il tinello, dove prima avevo poggiato insieme a mia mamma le valigie, e un sacco di ricordi invasero la mia mente

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Guardai verso il tinello, dove prima avevo poggiato insieme a mia mamma le valigie, e un sacco di ricordi invasero la mia mente.
Ero solita a correre intorno alle tre sedie e al tavolo di legno che il nonno aveva realizzato per la nonna.
Non vi era una tovaglia a proteggerne la superficie, ma al suo posto, in contrasto con il legno scuro, si trovava un piccolo centrino ricamato di colore bianco latte.
Su di esso era stato posato un vaso di media altezza di vetro contenente un modesto mazzo di fiori ormai appassito.

Su di esso era stato posato un vaso di media altezza di vetro contenente un modesto mazzo di fiori ormai appassito

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Mi avvicinai ad una delle sedie senza mai staccare gli occhi dai petali secchi, caduti sparsi intorno al vaso.
Mi sedetti e, con una mano, ne sfiorai alcuni senza alcuna intenzione di toccarli.
Non ricevevano acqua da qualche settimana e, anche se ormai poteva risultare inutile, decisi comunque di tentare a farli rifiorire.

In cucina avvistai il lavello, dal quale fuoriuscivano delle gocce d'acqua da non so quante settimane.
Mi alzai e cominciai a rovistare nelle credenze in cui la nonna riponeva sempre tutti i suoi bicchieri e le bottiglie di vetro vuoti.
Ne aveva così tanti che avrei potuto mettere su un mercato.

Ne aveva così tanti che avrei potuto mettere su un mercato

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