Come al solito trovò le chiavi sotto allo zerbino, in tre anni, sua zia May, non era cambiata affatto a quanto pareva.
La serratura scricchiolava ancora e la casa aveva sempre lo stesso odore di aghi di pino. Che era un bell'odore sì, ma solo per le prime quattro volte che mettevi piede in quella casa.
Buttò a terra la valigia pesante e cercò con gli occhi sua zia May.
Una specie di involtino rossiccio la travolse all'improvviso, buttandola a terra.
"Oh, Daison. Quanto diamine pesi?" gemette sotto tutto quell'ammasso si peli.Il cane continuò a farle le feste e a leccarle la faccia, poi lo scansò e si alzò in piedi, storse il naso all'alito poco fresco del cane.
Gli accarezzò un po' la testa, le era mancato, molto e a quanto pareva, pure lei era mancata a lui.
Lo lasciò scodinzolante andarsene su per le scale."May?" la chiamò, non l'aveva mai chiamata zia, diceva che la faceva sembrare vecchia.
Anche se, quei quarant'anni se li portava proprio bene, in confronto ai diciassette della nipote.Camminò verso la cucina, ed un odore acre le bruciò i polmoni.
"Gwen!" esultò, e giurò di aver sentito il suo timpano, esalare l'ultimo respiro.
Si lasciò stritolare a dovere, da quella sua zia, che non la vedeva da quasi tre anni.
Le baciò teneramente le guance e la strinse ancora un po' a sè.
"Sei così...cambiata." sorrise e tirò sù col naso.
Le faceva tenerezza.
"Già..senti cosa sta prendendo fuoco?"
chiese la ragazza sorridendo."Fuoco? Oh Gesù, l'arrosto!" urlò.
Gwendolyn rise vedendola correre verso forno.
No, non era cambiata affatto.
Aveva ancora quei tremendi quadri appesi al muro. Dio, le facevano impressione. Storse leggermente la bocca, facendo tintinnare il piercing contro i denti.
"Ehm, se mangiamo solo pasta va bene?" sorrise a disagio la donna, facendo capolino da dietro la porta.
"Sì May, più che bene.."
'Bentornata a casa Gwen'. Sospirò.
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"Gli altri?" chiese titubante May.
"Oh, mamma e papà, sono andati a vagabondare per il mondo, mentre Jason è rimasto da nonna ed io sono qui." Gwen scrollò le spalle, non era poi così male, ritornare in quel posto, anche solo per restare.
"Jason. Anni che non vedo pure lui." sospirò.
"É cambiato molto anche lui?" la sua curiosità la fece ridere.Ma cosa poteva farci anche lei, che si ritrovava davanti una nipote stramba, coi capelli bianchi ed un piercing al labbro, a distanza di soli tre anni?
"No, non molto. Più o meno lo stesso di sempre." sorrise la ragazza.
Annuì appena. Almeno uno 'normale' le era rimasto pensò. Rise.
"Il viaggio? Sei stanca vedo."
"Oh, ehm, no. Io ho dormito tutte e otto le ore." Gwen prese il tovagliolo e lo tamponò sulle labbra rosee.Annuì anche May, sapeva che si sarebbe ingozzata di sonniferi, le altezze la terrorizzavano. E un aereo, non volava mai basso.
"Ti ho inscritta a scuola qui. Spero non ti dispiaccia. Ma tanto conosci già tutti qui. Infondo è stata casa tua per quasi 10 anni. E spero che rimarrai per un po'." May non se lo sarebbe mai perdonato. L'amava come se fosse figlia sua, voleva che rimanesse.