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il tempo passò in fretta tra i preparativi per il viaggio e aiutare il rosso con i suoi problemi di cuore, e arrivò presto la mattina della partenza.

la sveglia suona alle cinque, così corro a farmi una doccia e a vestirmi. il treno era alle sette e dovevo passare a prendere denki. preparai qualche panino per il viaggio e li infilai in una borsa termica con dei cubetti di plastica, sarebbero tornati utili anche durante il resto del viaggio.

avevo una valigia piena e uno zaino, il resto delle cose che potevano servire erano in quella casa, ero passato due settimane fa per pulirla e sistemarla a dovere, portando anche qualche necessità tranne per il cibo che avrei preso quando saremmo arrivati.

prese le ultime cose e blindato la casa, uscì seguito dalle valigie, salì su quel tosaerba che la mia patente mi permetteva e andai verso casa di denki. lasciai il finestrino aperto sentendo l'aria fresca del mattino scompigliare i miei capelli. negli ultimi giorni denki mi ha scritto ogni dieci minuti come un orologio svizzero per chiedermi cosa andasse bene e cosa no, era arrivato al punto di mandarmi anche le foto delle sue mutande. l'ho bloccato per cinque minuti finché il rosso non mi avesse costretto a sbloccarlo.

arrivai poco dopo, e ovviamente non era davanti casa come gli avevo detto. parcheggiai, uscì dalla macchina e andai a bussare, trovandomi poco dopo denki ancora in pigiama. <fai sul serio?> chiesi, e lui mi rispose con parole sconnesse, col cervello ancora troppo impastato dal sonno per ragionare, così lo spostai ed entrai <vatti a vestire, ci penso io alle tue cose> gli dissi, e continuando a dire parole a caso si diresse in camera.

gli preparai qualcosa da mangiare, presi uno zaino e infilai le cose sul tavolino da caffè, per fortuna lo avevo costretto a mettere tutto ciò da mettere nello zaino già ben pronto a portata di mano, e in più gli aggiunsi la colazione, al resto ho pensato io. portai le sue cose in macchina che stranamente entravano e, dopo qualche minuto, uscì da camera sua con la maglietta al contrario, trattenni a stento una risata vedendolo così. <denki...sembri più morto che vivo> gli tolsi la maglia per poi rimetterla nel verso giusto <vai in macchina> dissi, e lui andò trascinando i piedi, così che io ebbi il tempo per chiudere tutto.

per fortuna diedi una controllata in bagno, trovai una piccola trousse con un post it sopra. "non dimenticarti di me! -mamma", sorrisi con fare nostalgico alla premura della madre, sarebbe stato bello ricevere questo da mia madre, ma era un vero privilegio. presi quella trousse e uscì di casa, chiudendo a chiave prima di entrare in macchina.

<avanti denki, cintura.> accesi la macchina mentre lui si metteva lentamente la cintura. <la..borsa in bagno..> riuscì a dire iniziando a svegliarsi <sì l'ho presa, stai tranquillo> rispondo mentre mi dirigo verso la stazione. presi la colazione improvvisata e gliela passai <tieni, mangia così ti riprendi> per fortuna ero uscito in anticipo e avevamo ancora molto tempo per arrivare alla stazione, me l'aspettavo che non si sarebbe riuscito a svegliare presto.

arrivammo alle sei e mezza, avevamo abbastanza per arrivare lì e nel mentre denki si era svegliato così poteva portare le sue cose. questa era la macchina di monoma, mi aveva scritto che era in zona perciò se la poteva riprendere, avevo la copia della chiave, me la sarei tenuta fino alla fine del viaggio. trovato parcheggio dopo una buona decina di minuti, scesi dalla macchina e scaricai le valigie.

<buongiorno denki, siamo alla stazione e dobbiamo andare.> dissi passandogli la sua valigia mentre si stiracchiava sbadigliando <lo so lo so...ci sono> prese la valigia e si mise lo zaino in spalla. prese anche le mie cose e chiusa la macchina, entrammo in quella stazione dalle sembianze di una cattedrale. non so come sia possibile ma le stazioni sono esteriormente più belle delle chiese, un mistero. quando entrammo, il brusio della gente divenne forte e chiaro, era presto ma c'era tanta gente.

<bene, il nostro treno è qui, banchina 13> disse denki che si era fermato a guardare un tabellone <perfetto, andiamo allora, non perdiamo tempo> lo incitai, iniziando a cercare un'entrata per le banchine meno affollata, odiavo rimanere come una fetta di prosciutto nel pane in mezzo alla gente, ma non c'era scelta, perciò mi avvicinai ad un tornello aspettando che la folla si disperse.

mi guardavo freneticamente intorno per l'angoscia di fare tardi, questo denki sembrò notarlo perché afferrò la mia valigia con una mano così da rimanermi accanto. fare tardi è un problema che sto cercando di risolvere e fallire mi metteva ansia, ma ammetto di aver sentito una sicurezza di riuscirci quando fece quel gesto.

finalmente riuscimmo ad entrare e a trovare subito il treno. ci avviciniamo ad una delle porte aperte e, con il mio aiuto, riusciamo a salire e a prendere un bel posto comodo. <e così inizia il viaggio!> esclamò esuberante denki, guardando fuori dal finestrino, io accanto a lui mentre sui posti vuoti davanti a noi le nostre valigie <già, un mese via da casa> commentai sollevato mentre il treno partiva.

forse non sarà così male quanto credevo.

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