12 - Potrebbe semplicemente svegliarsi e non volermi più.

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Capitolo 12 - Potrebbe semplicemente svegliarsi e non volermi più. [Luhan]





Venerdì, 21 Febbraio 2014.





Non era per niente facile stargli lontano, non scrivergli, non dargli importanza.

Era quasi una tortura fare finta di nulla, risultare distaccato, annoiato, sempre infastidito da lui, ma era più forte di me. Ero sempre stato molto espansivo, sempre pieno di voglia di fare e di conoscere gente. Nonostante la barriera della lingua, con fatica e dedizione mi ero fatto la mia cerchia di amici, andando contro a tutto quello che la gente pensava di me: un ragazzino cinese timido e impacciato. 

Sì, ero timido all'inizio, ma poi come ogni cosa, piano piano ero riuscito a modellare anche quella parte di me e renderla meno complicata. 

Ora però il mio problema era un altro. Non era il fatto che fossi timido o meno, ma che non mi fidavo più delle persone, dei ragazzi... di quelle fantomatiche persone che si invaghivano di me senza motivo.

Avevo scoperto di essere gay qui in Corea, quando finii nella trappola di Woo Ji Ho, o per meglio dire, Zico. Com'era potuto accadere? Beh, di certo non ero andato a cercarlo! Semplicemente frequentavamo lo stesso corso di ballo hip-hop in cui io, ovviamente, ero uno dei peggiori e lui uno dei migliori. 

Amavo ballare e sentire la musica fluirmi in tutto il corpo, ma a volte non ero proprio in grado di stare al passo con gli altri, contando anche che il mio coreano non era poi così avanti da comprendere perfettamente le varie azioni da compiere. 

Ricordo che i primi giorni muovevo i piedi invece che le mani... e ne ero anche convinto!

Ma va beh, il punto di certo non era quanto io fossi patetico nel ballo, ma quando Zico provasse ad avvicinarsi a me e pretendere di aiutarmi. All'inizio ne fui un po' impaurito. Insomma, avevo un vocabolario limitato e non mi piaceva mettermi in mostra. Ma Zico era stato così carino nei miei confronti, così deciso ad aiutarmi che, alla fine, glielo lasciai fare. E non andai nemmeno male! Era il 2010 quando arrivai in Corea, e a inizio 2011 parlavo coreano come una macchinetta, abbandonando persino il corso in più che mi aveva salvato la vita nei primi giorni di università. 

Tutto grazie all'aiuto di Zico e, ovviamente, della sua compagnia di amici. Mi ero unito talmente tanto a loro, che non sentivo quasi la lontananza di casa. Zico poi, era sempre con me, pronto a portarmi ovunque io volessi. Avevamo fatto così tante gite insieme, fino a Haeundae, solo per vedere finalmente l'oceano. Era stato fantastico e liberatorio correre per la spiaggia e gridare all'alba che si alzava, mentre ridevamo come due idioti. 

Con Zico era stato tutto molto semplice. Anche quando non riuscivo a esprimermi nel modo giusto, lui in qualche modo mi tirava su il morale. Faceva lo scemo, mi parlava in cinese, o per meglio dire, in una sorta di cinese inventato, che mi uccideva le orecchie, ma allo stesso tempo mi rallegrava l'animo. Proprio grazie a tutto questo, alla sua insistenza velata, alle sue cure e premure, io imparai il coreano e non solo, imparai a stare con lui, a stare con qualcuno che reputavo importante. Avevo avuto molti amici in Cina, ma nessuno si era mai avvicinato tanto quanto Zico. Lui si era insinuato dentro di me con cautela, come si fa con i cani timorosi che sono stati abbandonati. Io non ero stato abbandonato, ero scappato dalla Cina per seguire i miei sogni, ma alla fine ero solo, proprio come un cane. 

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