1. O di Occhiali

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Il mio primo bacio lo avevo dato a sette anni, benché non fosse un vero primo bacio.

A quei tempi lo avrei definito "una vera forza", ora lo definirei lo spettacolo perfetto per un pedofilo cinquantenne.

Ero insieme alla mia amica, che chiamerò G per comodità e riservatezza. Stavamo giocando alla "bambola di pezza".

Consisteva appunto nell'impersonare una bambola di pezza e lasciare l'altro farci ciò che voleva.

Dopo svariate ore ecco che mi ritrovo le sue labbra incollate alle mie. Sia chiaro fin dal principio, si trattò di un innocente bacio della durata di tre secondi e mezzo, ma a sette anni la grandezza di un bacio a stampo è ciclopica.

Così mantenni il segreto e lei fece altrettanto. Sembrava così proibito e allo stesso tempo così eccitante.

Ripensando dopo dieci anni a quel bacio, non posso far altro che notare quanto fosse stato umido. La cosa triste? E' stato il mio unico bacio.

Non mi aspetto che gli altri conoscano le mie band preferite o i miei telefilm preferiti (da cui, per la precisione, sono morbosamente ossessionato) e non mi aspetto neanche che sappiano quanto sia dura alzarsi la mattina in un mondo che non ti appartiene e a cui tu per primo non appartieni, per cause dettate dalla società.

A volte vorrei esistesse un manuale di sopravvivenza alla vita di tutti i giorni, potrebbe chiamarsi "Come sopravvivere allo scompenso adolescenziale" o qualcosa del genere. La verità però è che non c'è una verità assoluta. Tutte sono verità, solo che la più importante è quella che permette agli altri di giudicare chi sei in base a come appari.

E io apparivo strano.

Non mi consideravo poi così sbagliato, ma ciò che pensavo io non contava nulla, o almeno mi avevano fatto credere fosse così.

Se però essere strano significava ragionare con la propria testa e non con quella d'altri, allora ero pronto ad ammetterlo accogliendo ogni accusa.

Non negherò mai e poi mai l'evidenza: ero magro, forse troppo, senza muscoli, media statura e avevo gli occhi di una talpa, quindi ero inevitabilmente costretto ad indossare degli occhiali con lenti spesse tre centimetri. 

Come potrai immaginare, tutto questo non mi rendeva esattamente una calamita per le ragazze, più che altro lo sfigato di turno.

Non negherò neanche il fatto di aver mostrato i classici sintomi di insicurezza che ricorrono in un ragazzo della mia età e nella mia stessa situazione.

Ma qualcosa mi portava comunque a dubitare degli altri, prima che di me stesso.

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