Giovedì, 14/05/2007
A: Cindy Clark
Arrow Street, 14
Portland
Da: Anonimo
Ciao Cindy,
Ti chiamo per nome nel caso tu creda che io abbia sbagliato indirizzo, perché era proprio a te che volevo parlare. Spero tu stia leggendo questa lettera, perché voglio raccontarti una storia.
Iniziamo: era un Giovedì di Maggio, l'aria era pulita e non c'era traccia di nuvole nel cielo. Se ce ne fosse stata, il cielo neanche l'avrei guardato, perché le nuvole mi rattristano parecchio.
Scommetto che rattristano anche te, quindi spero ci sia il sole lì ora.
Ero tranquillo in camera mia a leggere un albo Marvel sul letto, una corrente d'aria fresca passava tra la mia porta e la finestra.
Quella era la mia tranquillità quotidiana: nulla di troppo impegnativo, né stancante. Amavo la pace e il fatto che avevo fatto dipingere le mie pareti di bianco lo dimostrava, almeno credo.
Magari tu invece lo odi il bianco, Cindy, magari a te piace il rosa. Io proprio non riesco a farmelo piacere, però. In ogni caso, passiamo alla parte centrale della storia.
Non ho mai visto mio padre piangere. Quella volta però, sentivo i singhiozzi in fondo alle scale arrivare fin dietro la mia porta. Rimbombavano, tanto erano forti. Era come se le lacrime gli uscissero dritte dall'anima, magari mi prenderai per pazzo ora, Cindy, ma sono sicuro che se tuo marito ti lasciasse per un'altra donna piangeresti dall'anima anche tu.
Piangeva la donna della sua vita, della nostra vita, persa per qualcun altro che avrebbe potuto dargli di più in ogni caso.
Papà non aveva più un lavoro e andavamo avanti grazie al mio impiego part- time in un negozio di panini, ma ho deciso che questo a te non è dato saperlo. Quindi non ti racconterò oltre.
C'è una cosa però di cui sono sicuro. Io scommetto tutti i miei fumetti che quell'uomo non sarebbe mai stato in grado di amarla come aveva fatto mio padre e questo, lei non l'aveva capito. Le donne a quarant'anni mirano ai bicipiti e ai ragazzi giovani. Nel caso tu abbia quarant'anni però, ritiro tutto, perché sono sicuro che sei una persona per bene.
Così quella notte, dopo che lei se n'era andata ufficialmente portando con lei i vestiti e il suo cuore, lui era rimasto a pensare ai ricordi e, secondo me, pianse perché tra un sorso di whisky e l'altro capì che non c'era più niente da fare ormai.
Non andai di sotto perché sapevo quanto mio padre fosse riservato, poi era ubriaco. Non avevo paura di lui, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male, però se fossi andato di sotto avrei sentito di invadere il suo spazio. Io odio quando invadono il mio.
Quindi mi allungai sul letto e mi addormentai sulle note dei suoi singhiozzi.
Se te lo stai chiedendo, mamma non tornò più.
Grazie di avermi ascoltato.
Addio, Cindy.
Anonimo
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Piccola nota dell'autrice: il libro è scritto in maniera così semplicistica per ragioni che poi verrete a scoprire, ovviamente non sono io che parlo in maniera così elementare e formulo pensieri così elementari, ma il protagonista lo richiede!
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