Echo era tormentata dagli incubi tutte le notti da quando suo fratello se n'era andato.
Sognava ripetutamente il momento in cui il boia aveva calato l'ascia sulla sua testa, l'ultimo sguardo d'amore che gli aveva lanciato.
Lui inginocchiato sopra il patibolo della Piazza Maggiore, al centro di Siderell.
Lei ben nascosta dal velo calato sopra la testa e la bocca, al centro del pubblico.
Le ultime parole che gli aveva sussurrato con il pensiero, attraverso il legame che solo loro possedevano.
Shaw gli aveva detto con l'ultimo sorriso triste, così tipico di lui: "Sempre in alto, piccola volpe" un secondo prima che la testa fosse recisa dal suo corpo ed i suoi occhi, gli stessi azzurri di Echo, fossero chiusi per sempre.
Echo aveva sentito dentro di sé il vuoto.
La prova inconfutabile che il legame tra lei e il fratello, quello attraverso cui comunicavano quando il resto del mondo non doveva assolutamente avvertirli, era stato definitivamente reciso.
Era sola ora.
In mezzo a quella piazza gremita di persone, non aveva più niente.
Non aveva più nessuno.
O un qualche futuro.
Si era fatta forza.
Shaw non aveva perso tutto affinché lei fosse riconosciuta davanti ai loro aguzzini.
Così aveva imposto alle sue gambe di muoversi.
Di allontanarsi.
Avevano preso Shaw nel loro rifugio sicuro - un appartamento minuscolo, al terzo piano di un edificio nella periferia di Siderell, sopra alla locanda: "La mazza dorata", una locanda tranquilla frequentata da nobili e benestanti, così distante dalle locande buie e fredde a cui erano abituati.
Shaw sosteneva che sarebbero stati maggiormente al sicuro lì.
Invece, aveva contratto la sua fine.
Ma Echo aveva avuto un incubo in particolare, un anno prima.
Era con Reina da due anni ormai e si trovavano nelle terre deserte di Jojoba.
Quella notte, si erano accampate all'interno delle rovine di un vecchio tempio, forse appartenuto e costruito in nome della dea Gaia, la madre di tutti gli dei.
O almeno a Echo piaceva pensare così.
In fondo non era mai stata una fedele del vecchio culto.
Quella notte, con il crepitio del focolare attorno a loro, il dolce sospiro del sonno di Reina e la luce sopra le loro teste, viste dal tetto assente e ormai distrutto, Echo aveva sognato l'inizio della sua fine. E ora temeva che quell'incubo si stesse trasformando in realtà.
Che avesse avuto una sorta di premonizione.
Il Convoco l'aspettava e decideva la sua fine.
Così come l'aveva decretata per suo fratello.
Ora che camminava, con le catene ben strette legate intorno ai polsi e alle caviglie, sul lungo e lussuoso corridoio del Concilio di Siderell temeva che presto quel sogno si sarebbe avverato.
Cinque guardie reali e le loro lance da combattimento, scortavano con l' uniforme azzurra lei e Reina, anche quest'ultima incatenata al collo e con una museruola d'acciaio ben stretta lungo il muso.
Reina ringhiò lo stesso, all'ultimo strattone che la guardia le diede, davanti alle porte rosse con arabeschi dorati.
Un solo passo alla fine.
"Attieniti al piano" le disse Echo con il pensiero, attraverso il loro legame.
Ma Reina non sembrò averla sentita.
Fissava dritta davanti a sé ed Echo sentiva la rabbia montarle dentro come un uragano.
Poi le porte si aprirono, Una solitaria e lunga navata centrale separava lei e Reina da un'enorme tavolo rialzato, di tre o quattro scalini rispetto a dove si trovavano loro.
Dove venivano giudicati gli imputati.
Dieci sedute, una per ognuno dei rappresentanti dei dieci cantoni.
Echo riconobbe il re dei vampiri, Milanko Kostov e il principe Keir, re del cantone Fae.
Tutti gli altri dovevano essere i parenti o i successori diretti dei rispettivi re e regine dei cantoni, troppo impegnati con i loro affari interni per partecipare al Convoco.
Il re Keir, bello come il Palazzo del Mezzogiorno nel quale risiedeva, con i riccioli chiari e la corona d'oro che li incorniciava le fece un sorriso furbo prima di alzarsi in piedi davanti agli altri rappresentanti e dichiarare: "Oggi, siamo qui riuniti, cari colleghi, per giudicare il caso di Echo Merimbor, mercenaria latitante di venticinque anni, conosciuta nel mondo criminale con l'alter ego di niger nox. Sorella del defunto mercenario Shaw Merimbor, condannato alla pena capitale per alto tradimento tre anni orsono e deceduto quindi all'età di trentun' anni. Echo Merimbor, niger nox, vanta nella sua carriera criminale più di venti furti dichiarati e a lei riconosciuti, eppure nessuno degli omicidi che a lei si attribuiscono vantano prove concrete. Nessun testimone, nessuna prova è in nostro possesso per accusarla di quanto commesso. Dichiaro pertanto il Convoco, ufficialmente aperto"
Re Keir aveva parlato con enfasi nella voce.
E per tutto il tempo non aveva mai staccato gli occhi nocciola da quelli azzurro cristallino di Echo.
STAI LEGGENDO
Imperia - L'alba del serpente
FantasyPer i giovani criminali del continente di Imperia esiste un'ultima chance per la redenzione, prima che la propria esistenza e la propria anima vengano cancellate per sempre. Esiste un'ultima opportunità per coloro dai venti ai venticinque anni, prim...