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Mi son quindi svestito
lavato completamente,
ho asciugato i capelli
indossato camicia e pantaloni,
ho messo in tasca il portafoglio
cuffie sigarette chiavi e telefono,
ho preso quelle per la macchina
mi sono spruzzato il profumo e
ho dato un'ultima occhiata a me
nel pallore caldo dello specchio
che col circolo d'aria spanna.

Sono sceso di casa
ho fatto finta di non pensarci,
perché pensarci fa male ed io
non voglio star male, non ora
non prima di mettermi alla guida:
quindi ho spostato le borse
e col bomber le ho messe
nel bagagliaio coperte -
ho l'ansia mi derubino -;
son salito, ho allacciato la cintura
ho infilato la chiave, attaccato il cavo
messo la musica e sono uscito.

Zero pensieri, zero voglia, zero
vago in attesa, come sempre
troppo in anticipo per gli altri;
mi prendo una Monster per il sonno
una pillola per l'ansia, una per
la tristezza che mi ammicca:
ho scordato di accendere i fari,
ormai non mi rendo più conto
quanto faccia buio attorno a me,
lo conosco bene, e so sfrecciarvi
attraverso, sui dossi dell'intestino.

Ho raccolto il mio compagno,
abbiam chiacchierato come due vecchi
che ricordano ciò che fa male e rende
anche più interessante il mestiere del vivere;
intanto: rotonde, curve, frizione cambio gas,
semafori e ciclisti a sottofondo musicale.

Ho parcheggiato in mezzo al campo,
col freddo, e la paura, al chiarore rurale;
ho salutato, baciato guance, riso, sorriso,
mangiato gratis, ringraziato, quel che basta
per vedere che fuori c'è qualcosa di diverso
ed io non sia solo un altro frutto marcio:
anche se non mi ci trovo, comunque tento.

Saluto congedandomi, mentre si affacciano
accendono la canna, bisticciano: so bene
come aprire una porta per uscire, tranquilla,
gradini, erba, cane, cancello, sterrato, umido,
mi avvicino alla macchina, salgo, accendo
in moto il riscaldamento: nessun pensiero
devo solo guidare, per ora basta, dopo.

Sfreccio, forse forte, forse piano, basta solo
non incidenti il mezzo, tutto qua, è giusto;
ti son passato vicino casa, scaccio il ricordo
è finita se faccio così, devo solo guidare.

Arrivo dagli altri, qualche parola, organizzati
tutti con me, sul sedile, navigatore pigiami
musica sottile, altre curve e semafori, va bene;
arriviamo alla chiesa, ridiamo, fumiamo,
ma è così leggero, fastidioso: non resta e
il vuoto è talmente pesante rispetto a ciò che
prova a riempirlo, da spezzarmi.

Però dai: foto, ragazze, single, fidanzati, io
cosa sono ? Cosa siamo ? È davvero
finita nel giro di un simbolo verde ? Come,
come vorrei tu fossi... basta. Non puoi bere.
Entriamo, aspettiamo, cantiamo, sciogliti
guarda, saziati con gli occhi, i colori i suoni
provaci almeno, però, se ci fossi... no, non c'è.

Avanti e indietro, musica scarica,
sigarette, altre canne, scherzi, molestie,
stiamo un po', poi andiamo, tranquilli,
son sobrio, completamente: perché tutti
sono felici tranne me ? Perché tutti
son fortunati tranne me ? Grazie amico,
accendimi questa, poi andiamo, vai in bagno,
ora non voglio più festeggiare, sono tutte
tutte, più felici di noi, più fortunate, e
ci fa stare male, a me tanto male, mi fa
pensare, ed io non devo pensare, non ora,
io devo solo guidare e non sbandare.

Avete fame, vi porto al forno, mangiamo
parliamo di altro, io non voglio, non voglio
che lei mi entri in testa, se no, che senso ha
che sia uscito, che non abbia scritto o dormito
devo solo respirare, guidare... e far finta
sia tutto vero. Ma se lo è, come vorrei
in realtà stessi sognando. Vi riporto a casa.

Notte a tutti... alla fine, ho fallito,
ma almeno ho guidato bene, e la macchina
è in garage ancora sporca.

Po3try ( vol. 2 ) Where stories live. Discover now