2. Meeting [46/47]

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Allo scattare delle 17:05 Simone sospirando sconsolatamente si alza dal tavolo al quale era seduto, paga il succo che aveva ordinato nell'attesa (ricevendo uno sguardo di pietà dalla cassiera che gli fece stringere ancora di più lo stomaco), e con una moltitudine di pensieri ad offuscargli la testa si avvia verso l'uscita.

Forse è successo qualcosa e non è si è dimenticato di scrivermi, inizia a farsi degli scrupoli mentre apre la porta per uscire. Non manca però di pensare che in effetti un messaggio aveva tutto il diritto di riceverlo.

Improvvisamente qualcun altro spalanca la porta del bar nello stesso momento in cui Simone spinge per aprirla. Il riccio viene di conseguenza tirato verso il diretto interessato che nel mentre stava entrando nel locale non aveva notato ci fosse effettivamente qualcuno al di là della porta, finendo col travolgerlo e far perdere l'equilibrio ad entrambi.

La scena sembrava quella di una vera e propria commedia, con Simone caduto malamente addosso allo sconosciuto, con la testa sul suo petto e il resto del corpo tra le sue gambe, mentre l'altro era finito di schiena sul pavimento, scivolando dal piccolo scalino all'entrata del bar.

«Ahia!» fu la prima esclamazione che uscì dalle labbra di entrambi all'unisono.

«Oddio, scusami-» continuò subito dopo Simone alzando la testa dal suo petto e facendo flessione sulle braccia, così da poter guardare in faccia il ragazzo che aveva travolto.

Certo, l'ultima cosa che si aspettava era che il ragazzo in questione fosse proprio Manuel.

«Manuel?» mormorò sorpreso Simone, spostandosi dal riccio, ma rimanendo comunque seduto a terra accanto a lui.

«Simone.» rispose Manuel estremamente sorpreso a sua volta. Quante probabilità c'erano che facesse un placcaggio degno di un rugbista proprio contro Simone (che a vederlo meglio dal vivo, il fisico da rugbista ce l'aveva eccome).

Rimasero per un minuto scarso in silenzio a guardarsi negli occhi, a scrutarsi a vicenda, Simone a pensare a quanto fosse effettivamente bello Manuel anche dal vivo, e Manuel affascinato e incuriosito da quegli occhi profondi. Questo fin quando non vennero interrotti da una risata cristallina proprio accanto a loro.

«Papà perché stai per terra? AHAHAH» continuava a ridere il bambino che nel mentre della caduta si era spostato alle spalle di Simone, al quale quella voce sembrava estremamente familiare.

«MAESTRO SIMO!» continuò il piccolo non appena riconosciuto Simone, e lanciandoglisi contro abbracciandolo. Il moro ricambiò subito, poggiandogli una mano sulla schiena, guardando Manuel con le guance rosse dall'imbarazzo e non riuscendo a trattenere sconvolto il nome del bambino dalle proprie labbra. «Edo?»

«Ciao!» continuò il piccolo Edoardo guardandolo con gli occhietti brillanti di felicità, e non potendo non far sciogliere il cuore di Simone strappandogli un dolcissimo sorriso.

Manuel a guardare la scena quasi si sentiva di troppo, ed è mio figlio, pensava.

«Scusate eh» decise di interromperli poggiando una mano sulla spalla di Edoardo, facendo involontariamente sfiorare le dita contro quelle di Simone, che ritirò velocemente la mano e si alzò in piedi, poiché imbarazzato anche dalle occhiate indagatrici degli altri clienti del bar (che avevano tutte le ragioni del mondo di chiedersi cosa ci facessero per terra davanti alla porta d'ingresso due adulti e un bambino).

«Ma com'è che ve conoscete voi due?» continuò Manuel che dopo essersi alzato in piedi a sua volta, aveva preso posto ad un tavolino lì accanto, con Edoardo alla sua destra e Simone di fronte.

«Lui è il maestro Simo» spiegò semplicemente il bambino.

«Sono l'insegnante di sostegno nella sua classe» corresse subito Simone, «Ed è mio amico!» concluse Edoardo tutto contento.

Manuel sorrise all'entusiasmo del figlio, per poi guardare più seriamente Simone. Infondo si trovavano lì per parlare del lavoro extra di babysitter.

«Okay, bè vedo che già andate d'accordo me sembra» proseguì Manuel, osservando un Simone che annuiva timidamente ed Edoardo che invece annuiva contento. «De questo so contento non me fraintende, però ecco non vorrei che la posizione tua nella scuola possa influenza' qualche cosa per il lavoro tuo.»

«Uhm grazie della tua preoccupazione davvero, ma a dire il vero come insegnante di sostegno della classe, e non di ruolo, non ci dovrebbero essere conseguenze. Poi ecco è il mio primo anno, quindi in caso dovessero esserci dei problemi si può sempre dire che non ne sapevo nulla» concluse rivolgendosi poi ad Edoardo e facendogli un occhiolino.

Manuel sorrise guardando i due. Gli costava caro ammetterlo, ma era difficile vedere Edoardo tanto a suo agio con qualcuno, e sembrava davvero molto felice con quel Simone.

Che comunque è davvero tanta tanta roba, non si evitava di pensare. Infondo si riteneva abbastanza obiettivo nel poter dire che Simone fosse davvero bello, a cominciare dai riccioli neri, agli occhi scuri e profondi, alle spalle larghe.

«Bene, meglio così. Dunque, il 90% delle volte riesco a fa uno strappo e a porta a scuola sto piccoletto» passò una mano tra i riccioli castani di Edoardo «Però devo dì che spesso ce stanno dei turni in cui magari non riesco proprio né ad accompagnarlo né a venirlo a prende, tipo oggi.»  spiegò Manuel con quasi un pizzico di senso di colpa nella voce.

Si sentiva sempre come se non riuscisse mai a dedicare ad Edoardo il giusto tempo, sebbene ci provasse in tutti i modi. Il piccolo non gliene aveva mai fatta una colpa, anzi, era un bambino molto intelligente e fiero del proprio papà, e sempre felice di passare del tempo insieme a lui.

«Oh giusto, ho notato che è venuta una ragazza a prendere Edo oggi.» asserì Simone, il quale a dire il vero cercava subdolamente di carpire informazioni sulla ragazza.

«Sì, Chicca. È la mia migliore amica ed è come una sorella per me. Lei e Matteo, un altro mio amico, mi aiutano molto con Edo. Fino ad ora c'era mia madre, ma nell'ultimo periodo non è stata molto bene, e non può più tenerlo.»

«Mi dispiace» sì sentì solo di dire Simone a riguardo (segretamente sollevato da quella nuova scoperta su Chicca).

«Comunque, ecco, per me non ci sono problemi per quanto riguarda stare anche tutto il pomeriggio con Edoardo, in più stando a scuola con me mi viene anche più facile uscire e passare del tempo con lui. Poi, in caso qualche volta possa essere difficile per te accompagnarlo a scuola, potrei sempre passare anche io a prenderlo.» affermò Simone sorridente. Intendeva davvero tutto quello che stava dicendo a Manuel, e voleva rendersi disponibile ad aiutarlo in tutto e per tutto.

«Se le cose stanno così e semo d'accordo allora, te andrebbe de inizia' già da domani? Una copia delle chiavi da darti già ce l'avrei, però ecco dimme te.» propose Manuel, quasi imbarazzato da se stesso della tale facilità col quale aveva ceduto al fascino di Simone, e soprattutto del suo rapporto con Edoardo.

«Sì mi andrebbe, non ci sono problemi.» Sorrise Simone rispondendo subito.

«Siii» Edoardo saltò dalla sedia accanto a Manuel per andare da Simone e farsi prendere in braccio. Il moro lanciò un'occhiata a Manuel che alzò un angolo della bocca e con un cenno del capo diede il consenso, lasciando campo libero al neo-babysitter di prendere Edoardo in braccio e di ridere e scherzare con lui.

Manuel sorrise un po' di più guardandoli felici insieme.

Forse avere Simone intorno non sarebbe stato così male.

Don't play with fire - SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora