Capitolo 1

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La società quanta importanza dava agli eroi?
I più quotati erano coloro che venivano richiamati sempre, in ogni caso.

Anche quando sarebbe bastata qualche presenza di eroi secondari, o con quirk meno potenti ma comunque efficaci, chiamavano i primi classificati.

Quanto era importante una semplice classifica per le persone? Come se in base a quella un eroe potesse essere definito il più forte, solamente per delle quotazioni.

Come se fossero dei cavalli sulla pista da corsa, e il maggiorato riceveva il maggior numero di scommesse sulla schiena.

Ma il terreno cambia, e la resistenza anche. Perché chiamare il campione, quando anche gli altri possono mettersi alla prova e far vedere il loro valore?

Ed ormai erano troppi giorni che non tornava a casa, nel suo nido... ne aveva decisamente bisogno. Aveva bisogno di assaporare l'aroma che arieggiava in ogni stanza, molecole perfettamente incastrate, che lo calmavano al minimo respiro.

Ma poi, la bellezza di avere una mattina libera? La meraviglia di potersi stiracchiare con estrema calma, senza pensare alla fretta di cambiarsi e prepararsi all'azione?
Il piacere di stringere il corpo caldo accanto al proprio, beandosi di quel tepore e strofinare il naso su quella pelle morbida?

L'aroma del caffè? Non quello delle macchinette che si trovano negli uffici, no... mettere sul fornello la moka, ed ascoltare il gorgoglio dell'acqua che bolliva, lasciando uscire quel liquido bollente e amaro.

Gli mancava avere una mattina di quel tipo, e finalmente, dopo più di due settimane di missioni senza interruzioni, poteva avere modo di dire "Sono in ferie!".

Infatti aveva già preso un dolce delizioso carico di panna e, ben contenuto nell'apposito contenitore, guidava a gran velocità per le strade della città, in direzione della sua bella villetta un po' più isolata.

Avrebbe fatto sicuramente prima attivando il suo quirk, ma avrebbe acceso un po' troppe attenzioni e curiosità, quindi preferiva comportarsi normalmente e lasciar crescere quel forte desiderio che sembrava bollire dentro le sue vene... un po' come il caffè nella moka.

Aveva tagliato corto al telefono con la madre, cosa che generalmente non faceva mai, aveva addirittura mandato al diavolo una coppia di anziani che avevano preteso di attraversare la strada al di fuori delle strisce pedonali e di marciapiedi.

Era un eroe, no? Avrebbe dovuto stare buono e sorridere cordialmente, giusto?

Sbagliato! Perché dopo aver frenato, e poco prima che potesse sorridere, quel vecchio lo aveva propri mandato a fanculo!

Lui!

A fanculo!

Con quel dito medio sollevato e la faccia di chi ne sapeva tante...

Ma se ne fregò, fino a quando non arrivò di fronte alla porta di casa, sistemandosi i riccioli disordinati ed abbassandosi il cappuccio della felpa esageratamente larga, ma non voleva essere disturbato.

Per una volta poteva anche pensare a sé stesso, no?

Così, chiavi inserite, contenitore in cartoncino, con una bella ghirlanda decorata, ed il suo ingresso venne fatto in quella casa che aveva atteso per troppo tempo.

"Kacchan, sono a casa! - Si guardò intorno, vedendo solamente stanze buie, ed un forte aroma di peperoncino che gli faceva letteralmente bruciare il naso, fino a fargli lacrimare gli occhi - Kacchan...?".

Chiuse la porta, lasciando che i lampi verdi ricoprissero il suo corpo, generando flash intermittenti che gli davano la possibilità di intravedere il corridoio e la grande sala... lasciandolo decisamente disturbato.

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