Quella mattina mi svegliai con il sole già alto e brillante nel cielo, pronto a fare irruenza nella mia camera in piccole strisce di luce giallastra. Strofinai leggermente gli occhi e voltai, per l'ennesima volta, il viso nella direzione del cuscino, con l'intenzione di sprofondarci all'interno completamente.
Erano un paio di notti che alcuni sogni, decisamente strani, portavano all'attivarsi della mia mente per tutto il tempo in cui avrei dovuto dormire. Sembravano sogni così veri, come se tutto quello l'avessi vissuto e quelli non erano altro che ricordi. Ma la "me" in quella sequenza d'immagini di certo non ero io, caratterialmente parlando.
E quante volte avrei voluto raccontare tutto ciò che sognavo, sfogarmi su quello che mi tormentava del mio passato. Ma non potevo... era complicato, nemmeno io capivo me stessa, figuriamoci se potessero riuscirci gli altri.
A volte mi sentivo come chiusa in una gabbia, di cui la chiave era stata rubata selvaggiamente e gettata via.
Ma la mia chiave, chi era?
Fatto sta che la sera prima avevo dormito nuovamente e decisamente poco. Ero certa che il mio aspetto non fosse dei migliori e che delle meravigliose occhiaie contornassero i miei occhi.
Un completo frastuono mi giunse alle orecchie e diedi quasi per scontato che Lily fosse già sveglia. Mi sfregai la schiena indolenzita e mi lasciai scappare l'ennesimo sbadiglio mentre i miei piedi toccarono il parquet di legno chiaro. Strisciai i piedi lungo la stanza e guardai l'orologio appeso alla parete beige; tra venticinque minuti avrei dovuto essere all'università, ed era dannatamente tardi.
Infilai un jeans nero abbastanza aderente ed una camicetta bianca, a cui feci i risvolti fino al gomito.
Non avevo l'incitazione per far nulla, ma diedi comunque una sistemata al mio aspetto. Passai le dita fra i capelli leggermente mossi e diedi una veloce sistemata al mio volto.
Presi la borsa e ci infilai all'interno gli appunti che in precedenza erano situati sulla scrivania in maniera assolutamente confusionaria. Mi limitai a trascinarmi pigramente verso la cucina, da cui proveniva un odore di caffè sicuramente rallegrante. Magicamente carica d'energia -grazie al caffè, ovviamente-, sorrisi ampiamente e stampai un bacio sulla guancia, perfettamente ricoperta di blush rosa pallido, di Lily.
«Rosie mancano dieci minuti, datti una mossa!» Blaterò la mia coinquilina, mentre posava davanti ai miei occhi il solito caffè macchiato e ancora fumante. Portai la tazza ricoperta di cuoricini alle labbra e mugugnai un ironico "buongiorno anche a te, tesoro". Nemmeno il tempo di posare la tazza nella lavastoviglie, che Lily mi trascinò verso la nostra auto pronta a dirigerci all'"University of Manchester".
[...]
Una volta raggiunta l'immensa struttura, divisa in molteplici settori, cercammo con lo sguardo qualche volto conosciuto.
Immediatamente la chioma scura -come la carnagione d'altronde- di Bethany giunse davanti ai nostri occhi, già pimpante ed eccessivamente allegra.
«In ritardo?» Ironizzò vedendoci arrivare col fiatone. Arricciai il naso e feci una smorfia, prima di scoppiare a ridere. Portai una mano sulla tracolla della mia borsa e passai velocemente le dita sul tessuto morbido. Ma d'altronde adoravo il suo essere così solare, e se non diventava eccessiva, era molto piacevole averla intorno.
«Certamente, direi che ieri è stata una serata piuttosto sfiancante a lavoro.» Mormorai arricciando nuovamente le labbra in una smorfia al ricordo della sera prima, in cui servire ai tavoli era stato peggio del solito.
Lei ci scrutò con i suoi occhioni scuri e da cerbiatta, che si spalancavano ad ogni sciocchezza e incutevano una tenerezza inaudita.
«Mi dispiace per voi, ma ho una splendida notizia! Stasera Jason ha progettato di venire al South. Sappiamo che dovete lavorare, ma non vi daremo fastidio, promesso.» Increspò le labbra in un sorriso per la sua ultima affermazione.

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Blackness || h.s.
FanfictionE alla fine, siamo tutti umani... ubriachi dell'idea che l' amore possa curare il nostro fallimento. -Christopher Poindexter. Harry Styles era sempre stato in fuga dal mondo che lo circondava, dai ricordi. Trovava sempre un modo per sfogare la sua i...