Due

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Stiles atterra due giorni dopo, prende un taxi e va subito a casa di Lydia. Anche lei ha fatto le sue ricerche e Derek Hale gestisce una libreria nel centro, aperta tutti i giorni tranne il martedì, e vive con le sue sorelle al limitare della riserva.

“L’hai visto?” le chiede.

“No, ma ho mandato uno dei miei collaboratori. Dice che guida una Camaro, che sembra tranquillo e abitudinario e che se tutti i giorni fa le stesse cose, a breve dovrebbe pranzare da solo nel ristorante di fianco alla libreria.”

Stiles le schiocca un bacio e fa per andarsene.

“Stiles?” lo richiama e lui si gira, inarcando un sopracciglio. “Liam, il mio collaboratore, mi ha anche detto che è un gran figo. Stai attento!”

Stiles le risponde solo con una linguaccia.

Arriva in centro poco dopo, parcheggia e sceglie di arrivare al ristorante a piedi. Non ha un piano, non sa minimamente come avvicinarsi a uno sconosciuto e dirgli che si sono sposati. Non sa nemmeno se questo Derek lo riconoscerà. Lui lo ricorda, perché sarebbe difficile dimenticare uno conquegli occhi, anche da ubriachi, ma erano così fuori di testa che non si stupirebbe se l’altro non ricordasse nulla.

Entra nel ristorante e chiede un tavolo, al quale lo accompagna una bellissima ragazza bionda, che Stiles poi vede avvicinarsi a un altro tavolo.

Ed eccolo lì: sono passati dieci anni e Stiles deve ammettere che a quello che è ormai un uomo hanno fatto decisamente bene. Muscoloso, alto, con la balba curata e un sorriso gentile. È lui.

Stiles prende il menù, portandoselo davanti al viso e cerca di osservarlo mentre fa finta di leggere, ma è così concentrato che quando la cameriera si avvicina di nuovo quasi grida dallo spavento.
“Scusa, non volevo spaventarti. Sei pronto per ordinare?”

“Voglio lui” dice, ancora troppo concentrato.

“Cosa?”

“Oddio!” esclama, rendendosi conto. “Quello che ha preso lui, intendevo.”

“Non hai nemmeno visto cosa ha preso, sei sicuro?”

Stiles sul serio non sa come uscirne. “Lo conosci?” chiede e lei annuisce. “Scusa, è che è davvero carino e mi sono distratto.”

Lei ride. “Lo so, Derek fa questo effetto praticamente a chiunque. Vuoi che te lo presenti?”

“NO!” esclama di istinto. “Non voglio disturbarlo.”

Lei fa spallucce. “Dai, fermo qui, ci provo io.” E Stiles non fa nemmeno in tempo a bloccarla che lei è già diretta verso il tavolo di Derek. La vede abbassarsi per parlargli all’orecchio, vede l’espressione corrucciata di Derek, poi incuriosita e poi di colpo i suoi occhi verdi sono fissi in quelli di Stiles. Sa che dovrebbere distogliere lo sguardo, ma non ci riesce. Il ragazzo inarca un sopracciglio, poi dice qualcosa alla ragazza, lei si allontana e Stiles lo vede alzarsi.

E ora è in piedi di fronte al suo tavolo. “Erica dice che ti distraggo e non sai cosa mangiare, posso consigliarti la bistecca?”

Stiles balbetta un sì, in imbarazzo come mai prima di quel momento.

“E posso anche mangiare la mia di bistecca qui con te...”

“Stiles” si presenta. “Mi chiamo Stiles.”

Derek si siede, poi allunga la mano che Stiles stringe. “E io sono Derek. Sei nuovo qui?”

“Ci vengo spesso a Los Angeles, ci vive la mia migliore amica, ma possiamo dire che sono nuovo. Tu vivi qui?”

Derek gli racconta che si è trasferito lì con le sue sorelle da sei anni, che gestisce una libreria e che gli piace stare lì per le temperature miti.

“Io vivo a New York e in inverno e tutto fuorché mite.”

“Non ami il freddo?”

Stiles fa cenno di no. “Preferisco taaaanto calore.”

Derek inarca un sopracciglio ammiccando. “Buono a sapersi.”

Stiles rischia di strozzarsi con l’acqua.

Quando finiscono di pranzare, Stiles insiste nel pagare il contro, ma Derek glielo impedisce, bloccandogli le mani tenendole con una delle sue, non lasciandogli i polsi fino a quando non sono fuori dal ristorante.

“Hai da fare?” chiede poi.

“Non proprio, sono qui per delle questioni urgenti di lavoro” mente, “ma ho ancora un’ora.”

“Bene. Ti va di vedere la libreria?”

La libreria che Stiles immaginava piccola, in realtà ha all’interno anche una grande sala lettura e un bar con sala da tè.
“Ho sempre sognato sedermi a leggere in un posto come questo, è davvero meravigliosa.”

Derek gli sorride. “A me da giovane non piaceva leggere, ho imparato ad apprezzarlo da poco, ma mia mamma e le mie sorelle avevano libri sparsi ovunque, e li hanno ancora. Ora mi ci sono circondato anche io.”

Stiles sta per chiedergli come sono le sue sorelle, ma sente un campanello e un ragazzino entra dalla porta. “Scusa” Derek gli poggia una mano sul braccio, “cominciano ad arrivare i clienti, fa’ come se fossi a casa tua.”

Stiles gli sorride con una naturalezza che non ha mai avuto con gli sconosciuti, poi si allontana tra gli scaffali. Ci sono anche libri datati e una sezione di libri usati. Ne sfila uno dalla copertina che lo incuriosisce, sembra ricamata a mano, poi si siede su una delle poltroncine, mentre la libreria comincia ad affollarsi. Ci sono soprattutto adolescenti e tra una pagina e l’altra Stiles osserva come il proprietario interagisce con loro, consigliandoli e indirizzandoli verso i giusti reparti.

Non sa quanto tempo sia passato, quando un colpetto sul braccio lo fa ridestare dalla lettura e Derek si accovaccia davanti alla poltroncina. “Anche a te piace molto leggere, vedo.”

Stiles si stropiccia gli occhi, ha proprio perso la cognizione del tempo.
“Ti ho occupato il posto per ore, vero?”

Derek sorride. “Beh, diciamo che così sono in tempo per poterti offrire anche la cena?”

Stiels sente una vocina che somiglia tanto a quella di Lydia urlargli nella testa che non dovrebbe accettare, solo che chiude il libro e sorride. “Hai offerto il pranzo, la cena tocca a me. Faccio una telefonata fuori mentre chiudi e andiamo?”

Derek sorride, si rimette in piedi e gli offre la mano per aiutarlo a rialzarsi. Stiles si avvicina allo scaffale per posare il libro, ma Derek lo blocca. “Se ti ha preso così tanto, tienilo, così puoi finirlo.”

Stiles arrossisce, ma stiringe il libro al petto, poi esce fuori e prende il cellulare. Tre chiamate di Danny, cazzo.

“Stiles? Cominciavo a crederti morto.”

Stiles si lascia scappare una risata isterica appena il suo fidanzato risponde.

“Ero solo troppo preso dal lavoro, amore. Tutto bene la tua giornata?”

Danny si perde in qualche racconto, poi sbuffa. “E mi manchi già tanto” conclude, proprio mentre Stiles vede Derek uscire dalla libreria e abbassare la saracinesca.

“Mi manchi anche tu” risponde sincero. È così abituato a passare del tempo con lui, a condividere tutto, che sul serio gli manca.

“Stai con Lyds stasera?” chiede. “Jacky mi ha detto che lui non ci sarà.”

A Stiles si stringe lo stomaco mentre gli risponde di si, che passeranno una serata tranquilla e fa cenno a Derek di aspettare.

“Mi ha chiamato il tipo che si occuperà dei fiori del matrimonio” gli dice Danny. “Non può chiamare te? Sai che queste cose le odio.”

Stiles sa che Danny odia tutti quei preparativi, sa anche che se si sposeranno lo fa perché lo ama e che non ha mai creduto in quel legame, ma comunque un po’ gli fa male il tono che ha.

“Certo” risponde. “Ora vado che Lyds mi aspetta.”

“Va bene. Ti amo, Stilinski.”

“Ti amo anch’io” risponde, per poi mettere giù e raggiungere Derek.

Night in Las VegasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora