Amore bronzeo

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ISOPASSA ecco a te il tuo capitolo. Spero ti piaccia.
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Isolt pov.

Chirone aveva allestito una competizione di fine estate. Ognuno poteva partecipare, l'obbiettivo era quello di costruire il modellino di un tempio creato da noi.
-Fatto!- esclamai.
Davanti a me avevo il disegno perfetto già colorato. Riuscivo già a vedere il risultato finale: un maestoso tempio si arrampicava sul fianco della montagna, le figure dorate in alto rilievo sul timpano risplendevano sotto al sole, insieme alle statue disseminate per il giardino. Una cascata scorreva al suo lato creando giochi di colore.
C'era solo un problema.
-Adesso come faccio a metterlo insieme?-
Malcolm al mio fianco si alzò di scatto. -Aspetta qui. Ho un'idea-
Mi lasciò da sola nella cabina di Atena per alcuni minuti. Per ammazzare il tempo giocherellai con la mia spilla a forma di gufo e ricalcai più volte i contorni del disegno.
Qualcuno aprì bruscamente la porta. -Eccoci!-
Malcolm entrò con una ragazza sudamericana al suo seguito. Aveva lunghi capelli ricci neri legati in un crocchio mezzo sciolto, portava una bandana rossa sulla fronte. Fisicamente era molto imponente, aveva le braccia scure muscolose e le dita lunghe e affusolate.
-Aroa è venuta a darci una mano-
-Malcolm mi ha detto che hai bisogno di aiuto con il modellino-
-Proprio così- confermai.

Aroa mi si sedette vicino, molto vicino e mi rivolse un sorriso compiaciuto.
Malcolm mannaggia a te.
La ragazza prese la matita e iniziò a modificare il mio disegno.
Le strappai la matita di mano senza pensarci due volte. -Cosa stai facendo?-
-Hai sbagliato le proporzioni-
-Ma non è vero!-
Alzò un sopracciglio. -Se vuoi stupire tutti con una frana in 3D, lascia pure così com'è-
-Sei terribile-
Lei sogghignò.
-Va bene piccioncine io vi lascio-
-Dove vai?-
Uscì dalla porta senza rispondermi.
-Allora mija, vuoi una mano o no?-
Sbuffai. -E va bene. Basta che non mi stravolgi completamente il progetto!-
-Certo certo- ridacchiò.
Vedendola sorridere non potevo fare a meno di sorridere a mia volta.

Parlava con un tono di voce calmo e profondo. A volte bisbigliava qualcosa che non riuscivo a capire tra sé e sé.
-Hai già il materiale?-
-Mi manca solo del bronzo che pensavi di chiedere i prestito alla tua casa-
-In questi giorni anche la casa di Efesto scarseggia di metallo. Però possiamo andare a cercarlo nel bosco-
Inarcai un sopracciglio. -Nel bosco?-
Si limitò a fare spallucce. -Papà a volte lancia il metallo di scarto dall'Olimpo nel mondo mortale. Ne troviamo sempre un po' un giro per il bosco-
-Se lo dici tu. Andiamo?-
-Andiamo-

Ci addentrammo nel bosco stranamente silenzioso. Non si sentivano ninfe cantare né satiri gironzolare mentre masticavano le lattine dategli dai ragazzi.
-Non mi piace tutto questo silenzio-
Si guardò intorno alla ricerca di un qualsiasi pericolo. -Non c'è nien...- non fece in tempo a concludere la frase che un albero per poco non ci cadde addosso.
Non saprei dire con certezza chi delle due afferrò per prima la mano dell'altra, fatti sta che ci ritrovammo nelle braccia l'una dell'altra nascoste dietro un cespuglio.
Aroa si scostò con la faccia in fiamme mormorando delle scuse. Non penso che fossi messa molto meglio di lei.
Si schiarì rumorosamente la voce. -Cos'è stato?-
Mi sporsi leggermente con la testa fuori dal nostro nascondiglio.
-Myrmekes-
-Odio quelle bestie- mormorò lei. -almeno questo significa che c'è del metallo vicino, loro...-
-Sono attirati dalle cose che luccicano- finì la frase per lei.
-Esatto-
Ci fu qualche altro secondo di imbarazzante silenzio.
-Guarda! È li, il metallo-
-Anche i myrmekes sono li- ci tenne a precisare.
-Tranquilla ho un piano-
La sfidai a contraddirmi, lei si limitò ad alzare le mani in segno di resa.
-Sono nelle tue mani-

Sfilai la spilla grigia, in un attimo si allungò in un'affilatissima spada di bronzo celeste.
-Niente male-
Raddrizzai la schiena. -Diamoci da fare-
Corsi fuori dal nascondiglio. Sventolai la spada alta sopra la mia testa.
-Hey formiconi! Vi piace questo splendore?-
Le tre formiche giganti lasciarono perdere il bronzo sporco conficcato per metà nel terreno e guardarono ipnotizzate la mia spada lucente. Senza farselo ripetere due volte presero a inseguirmi.
-Sta funzionando! Forse anche troppo bene!-
Aroa scattò verso lo scarto di bronzo. Usó tutta la sua forza per tirarlo fuori.
-Ci vediamo dall'altra parte- urlai.

Io bosco era come un enorme percorso a ostacoli. Sfrecciai a tutta velocità tra un albero e l'altro, saltando cespugli e scivolando sulle rocce cercando di schivare l'acido che mi sputavano contro. I myrmekes a causa delle loro dimensioni sembravano avere qualche difficoltà a muoversi tra alberi con così poco spazio l'uno dall'altro. Ogni tanto qualche ninfa sbucava da un albero per lanciare pietre alle formiche giganti o per farle inciampare e avvolgerle con una radice gigante.
Quando uscì dalla foresta non avevo più fiato.
-Tutto bene?- Aroa comparve al mio fianco con un enorme disco di bronzo in mano. Uno pseudo scudo?
-Si... sto bene- con l'indice le feci segno di aspettare un attimo. -Il bronzo è sufficiente?-
-Più che sufficente-

Passammo tutto il pomeriggio e tutta la notte nelle cucine della casa nove a sciogliere il metallo, montare, smontare, lucidare e...litigare.... E ridere. Soprattutto ridere.
-SMETTILA-
-NON SI FA COSÌ-
-CERTO CHE SI FA COSÌ-
I suoi fratelli ridevano in sottofondo. Non mancava mai una voce che dicesse: "Sembrano una coppietta sposata". Malcolm era il primo a istigare e fare questo genere di battute.
Aspetta e vedrai, fratello. Aspetta e vedrai.
Guarda caso Aroa ogni tanto mi prendeva dentro la mano con la sua o insisteva per spostarmi i capelli.
"Come puoi lavorare con tutti i capelli davanti alla faccia?", diceva.
Non posso dire mi dispiacesse.

Quando finimmo il mostro capolavoro era notte fonda. Era esattamente come me lo immaginavo. Forse era addirittura più bello. La montagna ricavata da una roccia vera, le colonne rivestite di marmo, il bronzo degli alto rilievi rappresentati la gigantomachia -mi erano costati parecchia fatica, ma il risultato era spettacolare- brillavano catturando l'attenzione di chiunque ci passasse davanti. La cascata scorreva ininterrottamente creando piccoli arcobaleni che illuminavano il giardino ricavato da una minuziosa scelta di piante, con l'aiuto di Katie Gardner della casa di Demetra.

Dopo una così lunga giornata crollammo sul letto di Aroa. Nessuno ebbe il cuore di separarci. Il piccolo Harvey ci ricoprì con una coperta calda portatigli dall'infermeria da Will Solace. Al risveglio dovevo avere la faccia più rossa della bandana della figlia di Efesto.

Vedere Annabeth consegnarci il primo premio e sollevarlo insieme ad Aroa è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita. Conserverò sempre la nostra foto con la coppa d'oro alta sopra le nostre teste.

(Dis)Avventure Quotidiane SemidivineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora