Filo Rosso

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Oneshot richiesto dalx solx e unicx Reader_demon. Possiamo consideralo il prequel dell'altro capitolo.
Mistavanovenendolecarieascriverlo
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Apollo pov.
Oggi l'avrei rivista per la prima volta dopo un anno.
Per un anno intero eravamo rimasti separati. La scintilla si accese in Italia quando ero ancora nelle vesti di Lester.
Chiunque sa che il vento dell'amore non ha mai tirato a mio favore. E questa volta non era eccezione.
E se non mi avesse riconosciuto? E se quando le avessi mostrato la mia vera forma non mi avesse più voluto? Se la scintilla si fosse spenta? Perché ero stato così stupido da non proferir parola riguardo la mia vera identità?
Eros amava tirarmi questi scherzi: prima mi faceva perdere la testa per un mortale scoccando una delle due frecce dorate nel mio cuore, solo per essere rifiutato in tronco.
Parlavamo di niente meno che sua figlia, la ferita poteva essere solo più profonda.
Il mio cuore spezzato non mancava mai di deliziarlo.

Oggi era il giorno della verità. Percy Jackson, immagino non necessiti di presentazioni, aveva deciso di invitare il ventunesimo nomo, situato a Brooklyn, al Campo Mezzosangue per una festa.
Francesca Delilah Kane era il suo nome, e anche lei faceva parte del ventunesimo nomo. Era così vicina, ci avrei messo un secondo a raggiungerla sul mio carro solare, eppure non successe.
"È la tua occasione per dirle come stanno veramente le cose. Per dirle chi sei veramente", disse il figlio di Poseidone. Non sapevo da dove gli fosse venuta l'idea, sapevo solo che per la prima volta in tutta la mia vita immortale avrei evitato più che volentieri una festa.

Quando i maghi arrivarono nel pomeriggio avevo l'icore al cervello. Per fortuna l'icore è trasparente o sarebbe stato davvero imbarazzante. Il grande dio del sole che arrossisce per una ragazza mortale? Questo si che avrebbe dato da parlare agli dei per i secoli a venire.
Come immaginavo, Francesca, era al fianco di Sadie Kane, sua cugina e migliore amica. Era esattamente come me la ricordavo: bassa, decisamente troppo bassa per la sua età, magrissima e con i capelli scuri tagliati estremamente corti.
Neanche a lei l'idea della festa sembrava emozionare. Il trucco era stato applicato svogliatamente e sbavature scure si dispiegavano tra le pieghe degli occhi arrossati, come se avesse pianto. Perfino il suo vestiario rigorosamente emo era molto blando, privo di emozioni.
Oltre alla moltitudine di piercing, portava al dito l'anello che le regalai l'anno prima, per il giorno del nostro fidanzamento: un anello magico capace di decretare se la persona amata è tutt'ora innamorata di te. Il gioiello era coronato da una luce tenue, ma decisa, forse avevo ancora qualche possibilità.
Di norma sarei stato sul palco a rallentare gli invitati con la mia voce accompagnata dalla mia fidata lira, ma in quel momento le uniche parole a cui riuscivo a pensare erano quelle da dire alla mia decima musa.

Sadie quando mi vide la spinse verso di me e ci trascinò in un posto più appartato in cui parlare in tranquillità. Prima di poter parlare con la cugina mi diede un avvertimento muto; erano stati tempi difficili per entrambi, ed ero deciso a farli terminare prima di doverla lasciare ancora una volta per fare calare il sole.
I suoi occhi vagavano spenti tra gli invitati. Con un dito giocherellava con il suo anello.
-Lester? È stato invitato anche lui?-
Il mio piano di battaglia era ultimato. Avevo scelto con cura le parole, il tono, l'onestà con cui raccontarle tutta la verità su di me, su Lester Papadopoulos.

Neanche questa volta Eros ebbe pietà. Era furiosa. Non credette a una singola parola di quello che le dissi. Neanche mostrarle la mia forma mortale, Lester, fu abbastanza.
Urlava. Mi accusava di essere un bugiardo. Quasi piangeva. Provavo ad avvicinarmi, a consolarla, ma non faceva altro che respingermi. Perché l'amore non faceva altro che ferirmi?
"Tu non sei Lester!"
Bugiardo? Io? Io sono il dio della verità, mai una singola menzogna ha lasciato le mie labbra.
Ero nella forma mortale, ero Lester, ero sotto ai suoi occhi, e ancora non mi riconosceva. Maledicevo il dolore al cuore a cui ero fin troppo abituato.
Sadie accorse in mio soccorso. -Abbassa lo sguardo nella Duat-
-E perché mai dovrei...?-
-Fallo!- insistette Sadie.
Controvoglia fece come le era stato detto.
Il silenzio fu straziante.

Spalancò gli occhi e aprì la bocca come per dire qualcosa. Le ci vollero diversi tentativi prima di riuscire a formulate una frase.
-Tu... Perché non mi hai detto niente?- mi mollò un pugno sulla spalla.
La tensione che tenevo nel petto si sciolse in una risata leggera. -Mi farò perdonare-
-Tra due settimane è il mio compleanno. Fa quello che vuoi con questa informazione-
Finalmente si abbandonò tra le mie braccia. Ci avvolgemmo nel calore l'uno dell'altra, come fosse la più calda delle coperte, e rimanemmo così per qualche minuto. Santi numi, sarei potuto rimanere così in eterno.
Sadie non perse occasione per prenderci in giro e fece per mettersi due dita in gola.

La voce di un dio sciacallo di mia conoscenza ci colse alle spalle.
-Avete intenzione di rimanere in disparte o vi unite a noi?-
La musica, che avevo ignorato fino a quel momento, riempiva l'aria.
-Arriviamo- disse Francesca, con il suo sorriso ritrovato. Mi prese per mano e insieme scendemmo sulla pista da bello.
Per tutto il resto della serata ebbi occhi solo per lei. Non ricordo gli sguardi curiosi degli altri. Non ricordo nemmeno le parole sussurrate che si disperdevano tra la folla. Ricordo solo di aver ballato, e ballato, fino a non avere più fiato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 28 ⏰

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