Scrivere ti aiuta a liberare ogni pensiero. Ti quieta. La scrittura ti comprende, ti da la mano e ti accompagna nel tuo percorso facendoti vedere ciò che tu non riesci a percepire. O magari, ignori.
È da tanto tempo, che non prendo il coraggio di mettere il cuore in fermo, respirare e pigiare dei tastini per buttare fuori qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Avevo paura. Ho paura tutt'ora, di sapere concretamente i miei pensieri. Di leggerli e ascoltarli una volta per tutte.
Non so neanche più come si faccia e non so se sto facendo bene.
Sono confusa. Confusa su chi sono e su chi voglio essere. Sulle aspettative degli altri e sulle mie. Ho quasi vent'anni e più vado avanti più mi sembra di non essere mai partita, di non aver mai oltrepassato la linea rossa della partenza.
Con le persone mi mostro sincera, sorridente, disponibile, buona, altruista, capace di ascoltare, di abbracciare quando c'è ne è bisogno. Mostro quello che sono: vulnerabile, ingenua, debole sotto certi aspetti, insicura, instabile emotivamente, molto sentimentale direi.
Eppure,
eppure vanno via. Mi guardano. Lentamente, molto lentamente e si voltano. Mi danno le spalle e vanno via. Come se nulla fosse. Come se non gli avessi aperto anima e corpo. Come se per ogni respiro non li avessi guardati negli occhi e sussurrato tutto quello che ho dentro. Fin dall'inizio.
Sembrano spaventarsi. E scappano.
Faccio così paura?
Forse sono sbagliata.
Forse sto sbagliando qualcosa.
Forse non dovrei dire tutto quello che mi passa per la testa. Non dovrei raccontare delle mie insicurezze. Del mio vissuto e dei miei sentimenti.
Devo capire che potrebbero schiacciarmi. Queste persone.
Devo capire che non sono per tutti, questi sentimenti.
Che io non sono per tutti.
Che non siamo, per tutti.
Il solo pensiero però, al fatto che io non ci penserei un solo istante a voltare le spalle a qualcuno che mi sta aprendo se stesso senza che glielo chieda mi lascia scettica verso le comunicazioni sociali.
Ho imparato che trovarsi dinanzi una sincerità e spontaneità innata, verso la vita e il modo di vivere, siano un gran tesoro. Difficile da scovare.
Ma vengono ignorati.
Perché quando vediamo del bello scappiamo?
Perché scappiamo ancor prima di sapere se ci farà bene o male? E poi? Se anche ci facesse male? Perché scappiamo? Perché non lasciamo che ci travolga.
Io. Non vedo l'ora che accada.
Fremo dalla voglia che qualcosa mi travolta tanto da togliermi la parola. Da farmi girare la testa e battere il cuore.
Voglio star bene per qualcosa di concreto e allo stesso tempo star, anche male, per qualcosa di vero.
Non frutto della mia immaginazione. Non sostanza dei miei pensieri che mi tormentano costantemente.
Voglio ridere e piangere per davvero.
La mia risata dovrà sentirsi per miglia. Dovrà far tremare il terriccio su cui cammino tutti i giorni, e le mie lacrime dovranno bagnare tutti i mari, e gli oceani, e i laghi, e i fiumi del mondo.
Dovrò sentirmi così piena di gioia e di tristezza da scoppiare finalmente.
Per buttar via un po' di me e lasciarlo all'aria.
Ma mi riesce difficile accettarlo.
Accettare che tutto questo non possa essere di facile comprensione e concepimento da chi mi circonda.
Io non aspetto altro che dare la mia anima a qualcun altro di nuovo.
E loro? Egoisti.
Se la tengono per loro stessi.
Gelosi.
Possessivi verso ciò che gli appartiene.
Così rimarremo sempre insoddisfatti.
Mai totalmente pieni.
Ma troppo pigri per andare alla ricerca di qualcosa con il quale colmare questo vuoto per paura che, forse, quel che si troverebbe sarebbe troppo grande per il vuoto che si deve colmare.
E per paura che straripi fuori dall'essere
Per paura che rechi dolore, invece che essere riempiti fino a strozzarsi si preferisce rimanere senza una parte di sé per tutta la vita.
Bella,
Questa vita.16 aprile 2023
