Capitolo 2

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«È il quinto in neanche un ora Kluas..non dovresti andarci piano?” chiese Camille, alzando gli occhi su quello che ormai sembrava essere diventato un cliente abituale, ma non uno qualunque, uno normale, che neanche noteresti.
Camille vedeva in quell'uomo qualcosa di distorto, di rotto e di decisamente inquietante, qualcosa che avrebbe voluto cercare di capire e riparare, perché nonostante l'aria da spavaldo e il muro che innalzava appena Camielle provava ad oltrepassare i limiti, cercando di conoscerlo un pò meglio, Klaus non gli faceva paura come ne incuteva a tutti gli altri.
Alcune volte gli metteva i brividi certo, ma Camille non riusciva a decifrare se fosse più paura o adrenalina quella che sentiva standogli accanto..
«Apprezzo la tua preoccupazione tesoro, e la tua sconsiderata voglia da farmi da psicologa, ma adesso lo trovo fuori luogo. Non credi?»
Klaus alzò finalmente gli occhi che teneva incollati da più di dieci minuti sul suo bourbon, unendo e incurvando le labbra in un lieve sorriso, uno di quelli che avrebbe dovuto procurare fastidio in chiunque, ma non in Camille.
«Seriamente Klaus, se qualcosa ti turba puoi parlarmene»
Insistette Camille, che ormai era solita dirgli quella frase ogni giorno.
Klaus sospirò, avendo dentro di sé l'innegabile voglia di aprire il suo cuore ferito ad un altra persona, cosa che non era mai riuscito a fare per il suo enorme orgoglio, almeno questo prima di Caroline, e dopo di lei più nessuno.
Caroline era stata il grande amore di Niklaus e se pur nella sua eterna vita, di donne ne avesse viste a bizzeffe, mai come nessuna, Caroline era riuscita a fare breccia nel suo cuore da Ibrido, che da secoli era diventato inaccessibile a chiunque, a chiunque meno che a lei.
Ne era tanto innamorato da chiederle un giorno di tanti anni prima addirittura di seguirlo a New Orleans, ne era tanto innamorato da essere disposto ad aspettare anche tutta la vita, che finalmente Caroline aprisse gli occhi e decidesse di andare via con lui, di sceglierlo, non si era mai rassegnato a quell'idea, nemmeno quando alla fine Caroline aveva scelto di sposare invece Stefan.
Ma oramai erano passati anni, Caroline era solo un vecchio ricordo romantico della sua giovinezza, e se bene ora che Camille era entrata inaspettatamente nella sua vita, se bene lo incuriosisse non poco, Klaus non aveva tempo per l'amore, ne tanto meno voglia di innamorarsi di nuovo.
«Dovresti andarci piano, Niklaus» Una voce alle spalle di Nik lo destò dal portarsi alle labbra il sesto bicchiere di bourbon e scolarselo tutto d'un fiato.
Fermo, rimise lentamente il bicchiere al suo posto con un ghigno malevolo sul volto.
Suo fratello Elijah lo affiancò davanti al bancone, serio, composto come sempre, senza cedere al minimo segno di irritazione che di solito i sorrisi di Niklaus procuravano.
«La vostra è un interminabile cantilena, anche se ammetto.. caro fratello, che mi era mancato questo tuo continuo preoccuparti su ogni cosa io faccia, seppur ti renda incredibilmente fastidioso e snervante»
Senza il minimo cambiamento espressivo, Elijah con sicurezza immane siedeva accanto al fratello, guardando davanti a se con sguardo che non lasciava trapelare nessuna emozione, a detta di Klaus sembrava quasi...insolitamente svuotato.
«La tua ironia e il tuo sarcasmo celano qualcosa di molto più profondo Niklaus, mi piacerebbe sapere di cosa si tratta»
Ciò nonostante Elijah non si fece mancare un lieve sorriso, finalmente stava guardando il fratello negli occhi.
«Mi mancano i tempi dei forconi e fiamme, quando ancora a nessuno importava dei sentimenti degli altri»
Rispose sarcastico Nik, e poi non curante, si finì di scolare quel che ne era rimasto del bourbon.
«È così strano per te? che cerchi di aiutare mio fratello?»
Klaus non credeva mai veramente nella benevolenza delle persone, compresa quella dei suoi fratelli.
Il suo era un muro alto, costruito da secoli di rancore, odio, rabbia, insicurezze infantili e un irrefrenabile sete di vendetta.
Non c'era posto nel cuore di Niklaus per una cosa come la famiglia, figurarsi l'amore.
«Credevo che il mio tradimento nei tuoi confronti ti avesse fatto per lo meno aprire un po' gli occhi, fratello»
Scandì sorridendo Nik, con una nota di repulsione nel tono, nel pronunciare la parola "fratello"
«Quindi è di questo che si tratta? Di un gioco di potere? ripongo fiducia nel giorno in cui tu Niklaus, smetterai di giocare a fare il fratello cattivo, e di pugnalarci alle spalle ogni qual volta ti senti minacciato, o qualcosa non ti va a genio»
Nel tono di Elijah si iniziava a percepire la frustrazione, nell'avere un fratello che non comprendeva l'importanza di restare uniti.
La discussione stava avvenendo tutta sotto gli occhi di Camille, che era soggiogata oramai da settimane, a far finta di nulla e a dimenticare poco dopo tutto quello che precedentemente sentiva.
«Io lo trovo molto divertente invece, anche questo tuo giocare a fare il fratello buono, e di certo mi è chiaro il fatto che non sei qui per me, ne per assicurarti il mio benessere. Dunque sputa il rospo Elijah»
Entrambi i fratelli a quel punto si guardarono negli occhi, seri, tesi, Niklaus stava solo aspettando che Elijah parlasse, e subito dopo d'ifatti lo fece, non che Nik si aspettasse veramente che fosse li solo per lui, ma non diede a vedere la punta di delusione.
«In effetti non sono qui per questo. I vampiri di Marcel mi hanno informato che sembra essere arrivato un Salvatore in città»
Solo questo, le orecchie non di un Mikaelson qualunque, ma di Niklaus Mikaelson, dovettero sentire, per bastare a scatenare la sua collera.
"Salvatore" era un cognome che non tollerava più di sentire, ma nonostante gli anni passati e l'aver saputo che l'amore della sua vita se ne fosse andato nelle braccia del suo vecchio amico Stefan, quel cognome, per quanto non lo volesse ammettere, riportava alla mente di Nik i più bei momenti della sua vita, anche se non era quello il pretesto per rammentarli.
Prima doveva capire cosa diavolo ci facesse uno dei due fratelli nella sua città.
«Se quel bastardo di Damon si azzard-»
Iniziò Nik già infuriato.
«Non è Damon»
Niklaus socchiuse gli occhi, ignorando la punta di dolore che sentiva al cuore.
Se non si trattava di Damon..
«Molto bene, puoi anche dire a Stefan che le nostre divergenze sono state concluse, quindi-»
Ma Elijah lo interruppe di nuovo.
«Neanche Stefan, Niklaus»
Infastidito Niklaus, sbattè il bicchiere sul bancone, alzandosi dallo sgabello bruscamente.
«Per l'amor di Dio Elijah! Dobbiamo andare avanti cosi tutta la giornata o hai intenzione di dirmi di chi si tratta?!»
Alzò la voce, ormai frustrato, perchè diavolo non arrivava mai al punto? Non aveva tempo per questi giochetti, tirare ad indovinare come i bambini.
Ma quando Elijah aprì bocca di nuovo, Nik si trovò senza parole, quasi esausto dalle urla di prima. «A quanto mi è giunto all'orecchio la famiglia Salvatore ha qualche componente di troppo»
Niklaus rimase impalato, per una volta non gridava, e sembrava tanto sorpreso quanto Camille, che a breve però si sarebbe già scordata di quella notizia.
«Che significa»
Chiese solo, con tono serio.
Ma Elijah sapeva che quella era solo la quiete dopo la tempesta, Niklaus si stava solo sforzando di rimanere calmo.
«All'inizio non capivamo chi fosse, nessuna l'aveva mai vista in città, ma poi Marcel è venuto a riferirmi che uno dei suoi ha scoperto essere una certa Renée Salvatore...ti suona familiare Niklaus?»
Esordì, poi proseguendo.
«A quanto pare hanno una sorella, non si sa molto sul suo conto, non ne hanno mai parlato apertamente.. ma sembrerebbe si agiri da queste parti in cerca di..»
Ma Klaus non diede il tempo di fargli finire, aveva già perso la pazienza, e la collera stava aumentando.
«Che diavolo ci fa la presunta sorella dei Salvatore nella mia città!?»
Era chiaro che la frustrazione di Klaus era giunta quasi alle stelle, poco ci mancava, per lui era innaccettabile una cosa simile.
«Scusate..di che sorella state parlando?»
Si intromise Camille, ma era chiaro che non avrebbe ricevuto risposta. «È qui per Kol, Niklaus»
Sentenziò breve e coinciso Elijah, perchè sapeva che non servivano giri di parole con Klaus.
"Kol?" Pensò l'ibrido.
«Come prego?»
Il sussurò terribilmente pacato di Nik era solo uno degli ultimi momenti in cui Elijah l'avrebbe visto composto, prima che perdesse completamente il senno, lo conosceva bene.
E non ci volle molto per dar ragione ai suoi pensieri, quando Nik si alzò nuovamente di scatto, uscendo dal bar a passo spedito, fin troppo.
«Niklaus!»
«Perché mai la sorellina di quei due mentecatti dovrebbe venire qui! nella mia città, a cercare MIO fratello Kol?!»
Le urla di Niklaus si spargevano come una musica, ma quasi nessuno ci faceva caso, la maggior parte della gente era tenuta sotto controllo dal soggiogamento dei vampiri che governavano New Orleans, ormai da anni.
«Ora cosa vorresti fare!?»
Gli chiese l'altro, non nascondendo di certo la nota di preoccupazione nella voce.
Camminavano alla stessa andatura, negli anni Elijah aveva imparato a stare al passo di quello di suo fratello.
«Andare a cercare questa piccola puttanella per conficcargli un paletto nel cuore.» 
Niklaus accellerò il passo, la mascella contratta, ma Elijah gli stava comunque dietro senza perderlo.
Per Nik poco importava cosa ci facesse qui la sorella dei Salvatore, poco importava che non ne avesse mai sentito parlare fino a quel momento, quella era la sua città, suo fratello Kol, la sua famiglia, ogni cosa gli apparteneva e doveva essere tenuta sotto controllo, non avrebbe permesso ad una ragazzina di entrare così facilmente.
«E farò lo stesso con Kol se necessario»
Elijah rallentò, aveva faticato a far sì che Kol ottenesse il perdono di Klaus, anche se in famiglia tutti convenivano che non avesse fatto nulla per meritare di rimanere chiuso e addormentato in una bara per piu di tre anni, solo per soddisfare il puro sadismo e piacere di Nik, ad infliggere dolore ai propri parenti.
Ma era chiaro che non si trattava solo di questo, Nik si sentiva minacciato da Kol, era sempre stato cosi, e non perdeva occasione per ricordare al fratello più piccolo chi comandava, anche se per farlo sarebbe sempre servito farlo marcire.
Elijah, insieme all'aiuto della sorella Rebekah, era riuscito a convincere Klaus a svegliare Kol dal sonno eterno, era appena tornato, e Klaus già minacciava di rispedircelo.
Nik fece irruzione in casa, facendo spaventare Rebekah che da poco era appena rientrata anche lei.
«Per l'amor del cielo Nik!»
Rebekah si alzò in piedi, andando incontrò ad entrambi i fratelli.
«Sono felice che tu sia qui, abbiamo un problema»
Convenne la sorella, come se non era già abbastanza per Klaus quella interminabile giornata.
«Risparmiami i tuoi problemi d'affetto cara sorella, se Marcel ti ha lasciata non è un problema mio»
La liquidò brevemente, facendola zittire per qualche secondo.
Rebekah cercava sempre e solo di essere d'aiuto, non aveva di certo idea che suo fratello fosse venuto a conoscenza della notizia così in fretta, ma non faticò a capirlo a giudicare dal suo mal umore.
«Se non ci fosse una situazione ben più grave, giuro ti romperei il collo»
Sputò acida la donna, ma Klaus non ebbe il tempo di ribattere, quando i suoi occhi schiumanti di collera si posarono proprio su chi stava cercando.
Per lui non esisteva più niente in quella stanza, l'unica cosa a cui puntava era suo fratello Kol.
«Kol!! avrei dovuto lasciarti marcire in una bara!»
Gridò furioso, le mani erano già sul corpo di suo fratello, aveva voglia di strappargli il cuore dal petto, aveva voglia di farlo marcire per sempre nella bara in cui aveva vissuto i suoi precedenti tre anni, condannato a rivivere nei sogni all'infinito, la ragazza che più aveva amato.
Se solo avesse saputo che lei era lì, in città, ed era venuta per lui.
Kol cercava di chiedergli cosa avesse fatto per meritare di nuovo l'ira di Niklaus, ma l'altro era cieco di rabbia, non permetteva a nessuno di avvicinarsi, ne a Kol di fuggire dalle sue grinfie.
«Niklaus!! Basta!»
Elijah tentava di fermarlo con l'aiuto di Rebekah, che però stava piangendo, stufa di vedere la sua famiglia farsi a pezzi, tutto per colpa di Klaus, e la sua stupida diffidenza.
Ma tutto d'un tratto l'atmosfera negativa si spezzò, l'aria nella casa cambiò completamente quando Elijah richiamò all'attenzione il fratello.
Niklaus si voltò, e Kol si approffitò di quel momento di distrazione per fuggire via, Rebekah lo seguì per sincerarsi fosse tutto apposto, e nella sala rimasero solo in tre.
Elijah, Klaus, e Stefan.
«Che cosa ci fa lui qui?»
Domandò Klaus, che sembrava aver riaquistato padronanza di se stesso.
Il suo corpo si tese, guardando negli occhi quello che un tempo era il suo migliore amico, il suo sguardo scese, e le sue gambe si bloccarono, pesanti come non le aveva mai sentite nel notare la fede nuziale che Stefan portava al dito.
Il vecchio amico di bevute parve accorgersene, e si affrettò a nascondere le mani in tasca.
Elijah convenne che era meglio lasciare i due da soli, decise che era giusto fosse il diretto interessato a spiegare cosa stava succedendo.
«Così hai una sorella»
La voce di Nik sembrava assopita, il corpo più rilassato mentre poggiava col fondoschiena sul grande tavolo della sala da pranzo.
Stefan se ne stava in piedi a pochi metri da lui, unì le labbra in quella che parve a Klaus una smorfia, mentre l'amico da prima si limitò ad annuire.
«Era proprio quello che non volevo scoprissi»
Affermò, a Stefan non importava se Klaus potesse rimanerci male nel capire che il suo amico di vecchia data non aveva avuto piacere sino a quel momento, e neanche ora, di condividere questa cosa con lui, voleva solo che Renée tornasse a casa.
«Ad ogni modo la riporto a casa, io e Renée toglieremo il disturbo.. se sai dov'è, mi agevoleresti le cose, e potremmo andarcene più in fretta»
Niklaus non sapeva perchè, ma quelle parole fecero scattare qualcosa in lui, uno strano rammarico, cosi decise che Stefan quella sera non l'avrebbe passata tanto liscia.
«Renée.. che nome delizioso»
Il sorriso di Klaus fece accapponare la pelle a Stefan, sapeva che quello non era il suo reale modo di complimentarsi, e lui non voleva altro che uscire al più presto da quella situazione.
«Beh vedi Stefan, mi piacerebbe molto dirti dove si trova la tua cara sorellina, il problema è che non lo so. E ti suggerisco di trovarla al più presto, di farla ragionare ad andar via, prima che il suo cuore incontri il mio pugnale. D'accordo? O quella sorte capiterà a te, o peggio a tuo fratello Damon»
Niklaus si fece imponente, serio, spaventosamente minaccioso mentre si avvicinava a Stefan che tentava di rimanere quanto più calmo e fermo possibile.
«Anzi, a dire la verità credo di avere proprio voglia di spargere un pò di sangue»
Il sorriso di Klaus si fece sinistro, ma soprattutto soddisfatto, quando si accorse quanto lentamente Stefan stesse cercando di deglutire.
«Klaus, davvero, non voglio problemi. Voglio solo riportare mia sorella a casa. Non ci vedrai mai più»
Stefan cercò di mantenere il contatto visivo con quello che aveva ritenuto un tempo un buon compagno, ma non capiva che stava solo accendendo la miccia, e Klaus..
Klaus era pronto a dare fuoco al mondo.

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