Il primo punto

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Era strano per Manuel non riuscire a togliersi dalla testa Simone nemmeno in quel particolare momento. Nemmeno tenendo stretta in un pugno una lunga coda di capelli biondi, nemmeno con una ragazza tanto bella e capace. L'impegno che ci metteva era evidente, era come se in quel pompino stesse mettendo tutta se stessa, come se volesse rendersi indimenticabile e insostituibile agli occhi di Manuel, ma nonostante le riconoscesse tutti i meriti, non riusciva proprio a non pensare a quello stronzo di Simone Balestra.

La ragazza, della quale non avrebbe mai e poi mai ricordato il nome, non sembrava minimamente rendersi conto di non avere tutta la sua attenzione ed andava avanti imperterrita nel suo minuzioso lavoro di bocca. Lo avrebbe apprezzato, in un'altra occasione, si sarebbe anche compiaciuto osservando la dovizia che ci metteva per impressionarlo, però per quanto cercasse di concentrarsi su di lei e sui capelli che stringeva nel pugno, la sua testa non faceva altro che andare da un'altra parte.

Lei sarebbe diventata una delle tante avventure, l'ennesima vittima, l'ennesimo tentativo andato male di colmare quel vuoto che non sapeva spiegarsi. Otteneva però l'effetto contrario e quel vuoto sembrava allargarsi sempre un po' di più ad ogni squallido rapporto consumato in tutta fretta in quel bagno.
Quel giorno, almeno per una volta, aveva evitato di provarci con qualcuno della cerchia di Simone. Quasi che il suo subconscio tentasse di inculcargli il pensiero che, dopo il sogno della notte precedente, andare con un amico di Simone equivalesse ad un tradimento.
Tradimento a chi poi? A se stesso? A Simone? Ai sentimenti che tante volte cercavano di ritornare a galla, ma che lui puntualmente reprimeva e nascondeva annegandoli in insignificanti sveltine?

Erano davvero domande e temi troppo difficili da affrontare durante un pompino, specie quando mancavano cinque minuti alla fine dell'intervallo ed al suono della campanella. Doveva concentrarsi, concludere e mandare la bionda per la sua strada.
Barbie lo morse, non tanto da fargli male, solo un piccolo avvertimento un dire "non puoi ignorarmi mentre ho il tuo cazzo in bocca" e Manuel le strattonò i capelli e la guardò male.

"Fai attenzione." la ammonì allontanandola da sé.
"Oh scusami... non volevo." disse lei sbattendo le lunghe ciglia con aria innocente.

Già... proprio un innocente angioletto del paradiso, in ginocchio sul pavimento di un bagno con il mascara che cola ed un pisello a due centimetri dalla faccia.
Manuel davanti ad una visione del genere, in una giornata normale, ci avrebbe senz'altro perso la testa.
Non quella mattina. Quella mattina la sua mente era altrove ed aveva solo l'estremo bisogno di finire in fretta e tornare in classe.
E fu soltanto quando si arrese al pensiero intrusivo del viso di Simone al posto di quello della ragazza in ginocchio davanti a lui, che si lasciò andare all'orgasmo.

Le accarezzò la testa e lei sì rimise in piedi sistemandosi i capelli ed uscendo dal cubicolo per andare a guardarsi allo specchio prima di tornare in classe. Manuel restò un attimo da solo e si sedette sul gabinetto per cercare di riprendere fiato. Si richiuse i pantaloni e, mentre lei cercava di ripulirsi dal mascara colato, la salutò freddamente e uscì dal bagno con un "ci vediamo in giro". Non attese la risposta, non gli interessava.
 
 
L'ora del prof. Balestra era, senza dubbio alcuno, la sua preferita. Nonostante i trascorsi, nonostante il suo legame con Simone, Manuel amava le lezioni di filosofia di Dante. Sceglieva con cura ogni parola, spiegava con chiarezza e semplicità anche i concetti più difficili e che sarebbero stati impossibili da comprendere se non con un insegnante tanto capace.
Ascoltarlo era un piacere e la sua materia era una delle poche a non rappresentare un ostacolo per Manuel.

Al suono della campanella, che sanciva non solo la fine delle due ore di lezione, ma anche la conclusione della giornata scolastica, dopo aver invitato la classe a riflettere sul discorso appena fatto, Dante fece cenno a Manuel di avvicinarsi alla cattedra.
I compagni iniziarono ad uscire schiamazzando e ridendo, felici della loro ritrovata libertà, mentre Manuel attese paziente che il professore gli spiegasse perché lo aveva invitato a fermarsi.
"Innanzitutto... come stai?" chiese Dante, chiudendo la borsa.
"Tutto bene prof... e lei?" rispose il ragazzo, confuso.
"Sai, prima non si faceva che parlare di te a casa mia, ora invece... beh... non ti si vede più da quelle parti tanto spesso, non è vero? Ma non ti ho fermato per questo, ovviamente." iniziò il professore, per poi fare una piccola pausa, sorridere e ricominciare subito a parlare. "Non voglio trattenerti molto, solo che ho una cortesia da chiederti. È un favore importante, ma spero di potermi fidare di te e che non..."
"Mi dica tutto. Se posso volentieri..." lo interruppe Manuel.
"Ho parlato con tua madre al telefono ieri, era da un po' che non ci sentivamo, ci ha fatto molto piacere parlarle e beh... ci ha detto di averti raccontato la storia del peluche di Jacopo." spiegò Dante, palesemente a disagio.
"Oh prof, se lo rivuole glielo porto eh. Non sapevo che fosse un ricordo, mi sento pure in colpa ora..."
"Sei gentile, ma no. È un regalo ed il fatto che lo conservi ancora è una vera gioia per me e mia moglie. Il problema, se così si può chiamare, è un altro... Simone..."
"Non gli dirò niente, non c'è problema." lo fermò subito Manuel, prima ancora che potesse aggiungere una spiegazione.
"Sapevo di poter contare su di te, sei un bravo ragazzo Manuel, l'ho sempre pensato." lo ringraziò Dante e gli lasciò un'amichevole pacca sulla spalla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29 ⏰

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