Capitolo I

34 3 0
                                    

Una gradevole passeggiata di tardo pomeriggio aveva sempre avuto il modo di calmare anche gli animi più smaniosi, che sovente appartenevano alle menti più brillanti, ma forse ancor sottosviluppate. Non era sorprendente affermare che Claire si sentisse allo stesso modo, o che si era sempre sentita così, poichè possedeva una mente tormentata da pensieri continui, dai quali non riusciva a fuggire. Quella nuvolosa giornata di mezzo inverno era stata piuttosto movimentata. Aveva previsto la venuta della signorile famiglia Allan, primaria per grado di parentela paterna, ma anche per debutto in società. La raffinata signora Susan, zia di Claire e sorella del signor Livingston, aveva tanto insistito nel far visita al suo adorato fratello, un po' per mancanza, un po' per desiderio di farsi vedere nei dintorni di Londra, soprattutto dopo il suo viaggio in Europa. Ripetuto era stato lo scambio di lettere, tanto che il signor Livingston non ebbe nemmeno la possibilità di scegliere se ospitare la sorella oppure no. Effettivamente, in quel momento si trovava molto impegnato con la propria attività, ma rifiutare sarebbe risultato estremamente sgradevole. Inutile dirsi che la signora Allen non solo si presentò con una miriade di bagagli e l'intera famiglia, ma annunciò anche il seguente avvento di amici a lei molto cari, che si sarebbero uniti a loro molto presto. Il viso del signor Livingston era sbiancato, soprattutto per la consapevolezza che avrebbe dovuto ospitare tutti quanti, e ciò lo avrebbe distolto dai suoi impegni quotidiani. Nonostante lo stato d'animo, nascose il tutto con un sorriso.
Dopo aver consumato un abbondante pranzo e conversato l'intera giornata, l'instancabile Susan Allan aveva proposto un'attività collettiva, inizialmente disapprovata dalla maggioranza, ma poi perseguita da tutti. Ecco il motivo per il quale si trovavano a passeggiare per i campi londinesi, con indosso i loro migliori abiti e il loro più gradevole sorriso. Sebbene fosse abile nel nasconderlo, la vera motivazione per cui l'astuta Susan si trovasse dal fratello, era riconducibile al suo desiderio di vedere la maggiore delle figlie finalmente maritata. Claire sorrideva divertita ogni qual volta la zia lo palesasse, tant'è che cercava di non attirare l'attenzione, di modo da non ricordarle di trovarsi nella stessa situazione. Non avrebbe sopportato dialoghi simili.
L'aria fresca le punteggiava il viso, arrossendolo di poco e provocandole piccoli brividi lungo il corpo. Tentava di darsi calore sfregando le mani sul tessuto del suo abito, ma non sembrava funzionare. Si guardava intorno, con il costante bisogno di essere al corrente di ogni cosa, perché si sentiva sempre come se dovesse viversi a pieno ogni momento, e questo lato del suo carattere non fece altro che rafforzarsi con il passare degli anni. La signora Livingston, sua madre, spesso la richiamava per il suo portamento poco signorile, ritenendo che una fanciulla del suo calibro non dovesse palesare il suo stato d'animo così apertamente. Eppure, Claire aveva sempre mostrato un animo indomabile, e un'espressività invidiabile. Bastava osservarla per capire che qualcosa la turbasse, ma erano davvero pochi coloro che riuscivano davvero ad intuire di che cosa si trattasse. Tra queste persone vi rientrava Mary, la sorella maggiore. Mary era l'esatto opposto di Jane. Mary era una fanciulla apparentemente diligente, rispettosa e obbediente. Tentava in ogni modo di rispettare il volere dei suoi genitori e riteneva molto importante il debutto in società; era da tempo che sua madre le forniva indicazioni per il perfetto esordio, prima che qualche altra fanciulla potesse superarla. Sebbene Claire fosse interessata alla società e alle apparizioni pubbliche, preferiva radicalmente trascorrere il suo tempo con le persone che amava, piuttosto che impegnarsi nel farsi accettare da perfetti sconosciuti, con i quali probabilmente non avrebbe mai condiviso nulla. Eppure, continuava a restare aggrappata alla speranza che, un giorno, qualcosa di bello sarebbe giunto anche per lei.
La passeggiata lungo le periferie di Londra proseguitò. Non accadde nulla di particolare quel pomeriggio, solamente lo scambio di dialoghi e risate fra i presenti. La signora Allen era davvero una persona esuberante, e sebbene la sua stravaganza potesse risultare eccessiva alle volte, coloro che possedevano di lei una conoscenza approfondita potevano liberamente affermare che fosse una donna determinata e piacevole da avere intorno, soprattutto quando il vino sembrava addolcirle particolarmente il palato.
Il Sole tramontò piuttosto velocemente, come di consuetudine in una giornata così fredda, lasciando calare l'oscurità e richiamando i Londinesi a rincasare, per consumare un caldo e delizioso pasto. Le famiglie Livingston e Allen, dunque, fecero ritorno a casa, dove ad attenderli non ci fu altro che un gelido clima. Il signor Livingston si sorprese molto nel notare che i domestici non avessero acceso il caminetto nel salotto principale, dunque, scusandosi con i presenti, si allontanò per qualche secondo. Ad intrattenere gli ospiti, se non ci fosse stata la signora Livingston, ci avrebbe sicuramente pensato la signora Allen, che comunque pensò bene di far notare la sua presenza commentando la casa di tanto in tanto. Fortunatamente, il signor Livingston fece ritorno velocemente e il signor Allen si offrì gentilmente di aiutare il suo vecchio amico a portar dentro la legna. Le signore, e le signorine, nel frattempo, si accomodarono sui comodi divani del soggiorno, in attesa che gli uomini tornassero. Il decoro della dimora Livingston era degna del loro cognome: le pareti in legno erano ornate di decorazioni d'oro, i mobili erano talmente puliti che sembravano essere stati appena acquistati, mentre la dormeuse era ricoperta di pregiato velluto. La signora Allen poté notare che scorresse piacevolmente sotto i polpastrelli, e ciò stava ad indicare quanto realmente di qualità fosse il tessuto. Sorrise compiaciuta nell'osservare come il fratello avesse portato avanti l'eredità di famiglia. Sebbene la signora Allen potesse definirsi tutt'altro che in povertà, la sua eredità non proveniva dalla famiglia, bensì dal marito. In realtà non poteva nemmeno definirsi sua, ma lei si comportava come se fosse tale.
Gli uomini accesero finalmente il fuoco e le signore poterono riscaldarsi. Presto vennero tutti quanti richiamati a tavola dalle domestiche. Claire si posizionò a fianco della signora Allen e di fronte a sua sorella Mary, inconsapevole di ciò a cui avrebbe assistito di lì a poco. Il primo piatto venne servito, e con esso anche le bevande, che variavano da analcolici alla frutta a vino e champagne. Il signor Allen, particolarmente allegro quella sera, versò del vino alla moglie, la quale non perse tempo ad assaggiarlo, complimentandosi con il fratello. Fra i vari motivi che avevano reso nota la famiglia Livingston, vi rientrava anche la produzione di vino d'alta qualità, che, con la presa d'attività del figlio maggiore, il signor Livingston, in tempi recenti aveva previsto l'esportazione dei prodotti al di fuori del regno, e ciò gli aveva procurato ulteriore ricchezza. Il signor Livingston sorrise distrattamente, invitando i presenti a servirsi dei beni esposti. Sebbene un'intimazione tale non fosse necessaria, restava comunque segno di buona educazione e dunque andava rispettata.
La signora Allen cominciò a riempire il proprio piatto di ogni tipologia di carne presente, facendo corrugare la fronte a Claire, la quale era giunta a credere che la zia fosse arrivata a Londra già frastornata, per assumere un atteggiamento tale. La giovane, intenta ad osservare incuriosita e attonita la zia, sentì dei piccoli colpi ferirle il ginocchio, facendole emettere un gemito di dolore. Si voltò verso la sorella, consapevole che fosse lei la responsabile.
"Smettila di rendere così evidenti i tuoi pensieri!" la rimproverò sottovoce, accertandosi che i signori Allen non udissero. Claire espose chiaramente il suo sdegno, dedicando uno sguardo di fuoco a Mary. Odiava quando si comportava così.
"E tu smettila di colpirmi ripetutamente. Mi ritroverò ricoperta di lividi prima o poi" rispose freddamente Claire, riposizionando il tovagliolo sulle gambe, di modo da non macchiare l'abito. Rivolse il suo sguardo altrove, verso l'estremità destra del tavolo, dove la madre e la signorina Allen conversavano animatamente. Sembrava che il tavolo fosse suddiviso in gruppi, ciascuno caratterizzato da un tema differente. Eppure, Claire non si sentiva inclusa nel suo, dato che udiva solamente risate e calici poggiare prepotentemente sulla superficie. Si concentrò, dunque, sul consumare il proprio pasto, non avendo nient'altro di interessante a cui dedicarsi. Tagliuzzò distrattamente la sua bistecca, alzando lo sguardo di tanto in tanto per essere al corrente di ciò che stava succedendo. La sua attenzione venne catturata da un discorso in particolare: l'arrivo di ulteriori ospiti.
"Oh, caro!" esclamò la signora Allen ingerendo velocemente il vino e pulendosi delicatamente le labbra, " Se solo i nostri stretti amici fossero qui ora... Patrick, ti posso assicurare che quando giungeranno ci divertiremo molto! Molto più di questa sera"
Il signor Livingston abbozzò nuovamente un sorriso. Non era una persona estroversa e ciò lo conteneva dal rendere pubblica la sua opinione, ma gli si poteva leggere negli occhi la preoccupazione. La serata aveva da poco avuto inizio, e stava già assumendo una piega esilarante, almeno per i suoi gusti. Fortunatamente, egli non era l'unico a sentirsi così: la figlia minore lo affiancava, come sempre. Claire non poteva non domandarsi quanto ancora sarebbe potuta peggiorare la situazione, finché i presenti non si addentrarono in un nuovo discorso. La prima bottiglia di vino era stata consumata piuttosto velocemente, e le ripercussioni di questo gesto irresponsabile avevano già cominciato a manifestarsi. La candida e consistente pelle della signora Allen aveva iniziato a tingersi di rosso, tanto che Claire temeva che sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro. Ciò non successe, almeno non concretamente...
La giovane signorina Allen, da sempre ammirata per il suo portamento impeccabile, oltre che per la sua innocente bellezza, tentò di proporsi all'interno del discorso tramite qualche boutade, che però parve assumere un'interpretazione contraria. La madre, infatti, impietosita dalle parole dalla figlia utilizzate, le rivolse uno sguardo di pietra per poi esternare tutto il suo dissenso.
"Non mi sembra questo il modo di comportarsi!" esclamò adirata, un po' per le parole e un po' per il vino, "Hai fatto una figura barbina, Hellen, te lo posso assicurare"
Si eresse bruscamente, facendo sobbalzare i presenti. A questo punto, Claire, certa che sarebbe potuto succedere il peggio, si alzò a sua volta per tentare di calmare la zia, ma questa non voleva udire ragioni.
Puntò il dito della mano destra contro la figlia, la quale sbiancò, ma prima che potesse dire qualcosa afferrò il calice di vino, che maldestramente le scivolò dalle mani. Il calice di cristallo si frantumò al suolo emettendo un rumore stridulo, mentre il contenuto finì sull'abito di Claire, macchiandolo di rosso. Claire era incredula, avrebbe avuto così da tante cose da dire, ma finì per non parlare a causa dello stupore. La sorella Mary la soccorse immediatamente, consapevole che avrebbe potuto esprimere i suoi sentimenti con un linguaggio piuttosto aspro. Ma, prima che le giovani potessero allontanarsi, la signora Allen, evidentemente non soddisfatta, aggiunse un ultimo commento: "E' bene se ti cambi, Claire. Quell'abito è indecente in quelle condizioni".
La giovane sospirò per tentare di controllarsi, poi si rifugiò nella sua stanza assieme a Mary.
"E' assurdo!" esclamò agitata, spalancando le ante dell'armadio alla ricerca di un altro abito e scuotendo il capo con dissenso.
"Forza, Claire. Calmati. Ha bevuto tanto, e si vede, però bisogna mantere un comportamento pacato. Vedrai che non succederà più."
Claire scosse nuovamente il capo, appoggiando un abito sul letto. "No, Mary. Non mi ricordavo nostra zia così. E poi, che coraggio! Mi ha detto che sono indecente, dopo che è stata lei a rendermi tale! Io davvero non immagino come saranno i suoi amici, spero non così!"
Lasciò andare le braccia lungo il busto, osservando la sorella in attesa di una risposta.
"Mi sembri nervosa oggi. Qualcosa non va?" Mary le domandò dolcemente, invitandola a sedersi di fianco a lei.
"No," rispose Claire, rifiutando anche di raggiungerla, "sto bene. Semplicemente ho poca pazienza in questo periodo. Nostra zia non fa altro che blaterare da quando è arrivata, ho già raggiunto il limite ed è trascorsa solamente una giornata!"
Mary le sorrise amareggiata, consapevole che il passato fosse ancora molto vivido nella mente della sorella, sebbene lei tentasse di negarlo. Claire, per cambiare soggetto, pregò la sorella di slacciarle l'abito e questa la raggiunse velocemente. Claire potè notare l'espressione del suo volto, riconoscente di ciò a cui stesse pensando.
"So già come la pensi," parlò, osservandola dallo specchio dinanzi a lei, "ma ti assicuro che non ci penso più. Semplicemente non riesco ad avere la stessa concezione di lei da quella volta. Non ci riesco proprio."
Mary sospirò profondamente. "E' stata molto ingiusta con te, lo riconosco, ma non devi farti dominare dai ricordi. Fa pur sempre parte della nostra famiglia, non potrà mai essere altrimenti".
Claire sorrise, scacciando la cupa espressione dal suo volto, per poi afferrare il nuovo abito ed indossarlo velocemente. Si diede un'ultima occhiata allo specchio, tentando di ricomporsi e assumere un portamento sereno, sebbene non ne fosse molto capace.
"Ti prego," la distrasse la sorella, "non vendicarti di lei compiendo qualche assurdità".
Claire ridacchiò sonoramente, negando con il capo e ripensando a quanto fosse vivace da bambina. Aveva sempre avuto un animo indomabile, ma crescendo aveva imparato a non palesarlo in modo eccessivo, soprattutto attorno ai familiari.
Raggiunsero in poco tempo la sala da pranzo e Claire tornò alla sua postazione. Domandò al padre se andasse tutto bene e, sebbene il signor Livingston fosse molto infastidito, annuì ugualmente.
Fortunatamente la cena non si protrasse fino a notte tarda, anche perchè, probabilmente, a causa del tanto vino ingerito, nessuno sarebbe stato in grado di tenere gli occhi aperti.
Dunque, dopo una miriade di cordiali saluti, ciascuno raggiunse la propria stanza. Claire non potè far altro che esserne grata: non avrebbe sopportato ancora per molto la stravaganza della signora Allen.
"Sei sicura di stare bene? Non azzardarti a mentirmi!"
Claire sospirò e poi ridacchiò. "Sì, Mary. Davvero. Questa sera andrò a dormire consapevole che domani sarà un nuovo giorno, e che il mio nervosismo sparirà a breve. Buonanotte, ora. E' meglio se ti riposi, hai badato a me abbastanza".
Espresse i suoi pensieri con riconoscimento, ma anche un pizzico di fastidio.
Mary, allo stipite della porta, ignara dei reali pensieri della sorella, le sorrise dolcemente e le augurò la buonanotte. Così, Claire ebbe modo di ritagliare qualche minuto per se stessa, nell'oscurità più totale.
Si immerse completamente nei suoi pensieri, intenzionata a rammentare ciò che pochi anni prima l'aveva turbata così tanto. Eppure, sebbene le speculazioni fossero numerose, si addormentò prima che potesse esserne cosciente.

Titanic Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora