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L'incontro con Rosa Ricci aveva scosso parecchio Carmine.
Come prima cosa era rimasto abbastanza sconcertato del fatto che Salvatore Ricci avesse una figlia e seconda cosa non capiva perché Mimmo non gliene avesse parlato.
Appena tornato a casa Carmine pensò di aver compiuto l'errore più grande della sua vita presentandosi sotto casa dei Ricci, diciamo che c'erano modi migliori di fare le cose.
Eppure quel pomeriggio non fece altro se non pensare alla ragazza che gli aveva puntato la pistola contro.
Ma non ne era spaventato ma genuinamente interessato, certo è che è molto strano che un evento del genere smuova l'interesse del nostro Carmine Di Salvo.
Continuava a pensare al fatto che da quella ragazza traspariva una quantità di rabbia così grande da oscurare tutto il resto è si chiese da dove provenisse.
Chissà se avrebbe avuto modo di rincontrarla  pensò tra sé e sé, con una curiosità innata che quasi quasi gli faceva anche scordare tutto il dolore che lo teneva prigioniero in questi ultimi giorni.
Carmine però non sarebbe mai riuscito a scordarsi dell'amico, che era morto per mano di altri, e non sarebbe mai rimasto in pace con se stesso finché non avrebbe scoperto tutta la verità, la sua era una vedetta la cui importanza assumeva un inestimabile valore , e ciò comprendeva anche l'assurda idea di presentarsi di nuovo nella dimora dei Ricci, lasciare un bigliettino per la ragazza in cui organizzava un incontro per poterle parlare, cosa che Carmine il giorno dopo fece.
Ebbe molta paura , questa volta, di essere scoperto da qualcuno che non si sarebbe solo limitato a puntare una pistola ma anche a premere il grilletto, ma riuscì nell'impresa anche se con qualche graffio al ginocchio, date le sue non abilissime doti nell'arrampicarsi.
Carmine passò tutta la notte col dubbio dell'eventuale presenza della ragazza, eppure nutriva nel profondo del cuore un briciolo di speranza, e poi sicuramente avrebbe pensato a alternativa perché non era uno che facilmente demordeva.

La mattina dopo carmine andò nel luogo dell'incontro, non tenendo conto del fatto che si era completamente scordato di scrivere l' orario, cosa sua tipica,poi però pensò che sarebbe rimasto lì tutto il giorno anche perché così sarebbe stato il più tempo possibile fuori da casa sua.
Nell'attesa Carmine notò una cosa che gli fece molto sorridere, era un padre che giocava e scherzava con il figlio, fingendo di non riuscire a vederlo, il bambino continuava ad urlare
"Sto cca! Sto cca!" ed il padre continuava imperterrito a fare finta di non vederlo, mentre il bambino rideva perché credeva di avere i poteri magici.
Gli venne subito in mente il ricordo che aveva del padre, un padre poco assente troppo impegnato per stare con il figlio, ma non un cattivo padre semplicemente non presente, ma non gli mancava questo affetto, nel senso che non riusciva a provare una mancanza di qualcosa che non aveva mai provato e neppure avuto.
Si ricordò però che un giorno, all'età di 5 anni, mentre piangeva perché suo fratello  gli aveva rubato un giocattolo il padre gli disse :
"Nun deve piagnere si t'hanno tolto 'na cosa, piuttosto pienz' a comme fà pagà" Il piccolo Carmine non capì il senso di quella frase, e pensandoci bene anche adesso non riesce a capire il senso di tutto quello.

Le ore passarono e lui tra ore passate a guardare i passanti con fin troppo interesse e pochissimi minuti passati a sorridere ai bambini, Carmine si rassegnò e capì che forse stava solo perdendo tempo che avrebbe
" preziosamente" utilizzato per fare altro.
Il mare era incantevole: sembrava uno sfondo di un dipinto che mostrava anche i particolari più nascosti, e Carmine non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla vista meravigliosa che il
tramontare del sole conferiva a quel panorama, però si decise ad andarsene via, la stanchezza si faceva sentire e poi non voleva stare  un secondo di più vicino a quelle coppiette intente a scambiarsi effusioni d'amore in pubblico.
Si girò per tornare a casa, quando incrociò gli occhi di chi non si sarebbe mai aspettato di vedere.
Sgranò gli occhi sorpreso alla vista di Rosa che mantenne fisso lo sguardo su lui mentre lentamente avanzava nella sua direzione.
"Giusto 'nu poco in ritardo, ma alla fine sì riuscita ad arrivá..." Le disse Carmine con un velo ma proprio un velo di ironia percettibile.
" So' venuta p' mme pecchè pure io aggio 'e domande da fà." Le rispose lei, Carmine si sorprese di come non sembrasse mai intimorita, le uniche due  volte che l' aveva vista aveva sempre lo stesso sguardo fulminante.
"Prego" Rispose Carmine accompagnato dal simpatico gesto di galanteria come a dire " fai prima tu".
"Chi si tu? come si chiami? chi è Mimmo?"perché hai detto ca ero o funerale suoj ? Comme..."
"Fermati!" Sbottò Carmine, " Na' domanda a' volta!" Le rispose Carmine interrompendola poi le disse "Mi chiamo Carmine, ero amico 'e Mimmo e t'aggio visto luntano 'o funerale suo."
"O punto è ca io nun conosco nisciuno Mimmo."
Le rispose lei guardandolo ormai impazientita, lui si era accorto che non aveva più pazienza eppure continuò imperterrito nelle sue domande.
"Io t'aggia vista 'a funerale so" Le rispose lui tenendole testa.
"T'aggio di' ca nun o conosco" Disse lei alzando di più il capo e osservandolo più intensamente.
" E io t'aggia vista" Ribatte lui.
I due ormai si erano avvicinati così tanto ed i loro occhi sembravano così vicini che i due riuscirono a percepire meglio ogni sfumatura dei colori più nascosti delle loro iridi.
Sembrava una sfida a chi prima abbassasse lo sguardo e se siamo sicurissimo che Rosa Ricci non avrebbe mai e poi mai ceduto beh nemmeno Carmine Di Salvo era uno che si sarebbe arreso, anzi lui si stava quasi divertendo mentre lei, lei era da meno.
Ad un tratto però Rosa riuscì a percepire un aumento sproporzionale di tensione e questo le recò molto disagio quindi discostò lo sguardo e lo poso dietro di lui.
Poi improvvisamente a Carmine venne un lampo di genio, così per far sì che lei capisse a chi lui si riferisse le raccontò un particolare unico che poteva ricondurla alla persona causa del loro discorso e anche  del loro incontro.
"Ecco! Teneva sempre 'a collana ca 'mamma suoij gli aveva regalato."
Solo li finalmente Rosa capí veramente e tutti di suoi dubbi svanirono tutto d'un tratto ; "Allora intendi  Salvo "Disse lei ed il pronunciare di quelle  parole le fece riemergere dei ricordi la cui ferita era ancora aperta.
Carmine notò subito il cambio di espressione di lei, i suoi occhi lucidi e la voce rotta dal dolore, un dolore che sembrava il riflesso esatto di tutto il dolore che lui stesso sentiva.
"Salvo?" Disse Carmine aggrottando le sopracciglia.
"Si, Salvo credo ca non eravate cchiù 'e tanto amici" Disse lei riacquisendo lo sguardo fisso su di lui e accennando un sorriso un po' malvagio.
Carmine sembrava sbigottito, era come se avesse scoperto la bugia più grande di tutta la sua esistenza e di tutte quelle domande che voleva porle non si fece più spazio nemmeno una nella sua bocca.
Il suo sguardo si fece più cupo e la sua sofferenza si espanse perché fece spazio ad un altro sentimento che fino a prima non ebbe mai provato: il tradimento.
Carmine si sentiva tradito, non capiva perché Salvo gli avesse mentito sul suo nome, su una cosa così importante perché Carmine con lui era stato sincero.
Se c'era una cosa che a Carmine recava molto dispiacere era sapere che le persone di cui più si fidava gli mentissero e Mimmo, anzi Salvo, per Carmine era un fratello, e tra fratelli non ci sono segreti.
Rosa si accorse del cambio di espressione improvviso di Carmine e sotto sotto, dell'angolo più nascosto del suo cuore  c'era una briciola minuscola di dispiacere  perciò se ne uscì con la seguente affermazione:
"Si t'è mientito è pecché te vuleva pruteggere."
"Nun saccio cchiù che penzà"
"Pensa ca ormai nun c'è cchiù, e arrabbiarte cu lui nun cangierà e cose."  Le disse lei, questa volta sembrava sincera, ed i suoi occhi erano rilassati, privi di nessun sentimento negativo, ma solo semplice e pura sincerità.
Carmine accennò un sorriso e ci fu un millesimo di secondo in cui le ricambiò, e in quel momento gli sembrò tutto così strano, come se fossero due semplici amici che si raccontassero e si consolassero da un dolore e una perdita che gli accumunava.
Carmine finalmente si sentiva così bene perché da quando Salvo era morto, non era riuscito a parlare con nessuno che tenersi tutto dentro gli aveva fatto male.
Rosa invece si sentiva in colpa perché parlare con Carmine l'aveva fatta stare bene, non perché si fossero scambiati chissà che consolazioni da oscar, ma perché vide in lui una persona che poteva capire il suo dolore e che lo condivideva e a lei bastava solo questo.
"S' 'a fatt' 'a tard, vado" disse Rosa, oramai il sole era già calato e si stava facendo buio e sappiamo bene che Salvatore Ricci è uno che possiede molte paure e timori verso la figlia, non era il caso di farlo preoccupare.
Carmine accennò un lieve sorriso e alzò la mano per salutarla, lei fece un passo indietro e si giro subito per scappare da quella situazione che ormai stava diventando troppo strana per entrambi e ciò era palpabile nell'aria.
Carmine rimase ancora una trentina di minuti a riflettere su quell'incontro e si chiese se mai avesse avuto l'occasione di vedere quella ragazza, o almeno di poterle parlare di nuovo.
Rosa Ricci invece tornò la sera a casa e non trovo nemmeno il padre in casa che si mise subito sotto le coperte a dormire.
Pensò a quanto successe il pomeriggio ma non troppo, perché si addormentò solo dopo 5 minuti.

In due a cadere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora