La tribù dei Piumanera

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Nuovo Mondo.


"Dal diario di viaggio di Jacob de Godworth:

La sventura non ha smesso di seguirci nel nostro cammino, scontrandosi con la nostra fede, poiché mi accorgo solo ora, dopo mesi di tragici eventi, ahimè, che è con il Male stesso che ci troviamo a condividere il giorno e la notte... Perlopiù quest'ultima, in realtà almeno, sicché l'alba del nuovo giorno è stata più clemente. E così adesso, in questo villaggio, troviamo degli abitanti del Nuovo Mondo, così diversi da noi, da come vestono, da come parlano, da come sono i loro tratti in volto, ma loro come noi, condividono dolore e persecuzione... Noi abbiamo avuto la possibilità di scappare e sopravvivere. Essi, invece, sono prigionieri di un male più grande, l'ho visto coi miei occhi... Non fosse stato per la stanchezza, mai avrei dormito la passata notte."


-"State scrivendo, è un buon segno. La giornata inizia coi migliori auspici."- Disse George, rivolgendosi al frate. Il cavaliere, al suo risveglio sistemava al meglio la sua armatura sopra una cassa di paglia, indossando abiti più leggeri, mantenendo tuttavia allacciata la cintura con la Spada. Intanto, l'indigeno rientrava da una seconda porticina sul retro, avendo con sé un vassoio in legno, su cui vi erano appoggiate delle erbe e frutti del luogo.

-"Così sembra, giovane cavaliere. Anche se mi sento troppo osservato."- Aggiunse il frate. Poiché infatti, dalle piccole finestre, più di qualche sguardo era rivolto all'interno di quella casa. George sorrise, chinò il capo verso l'indigeno e accettò da mangiare. Apparve tutto stranamente tranquillo, nemmeno l'ombra di oscure presenze, ma nonostante ciò... Quel che accadde quella notte, andava approfondito.

George offrì un piatto di erbe dal sapore di menta aromatica al frate, dopo si recò all'ingresso di casa, ed aprendo la porta, fatta di paglia e rami secchi, vide di fronte a sé una decina di persone tra uomini, donne e bambini, incuriositi ma guardinghi allo stesso tempo. Il cavaliere allargò leggermente le braccia verso di loro, dicendo:

-"Salute e pace a voi, abitanti di questo villaggio. Il mio nome è George, provengo da molto lontano e sono grato di esservi ospite."- Seguito da un mezzo inchino, gesto che lasciò dello stupore sui volti della gente. Dopo, una bambina che teneva un gatto selvatico tra le braccia, gli si avvicinò.

Si udì un richiamo, sembrava più un rimprovero, da qualcuno dei presenti. Allora George si piegò sulle proprie gambe per accoglierla, e vide il sorriso ricambiato dalla bambina, a cui accarezzò i capelli intrecciati. Cercò di fare lo stesso col gatto ma rischiò invece un morso, momento che fece sorridere un po' tutti, rendendo così più leggero l'incontro.

-"Venite fuori, fratello Jacob! Qui non morde nessuno! A parte i felini."- Terminò la frase con una sonora risata, condivisa dalla gente, che si faceva via via più numerosa.

-"E va bene, va bene! Mi avete convinto! Stavo ancora gustando il buon cibo e... Oh."- La folla che vide frate Jacob, gli fece sgranare gli occhi.

-"Costui è un mio fratello, e mio insegnante. Voi non comprendete la mia lingua, e nemmeno noi la vostra, ma ci teniamo a conoscervi. Siete le uniche persone che abbiamo incontrato fin qui."- Continuò George, cercando di farsi capire coi gesti, mettendo le mani sul petto. Poi, all'incontro si aggiunse l'uomo che li accolse in casa, e parlò alla sua gente del soccorso ricevuto dai due stranieri, di come l'Arma tenuta al fianco del più giovane sia stata determinante per la loro salvezza. Fu così che la tribù iniziò a cantare in coro, muovendosi in cerchio verso George, il quale sorrise e si mostrò in sintonia con essi, invitando anche il frate. Però, un momento dopo, si udì un grido, che sapeva di avvertimento.

Shade Legend: George St.GloryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora