Cap. 9

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Mi ha dato il suo numero. Non ho la minima idea di cosa scrivergli.
Dovrei iniziare con "Ciao sono Harry xx"? Che ore sono? Le 16...credo che lo chiamerò.
Avvio la chiamata e ascolto gli squilli metallici prima che la sua voce soffice trapeli attraverso il dispositivo.
"Ciao" dice semplicemente e il telefono non renderà mai abbastanza onore alla bellezza della sua voce.
"Ciao" rispondo, è strano è imbarazzante "Ehm, ti ho interrotto? Stavi facendo qualcosa?"
"Nulla di speciale Styles, anche se molti al mio posto avrebbero potuto dire "pensavo a te" e iniziare dell'ottimo sesso telefonico" rido sommessamente "e tu, darling, per cosa mi hai chiamato?"
"Pensavo a te" ridiamo insieme e gioco con un lembo della mia maglia "Quando usciamo?" Decido di chiedere quando la nostra risata scema in un silenzio confortevole.
"Non lo so, credo di aver così tanto tempo libero da non avere nemmeno l'idea di quale giorno scegliere"
"Domani? Verso le 18?" propongo titubante.
"Altone credo che se tu mi vuoi portare fuori di notte, i miei necessitano prima un interrogatorio invasivo che ti porterà a dichiarare ogni tuo brutto proposito per la nostra serata" sibila e posso già immaginare il suo sorriso scherzoso accompagnato da quel suo sguardo da monello.
"È un modo gentile per dirmi che se mai dovessi aver voglia di passare una notte con te avrò tuo padre che si assicurerà che io indossi una specie di cintura di castità?" ride e so che ha la lingua tra i denti.
"Si" ride ancora di più "Mia madre è l'unica che ha avuto qualche accenno su di te e su quanto tu mi faccia impazzire" gli faccio un verso sorpreso e malizioso che mi porta ad ottenere uno "scemo" dall'altro capo del telefono "Quindi se preferisci possiamo uscire alle 15 in modo da evitarti tutto questo trambusto a dir poco imbarazzante e..."
"Tanto prima o poi dovrò farlo, non credi? Potremmo fare che usciamo comunque alle 15 e io mi presento ai tuoi in modo da sembrare un giovinotto rispettoso e di alta classe" dico con tono altezzoso che lo fa solo ridacchiare.
"Penso che sia perfetto, ora vado, non vorrai che il mio patrigno ti accusi di carpire le mie buone volontà di essere uno studente dedicato con passione ai suoi studi?"
"Mai, domani ci vediamo a scuola e mi fai un resoconto dettagliato di ciò che vuoi che dica, ciao piccolo..."
"Ciao..." dice soffice e significa molto più di quanto potrà mai sembrare.

Mi presento alla porta e suono il campanello sistemandomi le maniche del maglione largo che sbucano da sotto la giacca. Fa fin troppo freddo. Il piano era spiazzare la madre con la mia "bellezza peccaminosa" e suo padre con un'innocenza suggerita dal maglione lilla che sto indossando. Una donna di mezza età mi apre la porta, un sorriso dolce dipinto in viso e quegli occhi che saprei riconoscere subito.
"Tu devi essere Harry" dice calorosa e mi fa entrare subito in casa "Louis è lento a prepararsi credo che dovrai aspettare un po'" dice guardando le scale "Che sciocca dammi pure la giacca"
"Oh non c'è bisogno signora Tomlinson" ma me la levo comunque ringraziandola dolcemente.
"Chiamami Johanna, vieni ti offro del the, ne stavo preparando per me e mio marito" la ringrazio e la seguo all'interno della casa, mi sembra di essere stato catapultato da mia nonna, ma è tutto accogliente e caldo, ci sono tanti mobili, tanti oggetti a riempirla e ha l'aria di un rifugio.
Seduto in cucina al tavolo in legno c'è un uomo, molto lontano dall'assomigliare a Louis, ma capisco che è il patrigno.
"Mark" si presenta e io rispondo con il mio nome la presa in cui stringe la mia mano è forte ma io la sostengo senza sforzo. Una tazza di the mi viene messa davanti e sorrido grato zuccherandola.
"Da quanto tempo uscite tu e mio figlio?" Chiede l'uomo e viene ripreso amorevolmente dalla moglie che mi regala un sorriso dolce di scuse.
"In realtà è la prima vera uscita questa, ci siamo frequentati unicamente durante le pause pranzo a scuola" dico e il sorriso è sincero.
"Oh si, Louis mi ha accennato a come sei stato gentile, sai avendo cambiato scuola da poco lo ha aiutato molto avere un punto di riferimento a scuola che lo accompagnasse" sorseggio il the, non accennando al fatto che io sia una delle peggiori compagnie da farsi a scuola. Comunque immagino di aver già fatto colpo sulla madre.
"Non avrei potuto far diversamente, Louis è un ottimo ammaliatore, ma è stato un piacere" ammetto alzando le spalle. La voce di Louis mi arriva alle orecchie.
"Mamma le gemelle hanno bisogno di te" la donna salta sulla sedia e accorre dalle sorelle di Louis, non dopo avermi salutato, vorrei avere una madre come lei.
La mano di Louis si stringe soffice sulla mia spalla e ci lascio un bacio sopra.
"Andiamo?" Mi chiede e i nostri occhi di incontrano "Credo che papà ti abbia tenuto abbastanza in ostaggio" finisco il the mentre Louis si sporge a lasciare un bacio delicato sulla guancia del padre che borbotta, mi alzo e poggio la tazza nel lavello.
"Alla prossima Mark" stringo la sua mano.
"Spero di vederti spesso da queste parti" il sorriso che mi rivolge mi libera da tutta l'agitazione.

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