Prologo

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Alla fine è la natura umana, no? Giustificarsi. Cercare una scusa per ogni nostra decisione. Una scusa per ogni emozione. È più facile essere vittima del destino, che esserne artefici. Preferisci convincerti che non ci sarebbe stata nessun'altra possibilità, che è tutto frutto di quell'entità superiore, che sarebbe successo comunque. Non credete?
Forse Harry Styles, troppo spaventato dal vivere, aveva scelto di credersi vittima del destino. Forse aveva deciso di credere alla versione più facile della vita. Era solo un ragazzo, troppo deluso, deluso di se stesso, di tutte le proprie decisioni, da averle accettate con quella piccola scusa, aveva accettato il proprio "destino". Prendeva le cose come venivano, si era arreso? Forse. Chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Chiunque sarebbe diventato lo stronzo insensibile della situazione. Chiunque dopo...dopo quello che il ragazzo vedeva ancora come un incubo, avrebbe reagito alla stessa maniera. Harry, capelli scuri ricci raccolti spesso in un ciuffo disordinato, dai mille tatuaggi, dai piercing, quello che aveva picchiato i più forti della scuola, colui che era rispettato dai peggiori e temuto dai migliori, Styles era un mito, una leggenda, frutto delle voci di corridoio, animale da festa, amante passionale, era tutto, era niente. Alla fine non c'era una persona che lo conoscesse allo stesso modo di un'altra. Nessuno che lo conoscesse per il ragazzo dolce e premuroso che sotto sotto era. Quel lato lo mostrava raramente e, se lo mostrava alla persona sbagliata, lo camuffava bene in seguito. Harry Styles, nonostante l'aspetto tetro, era gentile, era quello che si offriva sempre di portare la spesa alle vecchiette. Harry Styles, aveva mille volti ed era diventato famoso per questo.

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