3. Isabelle

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Se un anno fa fossi entrata nella tenda di un'indovina e mi avesse detto cosa mi sarebbe successo nei mesi successivi le avrei riso in faccia. Eppure, eccomi. Appostata sul tetto di un edificio ad aspettare che la mia preda si allontani abbastanza dagli occhi umani così da poterla attaccare. Wow, faccio ancora fatica a credere di essermi trasformata in questo.

Non ho mai chiesto di entrare a far parte della League of Darkness, ciononostante il destino ha ritenuto più giusto farmi diventare un'assassina, un burattino che segue le regole di qualcuno con un rango di importanza più alto del mio.

Il telefono mi squilla nella tasca, lo prendo in mano accettando la chiamata, senza nemmeno guardare chi sia il mittente.

«Pronto?»

«Isabelle, dove sei?» Ed ecco che riconosco la voce di Noah, un mio compagno di accademia, dall'altra parte.

«Secondo te?»

«Andiamo...» cantilena con tono di disappunto. «Sei davvero in missione da sola? Dopo che un Villan ti ha pugnalata ieri?»

Ammetto che certe volte dalla mia mente non escono chissà quali idee geniali. Ma uccidere quei mostri è diventata la mia unica valvola di sfogo. A volte, fatico a riconoscere in me la persona che ero prima dell'incidente.

«Isabelle?» ripete, visto che non gli rispondo.

«Oggi sarebbe stato il compleanno di Camille.»

Serro le palpebre, non so perché gliel'abbia detto. Che oggi sia il compleanno della mia mia migliore amica non c'entra nulla con il discorso di rimprovero che il mio amico era intenzionato a farmi.

«Oh...»

Sento gli occhi inumidirsi, ma ricaccio indietro le lacrime. 'Non posso farmi sentire così debole.'

Inizio a sudare, nonostante si marzo e io sia in canottiera su un palazzo di dieci piani, dove soffia un vento incredibile.

«Ascoltami, Belle», posso percepire quanto si stia sforzando a trovare le parole giuste. Sono come una bomba pronta a scoppiare se si toccano i tasti sbagliati. «Capisco che tu stia male, credimi. Ma... puoi cercare di distrarti in un altro modo, senza rischiare di farti ammazzare perché non sei al pieno delle tue forze.»

Vorrei poterlo mandarlo a quel paese dicendo: "tu non mi capisci", ma non è così. Lui capisce. Come tutti in quell'accademia. A tutti è morta una persona cara, per colpa di questo.

Ecco perché nell'accademia di noi Predators l'aria di lutto è sempre palpabile.

«Va bene...» mormora dopo un po'. «Dimmi dove sei, se vuoi buttarti in una missione suicida non lo farai da sola.»

Mi scappa un sorriso per la sua premura. Rialzo lo sguardo verso il Villan che stavo sorvegliando, notando che non è più seduto al tavolino fuori dal bar Sweet Goddesses.

'Maledizione, mi sono distratta e l'ho perso.'

«Non serve, Noah. La tua telefonata mi ha fatto perdere di vista la mia preda.»

«Felice di averti salvato la vita. Torna qui, forza.»

Lo maledico mentalmente e inizio a scendere dalle scale antincendio.

«Tu perché non sei a caccia?» domando scendendo l'ultimo gradino, incamminandomi per le strade di Los Angeles.

Qualche anno fa sarei stata entusiasta di vivere in questa città, volevo diventare un'attrice e vedevo questa città come un ottimo trampolino di lancio. Avevo intenzione di mettermi in gioco una volta finiti gli studi, presentarmi a dei provini sperando di essere presa in qualche film.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 31 ⏰

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League of Darkness - Il cimitero di ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora