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LEONARDO POV:

Seduti a bere uno bello sciottino di vodka. Ecco cosa facciamo io e mio fratello Leone il pomeriggio libero.
E a me va benissimo così.
La scuola, la mafia, il lavoro...
Sta diventando soffocante, quindi questi pomeriggi li amo.
Arriva Rury con i suoi boccoli scuri che le cadono sui fianchi,  un vassoio con sopra altri sciottini nelle sue mani.
Li appoggia sul tavolino in vetro davanti a me.
Facendolo si china lasciando a me una vista davvero graziosa e bella del suo fondo schiena.

Sta per andare via, ma con le mie grandi braccia le avvolgo la vita, e la faccio cadere sul divano, precisamente sopra di me.

Non l'abbiamo mai costretta a fare nulla di troppo intimo, ma la possediamo, e potrei anche farlo, se lo voglio.

Leone ignora tutto e continua a leggere uno dei suoi poemi letterari, penso si stia leggendo... l'Eneide? Si, credo.

Tengo stretta la ragazza a me, avvicino la testa al suo incavo del collo, e dico sussurrando :

«Ciao, Rury...» Lei involontariamente inarca la testa e io gli lascio un bacio a stampo sul collo, poi stacco le labbra e sorrido.
Sorride.

Rury è l'unica ragazza a cui non ho mai superato il limite , tra noi c'è un amicizia dove in mezzo ci sono baci e ricatti...

Gli faccio cenno di andare via, così lei si alza e sparisce dalla grande porta, mi rivolgo a mio fratello.

«Che ne dici di un giro?» Dico con tono che uso solo con lui, quello dolce ma sempre profondo e roco.

Lui abbassa il libro e sorride complice.

(SPAZIO DI TEMPO)

Io con la Ferrari nera opaca, lui con la sua bianca lucida.

Sfrecciamo tra i boschi, facciamo impennate, si sente solo il nostro ruggito.

Dietro di me Dior, la mia Pantera, ha il pelo nero e occhi azzurri, sta calma sul sedile posteriore abituata alle nostre gare.

Io supero lui, lui supera me...alla curva sembra che io sia pazzo per la velocità, ma anche Leone sta andando a queste velocità.

Chi vince? Nessuno, arriviamo assieme, come sempre...

Arriva una telefonata e rispondo con tono freddo e distaccato.

«Cosa vuoi?» Domando a chiunque sia dall'altra parte del telefono.

«Leo, la polizia vi ha chiamato con il numero che usate nella vita normale, dicono che i tuoi genitori finti sono morti e che siete senza tutori legali»

È Rury, e quegli idioti sono morti proprio oggi, il mio giorno libero!
Non ci posso credere.

«Chi era?» Domanda Leone quando ho attaccato il telefono.

«Rury.  Stefano e Camilla ( i nostri genitori finti ) sono morti» Dico e lui sbatte le mani contro le cosce...

«Mai un giorno in pace, eh?» Dice sbuffando, io entro dentro la macchina.

Non mi interessa di quello che dicono quei poliziotti, oggi è il mio giorno libero e libero sarà!

(IL GIORNO DOPO )

Mi sveglio nel mio soffice letto, da delle mani fini, le riconosco.

Rury.

Apro gli occhi e guardo la ragazza con la mia divisa lavata in mano, il mio zaino pronto.

Mi alzo e mi spoglio rimanendo in boxer, tanto Rury ormai ci è abituata, vado in bagno dove mi faccio una bella doccia.
Esco con un asciugamano in vita.
Prendo dalle braccia della ragazza la mia divisa e riesco a notare il suo sguardo su di me.

Metto tutta la divisa, la cravatta ci rinuncio già dall'inizio.

Mi sistemo con la mano i capelli e prendo lo zaino, quando le apro la porta per farla uscire per prima noto un po' di rossore sulle sue guance.

Che gli prende?

Forse dovrei diminuire l'aria calda.

Esco dopo di lei chiudendo la porta e scendo, la mattina sono piuttosto scettico.

Entro in cucina e trovo mio fratello a fare colazione, salutare, ovviamente da lui non c'è altro.

«Oi» Mi richiama e io lo saluto con un cenno, lui risponde allo stesso modo.

Mangio una mela, non ho molta fame la mattina, il pomeriggio si.

«Andiamo» Dico quando siamo pronti, arrivati in garage prendo la mia moto Yamaha nera e lui la sua Kawasaki Verde lime.

I ruggiti delle nostre moto fanno girare tutti verso la nostra direzione, noto dei uomini con abiti formali e mi insospettisco.

Un messaggio, prendo il telefono e vedo il mittente:

Rury:

Buona mattinata

E cosa penso? Che è...dolce.

Mi tolgo quel pensiero e con mio fratello sfiliamo con le nostre spalle grandi tra la gente che crea un varco per noi.
Hanno paura e ci ammirano.
Vedo tutte le ragazze a cui ho parlato una volta e si sentono dio, nessuno davvero importante.

Una ragazza rossa si aggrappa al mio braccio, ah si, l'ho vista l'altro giorno .
Sento un messaggio.

La scollo e lei fa la faccia da cane smarrito, guardo il messaggio:

Rury:

Il pranzo contiene quello che preferisci di più. Se non vuoi scrivimi che ti porto quello che vuoi

Entro con mio fratello e appena siamo abbastanza vicini, gli dico quello che ho visto prima.

«Leone. Due uomini. Giacca e cravatta.» Dico secco e lui capisce.

Annuisce distrattamente anche se so che sta già pensando a qualcosa di geniale.

Entriamo nell'aula di Matematica, dove quel prof di 88anni spiega sempre le stesse cose, sempre!

Io ormai sto facendo un quadro sul banco, sarà contenta la bidella...

«Leonardo e Leone Ricci» Chiama appunto una bidella, usciamo.

Perché siamo usciti? Io stavo iniziando a colorare.

«Fatto qualcosa?» Mi domanda Leone, nego con la testa.

Entriamo nell'ufficio del preside, quando mi arriva un altro messaggio, che ignoro, non posso, non ora.

«Si, preside?» Parla Leone con rispetto, che secondo me non deve avere, non da noi.

«Oh ehm...ah si, Leone, giusto? E tu sei Leonardo» Cerca di capire chi dei due è quello corrispondente.

«Dica quello che deve dire» Dico rabbioso io, odio questa voce.

Poi noto gli stessi uomini di prima, guardo Leone e lui l'ha notato.

È il capo della mafia italiana.

«Ragazzi, beh...come dovreste sapere i vostri genitori...» Ma che ti frega, bho.

«Sono defunti..e questa è la vostra vera famiglia.»

Ah, cazzo.

The mafia Brother Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora