Funerale.
/fu·ne·rà·le/
sostantivo maschile e aggettivo1.sostantivo maschile
Il complesso di cerimonie che il rito prescrive in onore del defunto, onoranza funebre: un f. solenne; spesso al pl..
"i f. della vittima saranno fatti a spese pubbliche"2.aggettivo
o lett. ). Funebre.
"ufficio f."Più brevemente dolore.
Il dolore di aver perso il proprio padre per dei mafiosi del cazzo che non hanno voglia di lavorare e pretendono di avere soldi altrui.
Non avevo mai sentito la pancia così vuota nonostante mi fossi ingozzata di cibo per placare la voragine che si era formata dentro di me.
La mamma stava piangendo. Non si era neppure truccata e vederla così distrutta e debole mi spezzava il cuore.
Io invece non volevo liberare le lacrime.
Preferivo mordermi le guance e non sbattere le palpebre così da dimostrarmi sicura e forte.
Cosa che assolutamente non ero.
Tantomeno mi sentivo.Entrare in chiesa fu un vero e proprio suicidio.
Non ci entravo da un bel po', faceva un certo effetto, soprattutto per un funerale.
Mi feci il segno della croce e mi sedetti nelle prime panche guardando la bara. Dopo di me entrarono tutte le altre persone che si sedettero in altri posti.
Quella fu la prima volta che prestai attenzione alla messa, che dissi tutte le preghiere e che entrai nella parte.
🩶
(🔞)2004 - 13 anni
<<Vieni qua, non ti facciamo nulla.>> mi disse un uomo dalla folta barba e dal viso fottutamente inquietante con un sorrisetto.
<<No grazie, sto bene così>>rifiutai col viso schifato.
Ma dove mi aveva portato mia madre?
C'erano ragazze mezze nude che ballavano tra cui vidi pure lei, mamma. E questo non poteva che farmi davvero tanto ribrezzo.
Si stava rovinando. Disintegrando lentamente.
<<Tieni.>> mi disse un altro.
<<Non ho sete.>> guardai il bicchiere pieno di acqua? Non credo. Non ero stupida.
Ero circondata da uomini che avevano il doppio, il triplo anche il quadruplo della mia età. E questo posto mi faceva schifo.
Volevo tornare a casa a fare i compiti come una normale tredicenne, non a stare con questi pedofili.
<<Che bei capelli che hai..>> provai a scostarmi immediatamente quando sentì delle viscide mani sulla mia spalla, ma non ci riuscì. Quelle mani scesero e scesero e altre si aggiunsero.
Mi veniva da vomitare.
<<È pure meglio di sua madre>>
Serrai le cosce quando qualcuno provò a intrufolarsi dentro. Non potevo fare niente con questi vecchi, non volevo fare niente.
<<Levatevi per favore...>> avevo iniziato a tremare, gli stavo supplicando e mi facevo schifo da sola.
Ma non venni ascoltata.
Il mio corpo da ancora adolescente venne esplorato per filo e per segno da tutti quanti e il dolore era la cosa peggiore, forse.
Mi stavano usando per soddisfarsi.
Stavano usando il corpo di una bambina per soddisfare i loro schifosi bisogni da adulti.Che. Schifo.
🩶
25 Maggio 2009
<<Tanti auguri a me...! Tanti auguri a me..!>>
Finalmente ho raggiunto l'età adulta. Sono maggiorenne e posso andare via, scappare da questo inferno che chiamavo "casa".
Soffiai sulla fiamma fatta dall'accendino e iniziai a sentire il rumore straziante delle bottiglie che si sfracellavano a terra.
Ormai ero abituata.
Non mi preoccupavo nemmeno a chiudere a chiave la porta: l'avrebbe sfondata o avrebbe trovato un modo per farmi uscire da camera mia.
Tutto attorno a me era buio, ma c'era molto caldo.
Non avrei aperto le finestre.
Passi pesanti sembravano avanzare verso di me e iniziai a prepararmi al peggio, vediamo qual è lo strumento di oggi.
Ormai penso che si sia scervellata abbastanza a cercare con cosa colpirmi.
Con una pedata la porta venne bruscamente aperta, sussultai ma non mi voltai: le davo le spalle.
Il cuoio nella schiena: cos'è? Una cintura?
<<Tanti auguri Cassie.>>
Spazio autrice:
La vostra queen è tornata con un nuovo prologo🤭.
È simile a The Password (attualmente archiviato), ma ho cambiato un po' la trama.
L'ho fatto un po' più lungo e niente 😝
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The Devil
FanfictionTW‼️ PAROLACCE, SCENE SPINTE ESPLICITE, VIOLENZA, ABUSI. 𝓣𝓱𝓮 𝓓𝓮𝓿𝓲𝓵 🩶 In una casa di Lipsia dove un lutto ha portato alla violenza. Dove non hai scampo se tua madre ha in mano una bottiglia di vodka. È la casa di Cassie Kairo. Fino all'et...