Come diventare Bad Boys

Prologo

Non ho mai capito il mondo femminile e mai lo capirò.

Troppi messaggi nascosti da decifrare, codici da rispettare e gesti da capire. 

Su questo argomento era come se fossi in un branco di leoni che combattevo per poter andare a procreare con le undici leonesse e portare avanti la specie con determinazione e orgoglio, sfidando gli avversari senza paura. Io ero quello che manco partecipava e si auto esiliava per evitare la figura di merda.

Sarà che non so vestirmi, sarà che i capelli me li taglia ancora mia nonna, sarà che non ho una moto, sarà che ho paura delle altezza, dei posti chiusi, dei pranzi con i parenti, di Wang che si incazza e del ku klux klan anche se non sono nero ma io di speranze con le ragazze non ne avevo, non ne ho e mai ne avrò.

Pessimista? Preferisco terribilmente realista. 

Anche tutti i miei amici e parenti sono realisti quasi quanto me: è da almeno tre anni che nessuno alle cene di natale mi pone la fatidica domanda "e la fidanzatina?" 

Secondo mia nonna non sono io, ma il mondo femminile che sta degradando sempre di più. Ormai cercano solo i playboy senza cuore, sperando di avere la loro grande storia d'amore travagliata e tenebrosa per poi finire incita a vent'anni di un bambino che avrà un padre assente e molto probabilmente  alcolizzato. Grazie nonna, ma questo non mi aiuta molto.

Fatto sta che lei era diversa, era perfetta, era quella giusta, quella che ti capita solo una volta nella vita. 

Elisabeth Wilson.

Presidentessa nel comitato scolastico,  a capo di tutte le manifestazioni, capo cheerleader, romantica, solare, brava con i bambini, bellissima, intelligente ma purtroppo irraggiungibile per il mio stato sociale. Posso solo permettermi di guardarla sorridere da lontano e fantasticare su lei lei ogni giorno.

Come ho già detto io di speranza con le ragazze non ne ho al 99% e se anche quel insignificante 1% servisse a qualcosa con Elisabeth Wilson andava beatamente a farsi fottere.