Salve gente!
Questo è il mio primo racconto originale che posto: si tratta di una storia molto speciale perché scrivendola ho capito che avrei voluto scrivere romance e tale consapevolezza mi ha permesso di liberarmi di tutti i pregiudizi che la società patriarcale trasmette nei confronti di un genere che ha una sua validità come tanti altri.
Spero che questo racconto vi diverta come ha divertito me nello scriverlo (e viaggiare con la mente a Venezia durante il Carnevale)... buona lettura!
PS: so che il Giacomo Casanova storico non è stato uno stinco di santo, ma il Casanova del titolo fa riferimento all'ideale che si è creato nel tempo, che non necessariamente corrisponde alla realtà...
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"Sapete che vi dico? A San Marco ci vado da sola... buona serata!" e Giorgia sbatté la porta della camera scendendo le scale con passo deciso.
Quando sua cugina Mariele le aveva proposto di andare con lei e Giada a Venezia sapeva che si sarebbe beccata qualche bega madre-figlia (Giada non aveva ancora digerito la separazione), ma ingenuamente aveva pensato che sarebbe stata una condizione accettabile pur di vedere per la prima volta la Serenissima.
Peccato non avesse calcolato quanto fastidio potessero dare una dodicenne imbronciata che si lamentava per il continuo camminare e la puzza delle strade e una madre che fingeva che stessero facendo la vacanza della vita, incapace di chiedere un po' di rispetto.
Tutto questo fino a cinque minuti prima quando, dopo essersi preparate per la sera, Mariele aveva proposto di fare un selfie per immortalare l'inizio della serata in costume, proposta alla quale - per la millesima volta da quando erano arrivate alla laguna -, Giada aveva alzato gli occhi al cielo, facendo definitivamente crollare l'ottimismo forzato della madre e portandola a contrattaccare con la carta del senso di colpa.
Quello, precisamente quello, era stato il momento in cui Giorgia aveva deciso che a tutto c'era un limite e che non si sarebbe fatta rovinare Venezia per colpa loro. Non in occasione del Carnevale.
Finalmente un po' di pace , pensò mentre scendeva le scale, sollevando la lunga gonna come aveva sempre visto fare nei film. Giorgia non aspettava altro che il momento in cui si sarebbe vestita come una dama del Settecento per fingere, anche solo per una sera, di essere nella Venezia di Giacomo Casanova, come nell'ultimo rosa, no, romanzo storico a tinte rosa che aveva divorato.
Arrivata all'ingresso, salutò il receptionist e controllò nello specchio anticato vicino alla reception lo stato del suo chignon, per poi allacciarsi la mantellina nera.
Va bene che febbraio si è rivelato un mese abbastanza caldo, ma non voglio tornare a casa raffreddata.
Faceva sempre un certo effetto specchiarsi e sembrare il soggetto di uno di quei ritratti femminili mascherati, col vestito magenta e la maschera dello stesso colore, con le decorazioni dorate e le tre piume morbide che facevano capolino al lato di questa.
E se avessi esagerato con Giada e Mariele? Come se Mariele non si fosse resa conto di come stavano andando veramente le cose. Forse ho fatto bene a lasciarle da sole: magari risolveranno i propri problemi invece che fare continuamente affidamento a me come paciera...
"E almeno stasera avrò Venezia tutta per me!" concluse stringendo quel tanto di più i nastri della maschera per far aderire maggiormente la cartapesta alla pelle.
Uscì dall'hotel sentendosi come una delle protagoniste dei suoi amati romanzi storici a tinte rosa - ok, romanzi rosa - forte e sicura di sé: man mano che camminava per le calle, ignorava sempre di più la puzza di cui tanto si era lamentata Giada, arrivando a chiedersi se vestita così avrebbe mai trovato un cavaliere tanto affascinante quanto premuroso capace di non farle rimpiangere l'azzardo appena compiuto...
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Il mio Casanova
ChickLit"Anche tu non sai il mio, ma non ce n'è bisogno:" disse allungando delicatamente una mano sulle sue labbra: "questo è il Carnevale, la festa del carpe diem: niente nomi, pensieri, legami, passato... solo persone alla ricerca di un attimo che valga u...