La mia dannazione

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Ero steso a terra. L'odore terribile che mi circondava mi nauseava. Non so per quanto tempo rimasi steso li, a terra, con gli occhi chiusi, sperando che se non li avessi aperti tutto questo non sarebbe stato vero. Ma dovetti accettarlo. Ero un dannato adesso. Il mio posto, ormai, era l' inferno.

Lentamente mi destai, sedendomi ed aprendo i miei occhi. Era tutto buio. Era tutto così grande, orribile da accettare... Mi guardai le mani. Erano bianche, come se fossero latte... Erano tante. Avevo sei braccia e due orribili gambe. Marchiato di rosa, sul mio petto, vi era un grande cuore rosa, colore ripreso da diverse altre striature presenti sui miei arti. Specchiai il mio volto su una pozza di fango vicino a dove sedevo, trascinando quel mio corpo immonde verso il fluido. Il mio volto bianco, maculato di rosa, rendeva quel mio aspetto terrificante quasi grazioso. Ero come una bambola di porcellana distrutta. Spaventosamente orribile, con un dolciastro retrogusto di dolcezza. Le mie pupille rosa, erano contornate da occhi di colori differenti, uno bianco ed uno nero. I miei capelli bianchi, erano bagnati e ricadevano sul mio volto. Il mio petto prospero, anche esso ricopetro da uno spesso strato di pelliccia, si alzava ed abbassava velocemente, al ritmo dei battiti del mio cuore. Com'era potuto succedere? Come potevo essere divenuto un demone? Perchè? Il perchè io lo sapevo. Lo sapevo bene. Era ciò che si meritava una merda come me... Improvvisamente mi percosse un brivido. Molly. Dove si trovava? Era li anche lei? Anche lei, che era sempre stata tanto buona, era li? Mi girai intorno con lo sguardo, constatando disgustato ciò che mi circondava... Io lo meritavo, si. Ma lei no. Con la sola forza di volontà mi alzai, reggendo il peso di questo mio disgustoso corpo su le mie due, fragili e nuove gambe. La cercai tutta la notte, con il mio corpo nudo, bagnato e sporco. Ero un vero mostro. Ma fui sollevato. Molly non c'era. Era in un posto migliore. Guardando il cielo, ammirai l' inferno ed il paradiso sopra il mio capo. Lei era nel luogo dell'eterna gioia. Sarebbe stata felice. Cosciente di questo, mi rassegnai a vivere la mia dannazione.

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