Sugar mommy

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Per quanto sembrino cose di secondaria importanza, la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo. Essi cambiano l'aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo.
Virginia Woolf



Quando misero piede nel vivace centro commerciale, Izuku tirò un sospiro di sollievo, non tanto per la guida un po' allegra di Masaru, quanto più perché la presenza di Katsuki al suo fianco lo rendeva assai inquieto.

Una volta arrivati in quella che doveva essere la piazza principale del complesso commerciale, una cacofonia di immagini e suoni estranei lo colpì al pari di uno schiaffo.

Era stato troppo piccolo per andarci da solo e, quelle rare volte in cui c'era stato con sua madre, lo ricordava più piccolo. Izuku si guardò attorno, osservando le mura esterne dei negozi, i giochi d'acqua della fontana, la miriade di colori che scorgeva nelle vetrine di abiti femminili, dove vestiti dai tessuti leggeri e fioriti facevano bella mostra assieme ad accessori variopinti. Qualche bambino correva libero tra le persone, madri che li cercavano a gran voce, gruppetti di ragazzini che prendevano gelati, Alpha che sembravano passeggiare senza problemi accanto ai loro padroni... Ma la presa di Katsuki sul guinzaglio lo trascinò via, guidandolo con un comando inespresso a cui Izuku obbedì senza protestare. Gli occhi grandi e innocenti dell'alfa dai capelli verdi svolazzavano da una vetrina all'altra, seguendo i movimenti del suo capo, osservando tutto ciò che poteva prima di essere trascinato avanti.

Fu Mitsuki a fermare il corteo silenzioso davanti a un enorme negozio che prometteva abbigliamento da uomo di qualità a prezzi ragionevoli; afferrò la corda di cuoio dalle mani di Katsuki: «Non credo tu voglia venire, giusto?».

Katsuki osservò sua madre e poi l'Alpha, con la mano che indugiava prima di cedere il controllo alla donna: «Arrangiati.», disse, con una riluttanza che era evidente nella rigidità delle sue spalle mentre si allontanava a passo svelto dalla soglia del negozio e raggiungeva suo padre che lo attendeva esattamente al bar di fronte al negozio.

Izuku osservò Marasu mettere una mano in testa al figlio e scompigliargli i capelli in un gesto affettuoso che il ragazzo non rifiutava. Ne sorrise, senza capirne bene il motivo, ma Mitsuki si accorse di quella distensione sul viso giovane e pieno di lentiggini.

«Non è un ragazzo cattivo, credimi. Può avere i modi bruschi e sopra le righe, ma solo perché sotto-sotto è un tenerone. Credi a me.», disse con calma, allungando una mano ad abbassargli il viso nella propria direzione. «Dovete solo darvi un po' di tempo per abituarvi. Lui a te e tu a lui.».

Izuku la osservò in quegli occhi vermigli così simili a quelli del figlio, ma più dolci e comprensivi. Quanto sarebbe stato più semplice se anche lui avesse avuto lo stesso carattere docile della donna?

«Perché ce l'ha così tanto con gli Alpha?».

I lineamenti della donna si tesero e il sorriso scomparve pian piano dal suo volto. «Non ho alcun diritto di dirtelo, tesoro... Ma spero che ci sarà l'occasione giusta per chiederglielo.».

«Mh...». Izuku esalò quel suono strano, di gola, a metà tra un cupo ringhio e un grumo di saliva che non sapeva esattamente dove andare. Era così corrucciato e pensieroso da sembrare quasi tenero agli occhi della donna, che lo vedeva come una potenziale montagna di muscoli dal viso gentile e solare. E voleva sul serio aiutarlo. Anche perché tutto si sarebbe aspettata, tranne che il suo Kacchan scegliesse un Alpha come quel ragazzo.

«Andiamo, Izuku!», lo invitò Mitsuki, strattonandolo un poco per il guinzaglio, con un calore nella voce che smentiva la vivacità delle sue azioni, accompagnando le parole a un tenue sentore di pane caldo. «Troviamo qualcosa che faccia per te!».

Worship me | {BakuDeku - Omegaverse}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora