Il lavoro non mi piace – non piace a nessuno – ma mi piace quello che c'è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi. La propria realtà – per se stessi, non per gli altri – ciò che nessun altro potrà mai conoscere.
~ Joseph Conrad ~Era passata una settimana dall'incidente con Katsuki e da quella specie di tregua che aveva instaurato con lui.
Izuku stava fissando fuori dalla finestra la vivacità delle strade sottostanti. La tensione tra lui e il biondino rimaneva palpabile, pure a casa, e i loro scambi si limitavano a sorrisi imbarazzati da parte dell'uno e cenni educati da parte dell'altro. «Va tutto bene, Izuku?», chiese Masaru, entrando in quell'ufficio luminoso e notando subito lo sguardo distante del giovane.
Lui e Mitsuki in quella settimana avevano cercato di fare il possibile per aiutarlo a diventare indipendente, provando a tenerlo occupato con pratiche burocratiche, solo per vedere se qualcosa riuscisse a entusiasmarlo. Ma per quanto Izuku apprezzasse i loro sforzi, non poteva fare a meno di sentirsi soffocato dalla monotonia della vita d'ufficio, il che era quasi un paradosso, perché al Rifugio avevano una serie di attività molto rigorose, cadenzate e, spesso noiose. Ma quello sembrava diverso.
Perché occupare il tempo della propria libertà finendo in una nuova prigione?
«Uh! Sì.», rispose frettolosamente Izuku, forzando un sorriso. «Stavo solo... Riflettendo.»
«Prenditi il tempo che ti serve...», intervenne l'uomo, con voce calda e incoraggiante. «Se vuoi fare qualcosa di particolare, non esitare a chiedere, sai.».
«Grazie...» sussurrò il ragazzo, con il cuore gonfio di gratitudine. «È che credo di aver solo bisogno di una pausa da tutte queste, ehm, scartoffie?».
Masaru sorrise a quella definizione e convenne che era difficile abituarsi a quella staticità fatta di computer, fogli scritti e telefonate.
«Ti dispiace se faccio un giro per l'ufficio?»
«Certo che no.», rispose l'uomo. «Vuoi che ti accompagni o preferisci esplorare da solo?».
Izuku rimase interdetto, perché erano giorni che lui ormai stava senza guinzaglio e girava liberamente tra gli uffici di Mitsuki e Masaru e quello a lui assegnato. Ma così...
«Da solo... Se-se posso, eh!».
«Certo! Fai pure con calma. Ci sono belle cose da vedere...», e, con un cenno di gratitudine, Izuku lasciò l'ufficio, ansioso di sgranchirsi le gambe e vedere cosa aveva da offrire il resto della Bakugō Corporation.
Vagò tra i cubicoli, osservando cautamente la gente che, come formichine operore, batteva sulle tastiere, scartabellava fogli, rispondeva a telefonate insistenti. Era un mondo che non faceva per lui, lo sapeva. Mentre infilava le mani in tasca e ricambiava gli sguardi curiosi del personale amministrativo, si disse che quello non poteva essere un lavoro per lui.
Ma, alla fine, quale era il lavoro per lui? Che lavoro poteva davvero aspirare a fare?
Ben presto i suoi passi lo condussero ad una uscita di servizio, che portava alle scale antincendio.
Prese la porta tagliafuoco e percorse quella rampa di scale che lo separava dal trentanovesimo piano.
Il corridoio in cui sbucò sembrava uguale a quello sul piano superiore, ma non c'erano cubicoli, ma meravigliose stanze dalle pareti vetrate, con delle fasce satinate nella parte bassa, e l'aria sembrava più frizzante: le persone dentro quei meravigliosi acquari di cristallo, così prese dalle loro discussioni o concentrate sulle loro scrivanie, sembravano emanare pura energia creativa.
STAI LEGGENDO
Worship me | {BakuDeku - Omegaverse}
FanficAi generosi Omega, che hanno saputo trasformare la società portando una luce di pace e di giustizia. Agli operosi Beta, che popolano il mondo e lo rendono prospero e vitale. E agli ignobili Alpha, che cercano di sopravvivere ogni giorno tra la soffe...