-Dove credi di andare signorina? -mi disse mia madre ancora in quella posizione.
-In giro. -risposi alquanto stufa di doverle dare delle spiegazioni dal momento che avevo compiuto 19 già da un po'.
-E sentiamo, "in giro" cosa starebbe a significare? Vai a farti uno spinello o ancora peggio a drogarti con i tuoi amichetti? -disse virgolettando le mie stesse parole e usando l'odio per l'ultima frase.
Rimasi scioccata a causa delle sue parole, ma non feci trasparire nulla se non il disprezzo che provavo verso la donna che avevo di fronte. Se non ero andata ancora via da quella casa era solo perché ancora non sapevo dove andare ed economicamente non potevo permettermi chissà cosa. Era mia madre l'unica a lavorare in famiglia e di conseguenza l'unica entrata. Mio padre è morto quando avevo solo due anni. Mia madre non mi ha detto la verità fino all'età di 14 anni; un incidente stradale causato da un pirata della strada che non rispettò la sua corsia invadendo quella in cui si trovava mio padre. Schianto frontale.
-Non sono cazzi tuoi di dove vado e cosa faccio. È la mia vita e decido io cosa farne! - gridai ormai esausta da quella, anche se breve ma asfissiante, conversazione.
La superai non degnandola di uno sguardo e sbattendo la porta sul retro alle mie spalle. Odiavo mia madre, odiavo la governante, odiavo quella casa.
Camminai per le strade più lussuose della zona in cerca di qualche negozio che facesse per me; mi fermai davanti ad una vetrina davvero niente male. Non ci pensai su due volte prima di entrare e spendere i soldi, dalla carta di credito che mi fu regalata da mia madre, per comprare un po' di tutto. Dagli short in jeans alle magliette, dalle scarpe basse a quelle col tacco, per poi finire con l'intimo. Quel negozio adesso era indiscutibilmente il mio preferito!
Uscii da lì dentro con tre buste in una mano e quattro nell'altra. Magnifico, non avrei potuto comprare più nulla a meno che la prossima busta non la tenga con la bocca, ma è una cosa alquanto improbabile e quindi mi diressi verso il bar all'angolo che aveva delle ottime crêpes e un altrettanto ottimo cappuccino.
Una volta entrata nel piccolo, ma accogliente locale, sentii subito gli occhi di tutte le persone presenti su di me, e questo mi diede un grande senso di autostima e mi riempii di orgoglio. Ma non furono solo gli occhi di quelle persone ad attirare la mia attenzione, sentivo un gruppetto di ragazze bisbigliare qualcosa del tipo "guardatela, chi crede di essere?", ma poco mi importava perchè il giudizio negativo di quelle ochette invidiose non poteva fare altro che farmi pensare che parlassero solo ed esclusivamente per gelosia. Le ignorai del tutto dato che la miglior arma è l'indifferenza e andai a sedermi al primo tavolino libero vicino alla grande finestra che trovai. Poggiai alcune buste sulla sedia al mio fianco, e altre sul pavimento. Mentre aspettavo che il cameriere si avvicinasse per prendere la mia ordinazione guardai il tempo fuori; ovviamente Londra non si smentiva mai, nuvole e cattivo tempo dominavano il cielo, ma non faceva freddo, quindi eliminando il cielo da brividi tutto bene!Finalmente il principe azzurro, così lo chiamavo, si avvicinò munito di taccuino e penna e sempre con quel sorriso che avrebbe fatto perdere il fiato alle ragazze, esclusa me ovviamente. Adoravo Niall, ma trovavo che non fosse il tipo adatto a me, troppo bravo ragazzo; io mi spingevo verso il classico stronzo e sexy che sa di esserlo. Cosa c'è di male in un pò di convinzione? Io non ci vedevo assolutamente niente di male.
-Cosa prendi bellissima? -mi chiese il mo amico con il solito sguardo premuroso che riservava per i suoi amici.
-Nello, ciao! Per me il solito, grazie. -gli sorrisi, uno di quei sorrisi sinceri, e forse il primo che facevo da tutta la giornata.
-Se non vuoi che ti sputtani, se non vuoi che dica cosa fai durante i nostri pigiama party alle persone qui dentro farai meglio a non chiamarmi Nello quando sono a lavoro, bellissima. -e così dicendo se ne andò dietro al bancone non prima di avermi rivolto un sorrisetto furbo e nello stesso momento meschino. Lo odiavo, ma lo adoravo così tanto! Molto coerente, no?
Scossi la testa sorridendo del mio stupido amico e tornai a guardare fuori, ma non mi focalizzai su un punto preciso, avevo lo sguardo perso nel vuoto con i pensieri che facevano a lotta nella mia testa. Quanto avrei voluto non avere nessuna preoccupazione, quanto avrei voluto un padre presente nella mia vita pronto a dirmi che sarebbe andato tutto bene, ricevendo un bacio sulla fronte come desideravo ormai da anni. Ma non sono cose che andavo raccontando, nessuno doveva conoscere questo lato di me. Mia madre mi ha "insegnato", se così si può dire, che nella vita non bisogna mai cacciare i propri sentimenti all'esterno se non vuoi che le persone ti facciano a pezzi; forse aveva ragione... mettendo in atto questo suo consiglio, a scuola e in altri luoghi, mi elevavo sempre e comunque, non mostrando a nessuno le mie debolezze.
E prima che i miei pensieri continuassero a vagare indisturbati nella mia mente Niall poggiò sul tavolino il cappuccino ed una strepitosa crêpes ricoperta di cioccolato. Il mio stomaco fece le capriole a quella vista e la mia bocca non vedeva l'ora di assaggiare quella delizia!***
Scusate per eventuali errori, poi magari lo rileggiamo e correggiamo.Comunque sia, ecco il secondo capitolo, cosa ne pensate?
valentinalamarca14 <-- lei è la persona con cui scrivo la fan fiction, se vi va seguitela 😊
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Love changes people |L.T.|
FanfictionGwen Dixon all'apparenza può sembrare una di quelle ragazze docili e dolci che appena la conosci ti è subito simpatica. Il suo visino d'angelo avrebbe potuto ingannare anche la persona più intuitiva dell'Universo, ma come si dice? Mai giudicare un l...