Penelope e Colin 2 parte

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(Pubblicata Prima dell'uscita della seconda parte della terza serie attesa il 13 giugno 2024)

“Cari Gentili Lettori, come vi aveva promesso questa autrice non vi lascerà a bocca asciutta. Vi donerà la seconda parte della storia. Buona Lettura”.

Abbiamo lasciato un furente Colin su una poltrona nella camera da letto di sua sorella Eloise, cosparso e pieno anche su di sé di opuscoli del Wistledown. Iniziava a martellargli la testa dal dolore. Eloise lo guardava ora un po' preoccupata. Finalmente Colin chiese ad Eloise una copia di ogni giornale in suo possesso da due anni a questa parte, anche di quelli che si era perso viaggiando. Salutò con un inchino Eloise e si diresse con il malloppo nella sua stanza. Prese un analgesico. Si stese sul letto e si assopì.
Nel mentre una Penelope in lacrime aveva attraversato la Strada ed entrava in casa di soppiatto. Nessuno la sentí, nessuno la bloccò, nessuno le chiese come stava. Si rifugiò in camera sua, chiuse a chiave la porta e correndo verso il letto si inginocchiò piangendo tutto quello che aveva in corpo inondando la coperta e sospirando il nome del suo cuore.
“Oh Colin!” Gemette.
Sapeva che Eloise non avrebbe avuto pietà. E nella sua vendetta avrebbe decretato la fine di ogni sentimento che suo fratello aveva iniziato a provare per lei.

Fu un sonno agitato quello di Colin, dalla passione appena risvegliata in Penelope, alle frasi canzonatorie sul suo conto quando si dichiarò ancora imberbe alla signorina Thompson, era come se vedesse il volto trasformato di Penelope in una risata beffarda, che si prendeva gioco di lui. Ma Colin si svegliò di soprassalto. Non accettava l'idea di non aver capito niente della sua fidata Pen. Liberò la sua scrivania ed iniziò ad ordinare per data i vari numeri del Wistledown. Se non fosse stato per ogni membro della famiglia che ogni tanto bussava per informarsi sul suo stato di salute, lui non avrebbe né mangiato né bevuto. Tutti erano preoccupati per lui. Senza conoscerne il motivo ad eccezione di Eloise che non aveva più detto una parola dalla sera del ballo, come fosse un voto.

Penelope si risvegliò il giorno dopo ancora con le braccia sul letto e le ginocchia per terra. Aveva il viso gonfio di pianto. Si alzò. Si lavò ed iniziò a ragionare. La domanda principale era questa: era stata compromessa? No. Nessuno a parte Colin sapeva cos'era successo in carrozza. Solo Eloise li aveva visti mano nella mano. Colin avrebbe mantenuto la promessa che le aveva fatto uscendo dalla carrozza? No di certo dopo la rivelazione di Eloise. Aveva bisogno di lui? Si! Come l'aria che respirava. Ma non l'avrebbe avuto mai. Non dopo quella notte. Aveva vissuto attimi di pura passione, Colin l'aveva portata alle stelle. Avrebbe ricordato per sempre quegli istanti condivisi. Non li avrebbe rivissuti con nessun altro. Mai. Lo amava troppo. Da sempre.
Allora che fare della propria vita?

Colin si mise a leggere, a tutte le ore, del giorno, della notte. In piedi, alla scrivania, a volte camminava avanti e indietro.
Uno alla volta, tutti i membri della famiglia Bridgerton si presentarono alla porta di camera sua per accertarsi del suo stato di salute. In particolare Benedict ogni sera lo pregava di uscire per svagarsi al club in sua compagnia. Ma con un grugnito e legandosi, Colin rifiutava sempre troppo era concentrato nella lettura. Antony, che nonostante fosse il capo famiglia fu l'ultimo ad essere avvisato dello stato d'animo di suo fratello, si precipitò alla sua porta bussando e chiedendo se stesse bene. Provò anche a fare cose che un visconte ormai non poteva permettersi ma da fratello maggiore tentò di estorcere qualche parola a Eloise anche con il solletico ma non ci riuscì. Se ne tornò a casa più frustrato di prima. Povero Antony!
Passavano i giorni e inizialmente Colin sembrava un leone in gabbia tanto era arrabbiato. Credeva di conoscere Penelope, pensava di sapere tutto di lei. Sempre alle prode, timida, introversa con gli altri uomini, impacciata e talvolta buffa. Tra le righe del suo giornale iniziava a coglierne ancora di più l'arguzia, l'intelligenza, la furbizia e la rabbia di Pen verso quella società che non tollera i perdenti, che non accetta i diversi.
Colin con il suo carattere empatico, riusciva a vedere gli ingranaggi nella testa di Penelope, ne coglieva le sfumature. E dalla rabbia, proseguendo la lettura, passò all’indignazione quando nominava la sua famiglia, fino a scoppiare a ridere quando prendeva in giro la corte, la Regina e gli stessi Featherington. Poi giunse la compassione quando lesse come si era presa in giro quella volta che lui si era proposto di aiutarla a cercare marito. Ecco cosa voleva dire quella notte nel giardino Featherington, prima del “bacio richiesto” che lo sconvolse. Penelope disse che la Wistledown non poteva non scrivere di lei, sarebbe stato strano che non diventasse lo zimbello, almeno per un giorno, dello scandalo del momento nel giornale, che ora sapeva, era da lei stessa redatto. Che coraggio, che forza quella donna!
Mantenere così bene e così a lungo quel terribile segreto!
Tutto quello che doveva essere odio verso di lei, si stava trasformando in ammirazione. Quella ragazza che era cresciuta insieme a lui aveva realizzato un progetto remunerativo a scapito della società inglese. E pur restando ai margini, era diventata centrale. Essenziale per quella società. Che donna! Si battè le mani sulle gambe e si diresse alla porta della sua stanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12 ⏰

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