Capitolo 1: Il sussurro delle onde

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Il cielo di Honolulu è un acquerello di sfumature rosa e arancioni mentre l'aereo inizia la sua discesa. Guardo fuori dal finestrino, tengo lo sguardo fisso sull'immensità dell'oceano che si stende sotto di me. Nonostante la bellezza mozzafiato, il mio cuore si serra al pensiero dell'acqua. "Non pensarci," mi rassicuro da sola, cercando di concentrarmi sul motivo del viaggio: Fatima.

Fatima, con i suoi occhi scintillanti pieni di sogni e speranze, si stringe a ma, la gratitudine traboccante in ogni parola. "Grazie, Agata. Questa gara... è tutto per me. È la mia grande occasione." le sorrido, stringendole la mano. "Farai faville, lo so."

La gara è programmata per le cinque del pomeriggio, dunque non avremmo tempo per andare dalla zia Josie per salutarla e poggiare i bagagli, andremo subito in spiaggia, per mia sfortuna...

Dopo aver raccolto i bagagli, ci avviamo verso l'uscita dove un'auto a noleggio ci attende. La macchina è una cabriolet bianca, perfetta per godersi il clima tropicale delle Hawaii. Mentre guidiamo verso la spiaggia, il vento gioca con i miei capelli bruni che indomabili, si liberano sotto il cappello di paglia bianco che poggia sulla mia testa, ma la mia mente è altrove,  persa nei ricordi dolorosi che il mare evocava.

La spiaggia è un paradiso terrestre, davvero, con la sabbia fine come zucchero a velo e l'acqua cristallina che lambisce la riva. Ma innegabilmente , è un promemoria di ciò che ho perso. Mi siedo su una roccia, osservando Fatima che si allontana, la sua silhouette longilinea e muscolosa si confonde con gli altri surfisti che si preparano per la gara.

Scrutando i surfisti agitati mettersi in posizione, noto lui. Lui, ovviamente non conosco nessuno qui ad Honolulu, ma lui.... Con la sua tavola sotto il braccio e quegli occhi verdi che brillano di sfida e il capello scuro umido che ricade morbido sul suo volto. Non so minimamente chi sia, ma è familiare. Non so nulla di lui ma riconosco la sua bellezza tipica di un surfista, se non fosse che emana un'aura di arroganza che mi fa ribollire il sangue. Non lo conosco, ma a pelle mi sta sul cazzo, magari mi sbaglio, ma succede raramente.

Come se il destino mi prendesse per il culo i nostri sguardi si incrociano. "Efrem!" Così si chiama. Lo richiama un suo amico, probabilmente. Il ragazzo, con un sorriso presuntuoso, mi passa accanto, spruzzandomi d'acqua salata con la sua tavola, scontrandosi bruscamente contro il mio  ginocchio. L'acqua fredda mi fa scorrere lungo la schiena un brivido freddo e sicuramente la botta non aiuta, e il ricordo dell'incidente che ha portato via mia  madre mi travolge come un'onda. "Idiota!" urlo, ma lui è già lontano, ignaro del turbamento che ha causato e gli incubi che ha risvegliato.

Lascio fluire i pensieri negativi e massaggio il ginocchio, quello stronzo mi ha causato una bella mora. Me lo massaggio, quando sento delle voci proclamare l'inizio della gara. Finalmente 

Osservo con apprensione mentre Fatima si avventura verso l'oceano, la sua tuta da surf aderente come una seconda pelle, decorata con motivi tribali che risaltano sulla sua pelle scura. Mia sorella  è un'immagine di grazia e potenza, la pelle ambrata bagnata tra sudore e acqua salata, i suoi capelli neri raccolti in una treccia spessa che le cadeva lungo la schiena. Io, al contrario, indosso un abito leggero di lino bianco, decisamente non da me, ma mi ha obbligata mia sorella dicendomi che mi stava d'incanto. Una delle tante bugie bianche che mi racconta.  Ho raccolto anche i capelli, il caldo non lo sopporto, figuriamoci i capelli svolazzanti appiccicati di sudore, molto meglio uno chignon.

 I miei occhi  seguono ogni movimento di Fatima, mentre i suoi verdi  brillano di eccitazione e determinazione. Quanto vorrei essere come lei, bella, appassionata e felice. 

La competizione è feroce, e Fatima si sta distinguendo, la sua tavola tagliava l'acqua con precisione, ogni onda un ostacolo da superare con eleganza. Ma poi, un'onda gigantesca si alza all'orizzonte. Una montagna d'acqua che promette gloria o disastro, ce la deve fare. Fatima, con un grido di sfida, si lancia verso di essa. Per un momento, sembra che la domi alla perfezione, ma poi un ragazzo compare e si mette in mezzo e la destabilizza, cazzo perché! Quando l'onda si abbatte su di lei con una forza inarrestabile, è inevitabile la caduta, e Fatima scomparve tra la schiuma per minuti infiniti. Urlo, molto forte. Urlo fino a non avere la voce ma lei è già immersa. 

Quello Che Rimane Di TeWhere stories live. Discover now