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Alla mia stellina, nicascrive




10 marzo 2025; meno cento alla maturità.


Si sta bene, incredibilmente bene alle Scuderie Cicognani in quell'ampia sala, circondati da luci e ottima musica d'accompagnamento.

Il sole sta calando piano, illuminando di sbieco dalle vetrate i ragazzi del da Vinci.

C'è chi prende pizzette e rustici, chi noccioline e patatine, chi versa sangria e chi ne mangia la frutta al suo interno, beccandosi ripetuti schiaffi sul collo e rimproveri da parte degli amici; chi balla in modo romantico con i propri partner e chi invece si scatena pur non avendo alcun talento.

Infine c'è anche chi se ne sta in disparte, lontano da tutti, seduto su quel piccolo scalino che divide quell'immensa sala interna dal giardino.

Simone li guarda, li osserva scrutando attentamente ogni singola espressione, ogni parte dei loro corpi e sorride ogni volta che incrocia lo sguardo dei suoi amici per poi tornare ad interrogarsi su cos'abbiano loro che lui non ha.

Ripensa ai cinque anni passati insieme: alle discussioni, ai bei momenti, alle cazzate fatte, alle gite, alle sospensioni, ai compiti copiati e ai traguardi raggiunti.

Tra esattamente cento giorni questa quotidianità forzata, ma comunque confortevole finirà e per quanto sia sempre piaciuto a Simone buttarsi e affrontare nuove esperienze, si sente incredibilmente debilitato adesso.

Facendo un bilancio, anche se non è ancora arrivata la fine dell'anno accademico, questi ultimi tre anni sono stati pieni di scoperte, un incredibile giro sulle montagne russe più alte del mondo. A conti fatti, sono più le volte in cui ha avuto paura, in cui si è fatto male che quelle in cui si è divertito e goduto l'adrenalinico viaggio con spensieratezza.

Espira l'ultimo anello di nicotina fuori da quella porta finestra prima di veder arrivare Manuel con due fette di pizza in una mano e altrettanti calici di vino in un'altra, volteggiando a ritmo di musica in quel pantalone marrone sartoriale che solo le labbra martoriate dai denti di Simone sanno quanto gli stanno bene addosso.

"Pizza preferita dei piccoletti tutta fumante in arrivo" urla per farsi sentire, continuando a fare un passo avanti e due indietro, prima di poggiare il vassoio di carta sulla sedia.

"La smetterai mai di prendere in giro i miei gusti?" solleva lo sguardo Simone, seguendo con gli occhi il corpo del minore mentre gli si siede affianco.

Prende uno dei due calici e lo poggia sul pavimento, alla destra delle sue gambe distese per lungo, per poi appropriarsi della fetta bollente della sua amata würstel e patatine con cui si scotta le dita nell'intento di addentarla.

Manuel sta già mangiando la sua diavola quando scuote la testa, stanco di dover sempre riprendere il minore come se fosse un bambino e ricordargli ancora una volta di soffiare sul cibo prima di farsi male.

"Se so de merda come gli uomini che te scegli, — mastica e deglutisce quel boccone — allora mai" abbozza un sorriso a labbra chiuse, con le guance piene prima di pulirsi gli angoli della bocca.

Accartoccia il tovagliolo e si stringe al minore, bagnandosi leggermente le labbra con quel verdicchio fermo e riponendolo al suo posto.

"Se po' sape' che c'hai?" chiede appoggiando il mento sulla spalla, abbassando di poco il capo per cercare quel contatto visivo che il corvino gli nega.

Alza un sopracciglio Simone, mentre stacca con i denti quella mozzarella filante e cerca di non far cadere a terra le patatine in bilico.

"Niente" fa spallucce in risposta al maggiore che scuote la testa.

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