Capitolo 2

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Yoko non credeva a quello che Marissa le stava raccontando. Erano entrambe sedute fuori dall'università, in un chioschetto pieno di alberi. Yoko aveva raggiunto l'amica dopo la lezione di arte ed ora stava ascoltando quello che l'amica le stava dicendo sulla professoressa Malisorn. Non avrebbe mai creduto che era una ricca ereditiera, figlia dei Malisorn, potenti industriali thailandesi. Marissa le raccontò come la giovane donna era scappata di casa, si era ribellata alla famiglia ed aveva vissuto per anni come qualsiasi ragazza di vent'anni. "Ti giuro che fatico a credere a tutto quello che mi stai raccontando... ma quindi quanti anni ha miss Malisorn?", "Non lo so", rispose Marissa, "Penso che sia sulla trentina". Yoko rimase pensierosa: miss Malisorn era davvero una persona interessante, di sani principi, ribelle il giusto per inseguire i suoi sogni; eppure, da come l'aveva vista lei a lezione, sembrava una persona rigida e severa. La realtà era davvero diversa, invece. Mentre Marissa le confidava altri gossip, lo sguardo di Yoko si imbatté ancora sulla figura slanciata della professoressa che proprio in quel momento si era seduta dall'altra parte del chioschetto, persa nei suoi pensieri. Notò come i suoi occhi comunicavano stanchezza e sofferenza. Che fosse perché le mancava la famiglia? Aveva qualcuno vicino a lei? E se non è così, perché non poteva esserlo lei? Pensò improvvisamente Yoko. Inaspettatamente i loro occhi si legarono e rimasero legati per quella che sembrava un'eternità. Ed ecco ancora, il cuore riprese a battere forte, tremava di emozione. Non le era mai successo di guardare qualcuno e sentirsi in quel modo.

Faye, d'altro canto, trovava curioso come quella ragazzina la stava guardando. Sembrava quasi che quegli occhietti potessero percepire ciò che provava in quel momento. Solo poche persone ci riuscivano, eppure lei sembrava di vederla davvero per quello che era. Con questa paura, Faye sciolse il loro contatto visivo, rientrando nel suo ufficio. Come era possibile che una ragazza, una studentessa, riuscisse a capire cosa lei stesse provando in quell'istante? La sua vita non era facile. Era una persona che si era costruita una corazza impenetrabile. Non aveva molte amicizie, solo la sua migliore amica Ice sapeva ogni cosa di lei e si conoscevano fin da quando erano ragazzine. Ice aveva vissuto con lei per un breve periodo di tempo e le era stata accanto specialmente quando Faye aveva abbandonato la sua vecchia vita e aveva deciso di vivere da artista a tutto tondo. Guardò fuori dalla finestra: il suo ufficio dava proprio sul chioschetto. Dall'alto osservò Yoko parlare con la sua amica, rideva, gesticolava, le stava facendo vedere il loro libro di arte. Chissà cosa le stava dicendo, chissà perché quel sorriso le faceva alleggerire il cuore. Appena Faye si rese conto che questa non era affatto una brutta sensazione, scosse la testa e si rimproverò di avere certi pensieri a scuola e soprattutto per una studentessa, quindi, prese il suo materiale e si recò alla prossima lezione.

Finalmente le lezioni di Yoko terminarono, calò la sera e la ragazza si ritrovò a percorrere la strada verso casa con Folk e Marissa. Folk era il tipico bravo ragazzo, dal viso pulito e gentile, dai modi garbati e un po' insicuro. Marissa, invece, era una bomba a orologeria: metteva sempre tutti di buon umore, era sempre sorridente ed aveva un seguito di ragazzi che le facevano la corte, ma a lei non importava. Aveva altri gusti: ebbene sì, le piacevano le ragazze. Yoko, quando lo scoprì, rimase di sasso, non si sarebbe mai aspettata che l'amica avesse questo tipo di preferenze, visto che era molto femminile. Quella volta imparò a non etichettare nessuno per il proprio sesso e preferenze sessuali. "Ah, ragazzi, che giornata!" sospirò Yoko, "Dai Yoko, la tua giornata è partita male ma almeno ti sei ripresa", la incalzò Marissa. Folk, ignaro della mattinata che aveva passato l'amica, rimase confuso e chiese "ma che è successo? Volete aggiornare anche me?". Le due ragazze scoppiarono a ridere e Yoko iniziò a raccontare la giornata che aveva appena passato. Si accorse che, quando parlava di Miss Malisorn, il suo cuore batteva felice. Sperò che i suoi amici non notassero ciò, perché non avrebbe saputo dare una spiegazione ai sentimenti che provava. Tra una chiacchiera e l'altra, Yoko arrivò alla porta del suo piccolo appartamento, salutò gli amici e diede loro appuntamento per il giorno dopo al solito posto. Viveva in un piccolo monolocale arredato in modo essenziale ma grazioso. Ci teneva molto ai dettagli: casa sua, infatti, era arredata da molti oggettini caratteristici e artisti. Sui muri erano appesi quadri e disegni. Si poteva dire che la sua era una casa colorata e viva. Era così che si sentiva quando era in mezzo all'arte; i suoi strumenti da disegno erano sempre pronti, di fronte alla grande finestra del soggiorno che dava su un panorama metropolitano ma che lasciava ben sperare nella natura. Infatti, dal suo soggiorno poteva vedere molto bene il cielo e qualche albero piantato qua e là per la città. Una volta tornata a casa, Yoko si preparò la cena e da brava ragazza preparò tutto il necessario per le lezioni che avrebbe avuto il giorno dopo, sperando in cuor suo di poter osservare ancora quella giovane donna che le faceva battere il cuore.

Faye, intanto, era tornata nel suo appartamento. Anche la sua giornata lavorativa era terminata ed era tornata alla sua vita solitaria. Non le dispiaceva vivere in questo modo, anche se a volte non le sarebbe affatto dispiaciuto avere una persona al suo fianco su cui contare. Non che Ice non fosse presente per lei, ma Faye cercava altro anche se credeva impossibile trovare qualcuno che le facesse smuovere il cuore. Pensava, infatti, in modo stupido, che nessuno era degno di starle vicino, di capirla completamente. Mentre sorseggiava una birra, si mise seduta sul suo sgabello, di fronte ad una tela bianca. La luce della luna e qualche lampada illuminavano fiocamente l'ambiente circostante. Prese una matita ed iniziò a tirare le prime linee per impostare quello che sarebbe stato un viso. Si accorse che, senza neanche rendersene conto, stava disegnando il viso di quella ragazza, Aparsa. Chissà quale era il suo nome. I tratti del viso iniziarono ad essere più marcati: Faye riusciva a disegnarla avendola vista solamente una volta nella sua vita. Come era possibile tutto ciò? Le mani si muovevano spinte dal cuore che era già rapito da quella ragazza, ma Faye ancora non se ne rendeva conto, o forse non voleva farlo. Chissà cosa aveva in serbo per loro il destino, la vita.

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