Le lezioni universitarie di Yoko proseguivano con intensità, i giorni passavano veloci e in men che non si dica gli esami di metà anno erano alle porte. Tra il lavoro e l'università, la ragazza faceva un po' di fatica a seguire tutto ed erano molte le mattine in cui faceva fatica ad alzarsi e a seguire. I progetti e i compiti che gli insegnanti li chiedevano li portava sempre a termine, ma la stanchezza iniziava a farsi sentire. Perfino Marissa e Folk erano preoccupati per lei, avevano, infatti, notato che l'amica era troppo tesa e a volte non prestava nemmeno attenzione a quello che le dicevano. Una mattina, Yoko stava frequentando la lezione di arte; miss Malisorn stava spiegando con il suo charme una delle tante correnti artistiche che fecero scalpore in Europa. Yoko seguiva a rilento, prendeva pochi appunti e faceva perfino fatica a tenere gli occhi aperti. Faye notò questo suo comportamento ma decise, stranamente per questa volta, di non infierire, ma di continuare la lezione come nulla fosse. Se fosse stato un altro studente a comportarsi in quel modo, probabilmente lo avrebbe ripreso in men che non si dica, eppure per Yoko fece un'eccezione. Infatti, nelle settimane precedenti, Faye continuava a notare l'impegno che la sua studentessa ci metteva per la sua materia; la rendeva fiera, felice che i suoi sforzi venivano apprezzati da una giovane come lei. Quando la lezione finì, Faye richiamò Yoko, la quale senza batter ciglio si alzò lentamente dal banco e la raggiunse alla cattedra. "Sì, professoressa?" Faye la osservò, notò la stanchezza della giovane, i suoi occhi sembravano addirittura vuoti, non brillavano più come loro solito. "Volevo invitarla a prendere un caffè con me questo pomeriggio dopo le lezioni" fece una pausa, doveva pur dare una motivazione, no? Non poteva di certo lasciarle un invito così su due piedi: "La volevo invitare perché volevo parlare con lei del suo ultimo compito che le ho assegnato e, spiegarle tutto in pochi minuti mi sembra riduttivo, non crede?". Yoko rimase sorpresa dall'invito della professoressa, soprattutto fuori dal contesto scolastico, però non si fece problemi ed accettò volentieri: "ma certo, professoressa, mi dica solo dove." Faye le diede appuntamento ad un cafè vicino ad un parco cittadino molto famoso, pensò che stare in mezzo alla natura avrebbe fatto bene ad entrambe. Yoko, d'altro canto, pensò che fosse quasi un appuntamento, cosa assolutamente impossibile per lei, visto che era una studentessa ed aveva solo vent'anni. Nonostante ciò, fu felice di accettare e aspettò la fine delle lezioni con trepidazione.
Faye fu la prima ad arrivare al luogo dell'appuntamento. Si guardò attorno dopo essersi seduta ad un tavolino che dava sul prato verde del parco circostante; il posto era pieno di studenti, di famiglie, forse quello non era il luogo adatto per un incontro del genere, ma loro avrebbero semplicemente parlato di scuola, giusto? Si autoconvinse che in tutto ciò non c'era niente di male, eppure il suo cuore scalpitava e le tremava la gamba per l'agitazione. Si diede della stupida proprio mentre Yoko la raggiunse al tavolo. Faye rimase stupida come tante volte della bellezza della giovane studentessa. Rimase a fissare il suo viso piccolo, la pelle giovane e probabilmente morbida, la figura minuta in uniforme scolastica. La trovava davvero bella, di una bellezza particolare. La salutò in modo cordiale e la invitò a sedersi di fronte a lei. Una leggera brezza scompigliò i loro capelli mentre il cameriere venne a prendere le ordinazioni. Entrambe ordinarono un semplice caffè, Yoko vi aggiunse un dolcetto tipico thailandese. "Allora, signorina Aparsa..." prese la parola Faye. "Yoko, mi chiamo Yoko", la interruppe la giovane ragazza, "Mi chiami così, se non le dispiace e mi dia del tu, in fin dei conti sono io a doverle dare del lei". Faye acconsentì e riprese il discorso: "E va bene, Yoko... ti trovo più spenta in questi ultimi giorni, come mai? Il tuo compito è stato uno dei migliori ma mi aspettavo qualcosa di più stravagante, più... tuo". La studentessa si rattristò nel sentire ciò, specialmente se lo diceva miss Malisorn, la sua professoressa preferita della sua materia preferita. Con i caffè arrivati al loro tavolo, Yoko prese parola "Mi dispiace, professoressa, purtroppo è un periodo davvero intenso per me: tra lavoro, lezioni, compiti faccio davvero fatica a seguire tutto come prima, ma le prometto che mi impegnerò ancora di più, non voglio di certo deluderla". "Lavoro? Lei... volevo dire te, lavori?". "Sì, faccio la cameriera in un cafè vicino all'università, ovviamente quando non ho lezioni". A Yoko non pesava lavorare, lo faceva con la spensieratezza di chi è giovane e deve ancora godersi la vita e il mondo. Le due chiacchierarono piacevolmente: Yoko le raccontò della sua carriera scolastica, la nascita prematura, la difficoltà a studiare e a stare al passo con i suoi compagni, la sua vita senza genitori, le risultava facile parlare con Faye, poiché quest'ultima era un'ottima ascoltatrice. Faye, dall'altra parte, risultò essere molto comprensiva nei riguardi della più piccola; trovò anche alcune esperienze di vita simili, ad esempio l'essere sole in questo mondo, chi per una ragione chi per un'altra. Stranamente anche lei si mise a raccontare un po' della sua vita: le spiegò come era arrivata ad essere una professoressa di arte, come entrare in questo mondo era difficile; le raccomandò di impegnarsi, di essere diversa da quello che ci impone la società. Yoko rimase ammaliata dalla bellezza interiore della più grande. Il tempo tra di loro sembrava essersi fermato, sembrava che vivessero nella loro piccola bolla di sapone, chiudendo al di fuori il resto del mondo.
Le due parlarono di arte, di artisti, di viaggi che vorrebbero fare e, tra una chiacchiera e l'altra, decisero perfino di fare qualche passo a piedi in mezzo al verde e agli alberi. Nel parco c'erano famiglie, bambini e anziani a passeggio proprio come loro. Faye camminava con le braccia conserte, lo sguardo fisso di fronte a sé; Yoko, invece, teneva tra le braccia qualche quaderno e sorrideva in modo naturale. Si sentiva leggera, felice, come poche volte nella sua vita. Certo, i suoi amici la facevano stare bene, ma questa sensazione che stava provando era qualcosa di diverso: il cuore era leggero, batteva veloce, era come essere al posto giusto, al momento giusto. Anche Faye, senza saperlo, provava le stesse sensazioni. Una cosa aveva imparato oggi: erano più simili di quello che pensava. Quella solitudine, che entrambe provavano nei momenti più bui, ora era sparita e faceva spazio ad una serenità mai provata prima.
"Miss Malisorn, posso farle una domanda?", le chiese d'un tratto Yoko. "Dimmi, Yoko". "Perché è sempre triste?". Faye rimase sconvolta da quella domanda bruciapelo, tanto che si bloccò in mezzo alla stradina sterrata. Rimase per qualche secondo senza parole, come era possibile che quella ragazza aveva percepito la sua tristezza? Si ricompose subito e le domandò il perché di quella constatazione. "Lo vedo che sei triste, i tuoi occhi parlano da soli. Ti vedo sempre con questo sguardo e mi sono sempre chiesta perché non ti ho vista mai sorridere. Sembri così dura, severa ma, secondo me, sei molto fragile e nascondi tutto quello che provi dietro questi occhi freddi e distaccati a molti". Yoko si era sbilanciata molto con queste dichiarazioni, dimenticandosi che stava parlando con una professoressa e le aveva perfino dato del tu. Vedendo che Faye non rispondeva, Yoko prese subito parola "Mi scusi, non volevo essere inopportuna. Mi scusi davvero tanto...". Faye scosse allora la testa: aveva avuto la conferma che la ragazza di fronte a sé era unica nel suo genere, come poche in quel mondo. "Non ti scusare, non hai detto nulla di male". Le rispose in modo cortese ma non le diede una risposta, nessuna spiegazione. Yoko ci rimase male ma capì la scelta della maggiore; in fin dei conti lei non era nessuno, o meglio, era una sua studentessa.
La domanda di Yoko rimase ad aleggiare nell'aria del parco e si perse nella brezza che tirava al calar del sole. Ormai era quasi ora di cena e il loro "appuntamento" era giunto al termine. Si ritrovarono una di fronte all'altra, i loro sguardi uniti, non lasciavano intendere di volersi allontanare. Entrambe si accorsero che quel pomeriggio era stato uno dei più belli della loro vita fino a quel momento. Yoko desiderava viverne altri così come quello. Desiderava poter conoscere ancora di più Miss Malisorn, e si ritrovò a pensare che non c'era niente di male nel voler conoscere una persona più grande. Al contrario, Faye, per quanto era stata bene, sapeva che la realtà, fuori dalla loro bolla, era ben diversa. Avrebbe dovuto rientrare nei panni di professoressa, tenere una certa distanza sia fisica che mentale. Ci sarebbero riuscite dopo quel pomeriggio?
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You turned my life upside down - #fayeyoko
RomanceCosì diverse, eppure così simili. Forse la solita storia sdolcinata, ma mi piace vedere la vita così: qualche gioia e qualche dolore. Fan fiction a tema #fayeyoko