Il gran giorno era arrivato, il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano e... no, purtroppo per Yoko non era affatto un buon giorno. La mattina era arrivata in ritardo a lavoro e il suo supervisor l'aveva ammonita, pur conoscendo la vita indaffarata della giovane. Perfino i clienti, con i quali cercava di essere sempre gentile e cordiale, la trattavano con sufficienza. Insomma, era proprio una giornata no per lei. L'unica cosa che poteva tirarla su di morale era l'appuntamento con la sua amata professoressa a pranzo. Più passavano le ore, più Yoko si sentiva elettrica, in ansia, il cuore saltava battiti ogni volta che guardava l'orologio. Era felice, in estasi, impaziente. In quella giornata assurda, Faye era la sua luce e niente e nessuno avrebbe rovinato quella sensazione e il loro appuntamento, anche perché ci misero giorni a trovare un orario e una giornata che andasse bene ad entrambe. Tra le lezioni e i turni di lavoro, Yoko aveva fatto davvero fatica a incastrare tutto ma finalmente erano riuscite a trovare il giorno fatidico per la loro uscita. Era quasi pronta a slacciarsi il camice, quando il suo supervisor le andò incontro e le rivolse poche parole "Yoko, devi rimanere". Avete presente un vetro infrangersi al suolo? Ecco, quello era il cuore di Yoko in quel momento. "No, scusami Trent, ma ho un impegno. Non riesco a fermarmi". "Devi, ho bisogno di te". Lui sospirò, ma rimase fermo nella sua decisione: "Senti, né io né te vogliamo questo. Anche io voglio andarmene a casa ma dobbiamo restare. Mancano due persone che non si sono presentate e dobbiamo coprirle". La sua era una scusa palese, poiché Yoko era in contatto con tutti i suoi colleghi e nessuno le aveva accennato nulla. Anche lei rimase ferma nella sua posizione "Mi dispiace, ma allora dovrai fare da solo. Ho detto che ho un impegno e non ho intenzione di declinarlo". Si tolse il camice e girò i tacchi, lasciando il più grande stizzito, "Non so quanto ti convenga questo comportamento". "Mi stai minacciando?". "No, assolutamente. Sto solo dicendo che domani potresti anche non ricevere i tuoi turni giornalieri", le sorrise malignamente. Yoko rimase a bocca asciutta, strinse i pugni, ma non gli rispose, prese semplicemente le sue cose e se ne andò. Le rimase l'amaro in bocca. Avevano appena rovinato il suo buon umore e probabilmente anche la sua uscita.
Faye era arrivata al ristorante che aveva prenotato qualche giorno prima. Era un bell'ambiente, dai tavoli e dalle sedie moderne, tranquillo e non affollato. Si trovava anche in una zona poco trafficata, eppure abbastanza conosciuta della città. Rimase in attesa dell'arrivo di Yoko per qualche minuto, guardandosi attorno e dando ogni tanto un occhio al cellulare. Non aveva ricevuto nessun messaggio da parte della ragazza, quindi non le aveva dato buca, eppure era preoccupata. Iniziava a provare ansia, senza tener conto della tensione palpabile che sentiva. Assurdo provare tutto ciò per lei che era una figura severa e fredda. Lei, che non si faceva mai coinvolgere emotivamente in niente, ora era lì ad attendere una ragazzina, in preda all'ansia. Improvvisamente il cellulare le squillò e il nome di Yoko comparve su di esso, si affrettò a rispondere "Sì?". "Miss Malisorn, non mi sono dimenticata, sto arrivando! Ho avuto una discussione a lavoro. Due minuti e sono lì. Mi sta ancora aspettando, vero?". "Non preoccuparti, sono qui". Faye fece un sospiro di sollievo e la salutò per poi vederla entrare dalla porta del ristorante qualche minuto dopo. Appena la vide, Yoko le rivolse un sorriso ampio e luminoso. "Miss Malisorn! Eccomi!". Faye la salutò in modo cordiale e vennero fatte accomodare dal cameriere al tavolo. "Che bel posto, professoressa..." Yoko si ritrovò a osservare i dettagli dell'ambiente attorno a sé. La tavola era apparecchiata minuziosamente. Sembrava tutto molto chic per lei. Dal momento in cui era arrivata, Faye non aveva fatto altro che osservarla. Non poteva fare a meno di fissare il viso di lei, il suo sorriso. Non si era nemmeno accorta che il cameriere era arrivato a prendere le ordinazioni. Entrambe ordinarono un buon primo piatto, al quale Faye aggiunse anche un buon calice di vino. Sembrava che Yoko fosse imbarazzata, anche se era lei quella più in imbarazzo. Erano anni a cui non andava ad un appuntamento, non sapeva di che parlare con la più piccola se non di lezioni, artisti e quant'altro, però prese coraggio e iniziò a chiederle della giornata. Era necessario solo rompere il ghiaccio che poi venne tutto con naturalezza: le due chiaccherarono a non finire, conoscendo vicende delle loro vite che non pensavano mai di poter conoscere.
Il tempo passò così velocemente che entrambe si ritrovarono a pensare che era un peccato tornare alle loro solite vite. Yoko, però, le propose di fare due passi nel luogo dove si erano ritrovate qualche giornata prima. Faye accettò, non lasciandosi sfuggire quell'occasione di vivere di più la più piccola. Raggiunsero così il loro parco, camminando l'una a fianco all'altra. Calò un velo di imbarazzo tra loro, il rumore dei loro passi e gli uccelli cinguettanti facevano da padrone. Le venne in mente però che Yoko le aveva accennato di una discussione, così decise di cogliere la palla al balzo e di chiederle che cosa era successo al lavoro. Yoko si rattristò improvvisamente, "Probabilmente perderò il lavoro, ma non fa nulla, ero stanca di quel posto", alzò le spalle in segno di disinteresse. Non le sembrava affatto interessata, anzi, era piuttosto dispiaciuta. Aveva abbassato lo sguardo e si era incupita. Faye storse la bocca, non le piaceva vederla così, senza quel bel sorriso sulle labbra. "Non sembra tu non sia dispiaciuta...", iniziò a parlarle, "però se dici così, un motivo ci deve essere e forse, non era il luogo adatto a te e alla tua personalità". Yoko rimase in silenzio e Faye, pensando di aver detto una cosa sbagliata, corresse il tiro e aggiunse "Voglio dire, tu sei una ragazza brillante e solare, hai un tuo punto di vista particolare su tutto ciò che ti circonda. Probabilmente quello era un posto di lavoro che non ti faceva brillare abbastanza per la persona che sei". Le parole di Faye erano sincere, talmente tanto che Yoko rimase sorpresa e sulla sua bocca ricomparve quel bel sorriso che la professoressa amava tanto. "Grazie, professoressa. Lei è molto gentile, ma vede, non è neanche tanto questo che mi rattrista. Il problema è che con questo lavoro mi pago gli studi e ora che non ce l'ho più, perché non credo di presentarmi domani a lavoro, la vedo dura. Come faccio?". La guardò dritta negli occhi, in attesa di una soluzione. Faye capiva perfettamente come Yoko si stava sentendo, essendoci attraversata lei per prima. La prese per mano e strinse questa tra le sue, ricambiando il suo sguardo. "Sono sicura che un lavoro lo troverai prima che tu te ne accorga. Si capisce benissimo che sei una ragazza intelligente e responsabile e cercherò di aiutarti come posso anche io. Ad esempio, che ne dici se ti aiutassi economicamente?". Yoko scosse subito la testa. "No, no, no, assolutamente no. Non posso chiederle questo. E' davvero troppo anche per me". "Non intendo che accetti i miei soldi così, intendo dire che li accetti e poi me li ridai indietro, se ti fa sentire meglio". Le sorrise in modo dolce, accarezzandole il dorso della mano. La sentiva vicina, emotivamente e fisicamente. Da quella vicinanza, Faye poteva osservare meglio il taglio degli occhi e la bocca piccola ma carnosa della più giovane. Yoko si accorse del loro avvicinamento e non voleva rovinare quel momento che si era creato tra di loro. Mai la professoressa le era stata così vicino, in tutti i sensi. Si sentì tremare le gambe per l'emozione, il cuore a mille e il respiro trattenuto per paura che tutto svanisse. "Allora, che dici, Yoko?" la incalzò la maggiore e Yoko si ritrovò a pensare che il suo nome, pronunciato con tale dolcezza, non le dispiaceva affatto sentirlo per il resto della sua vita. "Professoressa...", la supplicò con lo sguardo. "Chiamami Faye e dammi del tu", la interruppe subito. Yoko spalancò gli occhi per questa rivelazione a fior di pelle. "Faye... è un bellissimo nome", rivelò, lasciando timidamente voce ai suoi pensieri. Faye le sorrise in modo ancora più dolce. Doveva ammetterlo: non riusciva fare a meno di preoccuparsi per lei. Era disposta perfino ad aiutarla economicamente, pur di non farsela scappare, pur di veder quel sorriso ancora e ancora. "So cosa stai provando, ci sono passata anche io anni fa e al mio fianco non avevo molte persone che mi sostenevano. Per questo voglio esserci per te. So che è affrettato e forse non è neanche giusto, ma voglio starti vicino ed aiutarti come posso". Fu strano anche per lei stessa aprirsi, ma con Yoko risultava tutto più facile, più naturale. Le accarezzò il viso e la guardò in modo dolce. Doveva ammetterlo, si stava affezionando a lei. Yoko, d'altro canto, si lasciò accarezzare in quel modo, godendosi le carezze della maggiore. In quel momento non erano più una studentessa e una professoressa, erano due semplici ragazze, erano Faye e Yoko e non c'era niente di più bello. Era tutto impossibile ma era reale: entrambe, per la prima volta dal loro primo incontro, si stavano finalmente lasciando andare, lasciando fuori dalla loro bolla quella che poteva essere una relazione ambigua.
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You turned my life upside down - #fayeyoko
RomanceCosì diverse, eppure così simili. Forse la solita storia sdolcinata, ma mi piace vedere la vita così: qualche gioia e qualche dolore. Fan fiction a tema #fayeyoko