Quando Joeanne arrivò al locale erano le undici e cinquanta; posteggiò molto velocemente e scese dall'auto. Stette nel parcheggio per un minuto a osservare l'esterno del suo posto di lavoro e a contemplare lo scempio che il tempo e l'abbandono stavano praticando. Le finestre erano state barricate con assi di legno; in alcune zone sembrava che i muri stessero per cedere e altre erano piene di graffiti. Tutto era sporco e logoro. Ma la cosa che più attirò la sua attenzione fu l'insegna al neon: le sembrava che l'immagine della mascotte agganciata alla scritta la stesse fissando e il fatto che fosse completamente spenta non aiutava a renderla meno inquietante.
Dal momento che la sua notte di lavoro stava per incominciare, si avviò verso l'entrata dell'edificio; una volta solcate le porte di ingresso le si presentò davanti una stanza di quattro metri per cinque le cui pareti erano piene di poster scoloriti e strappati; il pavimento era a scacchi neri e bianchi ed era ricoperto di sporcizia. C'era una finestra (anche essa barricata) che percorreva la maggior parte del muro e sotto di essa si trovavano delle sedie di plastica di colore grigio addossate a un bancone. La polvere e alcune casse ormai vuote da tempo testimoniavano l'abbandono del locale. A destra vide il passaggio verso la zona riservata ai dipendenti; qualche giorno prima Mike le aveva dato delle istruzioni ben precise e lei se le era appuntate, perciò prese il taccuino dalla sua tasca e iniziò a sfogliarlo.
- Passo n. 1: andare al generatore dietro la reception e accenderlo - lesse Joe.
La donna si avviò dietro al bancone e, una volta arrivata, si guardò intorno; trovò una porta di colore nero con una scritta che diceva: "Riservato ai dipendenti". Joe la solcò e percorse un buio corridoio che portava a una stanza altrettanto buia piena di armadietti; alla fine della stanza si trovava un enorme generatore con una leva arrugginita. Joe la afferrò e provò a tirarla verso l'alto senza risultato per via della ruggine; al sesto tentativo finalmente ci riuscì e le luci della stanza iniziarono ad accendersi. Si accorse che non tutte le sale però si erano illuminate: forse, qualcosa non funzionava nell'impianto, ma non aveva certo ora il tempo per sistemare la cosa. Per questa notte avrebbe rimediato in altro modo.
- Bene, ora, vediamo qual è il prossimo passo - pensò la donna, mentre recuperava il suo taccuino e rincominciava a sfogliarlo.
-Passo n. 2: andare verso uno degli armadietti qualunque della stanza, prendere da dentro una torcia e una mappa, in seguito indossare la divisa - lesse.
Fece come c'era scritto, ma prima di indossarlo, decise di guardare bene l'indumento di lavoro: si trattava di semplici pantaloni neri, una maglia con colletto a maniche lunghe di colore viola, una cravatta nera e un distintivo di colore oro con su scritto "Sicurezza".
- Uh, non è un po' troppo appariscente per essere un qualcosa che dovrebbe indossare una guardia di sicurezza? - pensò Joe - Oh beh, non mi pagano di certo per fare domande su cosa dovrei mettermi addosso.
La donna si cambiò molto velocemente, mise i suoi vestiti nell'armadietto e si diresse di nuovo nella sala di ingresso per consultare il taccuino e capire che cosa avrebbe dovuto fare adesso.
- Passo n. 3: usare la mappa per trovare l'ufficio della guardia notturna così da poterci entrare prima di mezzanotte - lesse.
Joeanne ancora non comprendeva perché per Mike era così importante che lei entrasse nella stanza di sicurezza prima di mezzanotte...Non era mica Cenerentola! Lei aveva chiesto spiegazioni sul perché di quest'orario, ma lui le aveva risposto in modo molto vago per poi cambiare completamente discorso.
La donna prese la mappa del posto; la via più vicina per arrivare alla stanza era quella attraverso la sala principale, ossia la grande stanza di fronte all'ingresso. Percorsolo, si ritrovò davanti ad un'entrata che aveva le porte tipiche dei saloon del vecchio West. Anche queste mostravano segni di abbandono e strani graffi che solcavano la vernice verde chiaro. Sopra, in giallo, spiccava la scritta "Benvenuti"; spontaneamente, Joe, ridacchiò in modo malinconico: era chiaro che ormai da tempo quelle porte non auguravano a nessun visitatore il benvenuto...a meno che il benvenuto non fosse per lei! Per quanto sciocco, il pensiero di qualcuno o qualcosa che là dentro potesse darle il "benvenuto" le fece venire la pelle d'oca e un brivido freddo le corse lungo la schiena. Scacciò quel pensiero, allora apparso stupido (sigh), e oltrepassò la porta. Essa gemette sotto la sua spinta e si bloccò senza ritornare al suo posto; fu Joe a riaccompagnarla alla posizione originale, non senza un ulteriore gemito dei cardini arrugginiti. La donna si ritrovò in una enorme stanza piena di tavoli con bianche tovaglie su cui spiccavano coriandoli di tutti i colori, sintomo di feste e allegre risate che ormai stonavano con il silenzio e l'abbandono del posto. Completavano l'arredo sedie nere con stelle dipinte, alcune delle quali cadute inesorabilmente sul pavimento e mai più rialzate, pareti decorate da poster, luci al neon a forma di pizza e centinaia di stelline luminescenti attaccate al soffitto. Nelle zone di passaggio dalla sala principale alle altre, cartelli pendevano dal soffitto a indicare le direzioni. Joe fu colpita dal fatto che ognuno di questi avesse un aspetto unico: quello che portava all'Arcade era di un rosso accesso e due enormi orecchie appuntite spuntavano ai lati. Il cartello della cucina, invece, era giallo; vi pendeva un bavaglino bianco. La scritta "Let's eat!!!" invitava i bimbi a mangiare. Un altro cartello, blu, aveva due orecchi da coniglio ai lati e Joe immaginò che portasse alla sala riservata ai bambini più piccoli. Ma proprio al centro della parete in fondo alla sala ne spiccava uno di colore marrone decorato da un grande cappello nero. Diceva: "Palcoscenico". Per quanto Joeanne volesse perlustrare tutti gli ambienti, era quasi mezzanotte. Non voleva certo venir meno alle istruzioni di Mike già dal primo giorno, per quanto non ne capisse la necessità; decise, per cui, che per oggi avrebbe dato un'occhiata solo a questa sala che le destava ricordi di un'infanzia ormai passata. Tutti gli ambienti avevano subito dei cambiamenti, ma lì, sul palcoscenico, aveva "lasciato" dei cari amici che avrebbe tanto voluto rivedere. Si diresse dunque verso il cartello marrone, anche perché uno degli ingressi al corridoio che conduceva alla sala di sicurezza si trovava proprio lì vicino. Sotto la luce della torcia, lì infatti, le luci non si erano riattivate, vide il tendone rosso, ormai sbiadito dal tempo, e chiuse gli occhi. Alla mente riaffiorarono grida di bambini, musica, molte luci e loro... Con le mani afferrò la pesante stoffa e tirò indietro. Quindi puntò la torcia e li vide.
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FIVE NIGHTS AT FREDDY'S
HorrorAvvertenze: questa storia contiene sangue, scene disturbanti e un enorme discorso a proposito di morte e omicidi; se non vi piacciono gli argomenti oppure siete deboli di stomaco vi consiglio di smettere di leggere subito. ... ... ... siete ancora q...