Prologo

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Sento le voci dei miei genitori rimbombare nella sala dei colloqui, quelle dei Razionali controbattono rubando il fiato anche a un'Istintiva come mia madre. I Sentimentali continuano a lamentarsi senza voler raggiungere effettive conclusioni, ma sono abituato all'incessabile inerzia di Deperientium; qualsiasi decisione venga presa, probabilmente servirà solo a farci versare soldi e, esclusivamente nel più raro dei casi, sangue. Che bel risveglio.
Mi avvicino alla porta sperando che si stabilisca la solita scelta: un bel niente. Dopo numerose urla, finalmente iniziano a parlare come persone civili. La prima voce che riconosco è quella di mia madre: "Ma ad Eric, a Herleva, al mio piccolo Keahi? Chi penserà a loro e agli altri se farete scoppiare questa guerra?"
No.
Non adesso.
Non una guerra.
Non per la loro sete di denaro.
Le dita della mia mano sinistra iniziano a tremare e il mio fiato a diventare effimero. Apro velocemente il cassetto del comodino e prendo una scatoletta di fiammiferi, stringendola nella mano dominante quasi come se volessi soffocarla.
Il capo dei Razionali ribatte freddamente: "Non ho intenzione di proseguire oltre. La guerra si farà e i vostri figli potranno perfettamente adeguarsi".
"Bene - interviene la regina dei Sentimentali - se questa guerra deve essere fatta, avvisiamo adesso i nostri primogeniti perché si rifugino nella zona sicura".
Le loro parole riecheggiano incontrollabili nella mia testa. Non avrei mai voluto arrivare a questo punto, ma non ho alternativa; del resto, so già dove andare.
Apro nervosamente l'anta dell'armadio in cui conservo i medicinali, prendo una bottiglia d'alcol e la verso a terra. Sfrego il fiammifero contro la striscia ruvida sul lato della scatola, la getto a terra con gli altri fiammiferi e mi avvicino all'uscita d'emergenza. Quando la porta è completamente aperta, lascio cadere il fiammifero rovente e corro come se potessi quasi salvarmi dal conflitto. Sento le grida dei miei genitori: "Keahi, non lo avremmo mai voluto - urlano - Keahi, le ingiustizie non si affrontano così!"
Ma sono stati loro a non fermare l'ingiustizia e allora io continuo a correre, sperando di raggiungere presto la zona sicura.

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