Capitolo 1

41 4 3
                                    

Dopo due ore di fuga, arrivo finalmente alla zona sicura. Mentre sono assorto nei miei pensieri, spero che gli altri primogeniti siano accoglienti anche se apparteniamo a fazioni e famiglie diverse. Decido di andare a rilassarmi nella mia tenda, quando all'improvviso vado a sbattere contro una ragazza bassa dai capelli bruni. Le parlo: "Scusami, non volevo finirti addosso, sto solo cercando di raggiu..."
"Non preoccuparti, anche io - mi rassicura - sto cercando la mia tenda. In ogni caso, sono Ji-Hye e appartengo alla fazione dei Razionali"
"Io sono Keahi - le rispondo - e sono un Istintivo. Sai se gli altri sono già arrivati?" Cerco di essere il più cordiale possibile, non vorrei farmi più nemici di quanti ne possa già avere. Ji-Hye, prima di replicare, mi guarda curiosa: "Il tuo nome significa "fuoco" o sbaglio?"
"Sbagli, ma di poco. Significa "il fuoco", me lo hanno dato per i capelli rossi e le lentiggini. Comunque, ti avevo chiesto degli altri".
"Mi ero distratta. Solo alcuni sono arrivati, penso che ne manchino quattro all'appello".
"Adesso - ci interrompe una voce maschile molto profonda - ne mancano tre. Mi chiamo Sherzod e anche io faccio parte dei Razionali, solo che essere un Sentimentale non mi dispiacerebbe".
"Aspetta, tu - sibila Ji-Hye - hai origliato?!"
"Giuro che posso spiegare".
"Ci forzano ad andare d'accordo e la prima cosa che fai è origliare le conversazioni altrui? Vuoi morire tra oggi e domani o cosa?"
"Non ho origliato, ho solo sentito da lontano ciò che dicevate, perdonami".
"Io - li interrompo - vorrei solo che non ci cacciassimo nei guai".
Ji-Hye sospira: "Siamo in guerra, comportandoci in modo ambiguo, potremmo cacciare nei guai anche gli altri".
"Passiamo avanti - replico - chi è già arrivato?"
"Per quanto ne so, tra i Sentimentali ci sono Manami e Astrophel, che ha anche influenze Razionali".
Sherzod chiede curiosamente: "Manami è l'erede al trono di Deperientium, giusto?"
Mentre Ji-Hye e Sherzod continuano a parlare, inizio a chiedermi se anche gli altri stiano parlando di noi, in particolare Manami. Non la conosco, ma tutti nel regno parlano della sua bellezza e, se fosse davvero bella quanto dicono, sapere che conosce il mio nome sarebbe quasi gratificante.
"Keahi, ci stai ascoltando - interviene Sherzod - o sei nel mondo dei sogni?"
"Scusate, mi ero perso nei pensieri. Chi altri è arrivato?"
"È arrivato anche Eric, Istintivo - prosegue Ji-Hye - con tratti Razionali".
"Ne ho sentito parlare. Ora - domando - andiamo alle tende?"
Così ci avviamo verso le tende e, non appena le raggiungiamo, entro nella mia per il troppo sonno e mi lascio abbracciare da esso.

*

Appena raggiungo la zona sicura, mi accorgo di essere terribilmente in ritardo. È l'alba e quasi tutti stanno dormendo nelle proprie tende. Vedendone solo tre sigillate, tra cui la mia, e una aperta, comincio a passeggiare per il campo nella speranza di incontrare l'altra persona sveglia. In lontananza noto un ciliegio molto alto e scelgo di scalarlo per la fame.
"Perché - mi interrompe una delicata voce maschile - porti una benda sull'occhio? Siamo nel 2089 e le malattie degli occhi non esistono più da almeno vent'anni".
Quando mi chiedono della mia benda, mi arrabbio molto facilmente. Infuriata, scendo lungo l'albero per capire chi mi parla. Capelli mossi e biondi, occhi azzurri, pelle chiara...
"Astrophel - esclamo estraendo una freccia dalla faretra - mi hanno parlato a lungo di te e della tua incapacità di tenere la bocca chiusa. Spero che per te sia un piacere fare la mia conoscenza, perché per me non lo è".
"Voi Istintivi siete tutti uguali. A nessuno di voi importa dell'altro, ma di ferirlo".
"Sono più simile a te di quanto immagini, ho tratti Sentimentali anche io. Il mio nome è Herleva, cerca di ricordarlo finché ti lasciano vivere".
"Herleva, perché non vedi di farti una vita sociale? Siamo tutti qui per lo stesso motivo e tu non stai migliorando la situazione".
La sua strafottenza mi ha stancata già abbastanza, allora salto impulsiva dal ciliegio e blocco a terra il suo braccio destro con il mio sinistro.
"Vuoi vedere - grido - cosa sono in grado di fare con questa freccia? Eh, Astrophel?! Vuoi vederlo?!"
I suoi occhi azzurri si bagnano in un istante e inizia a strillare come un bambino appena nato: "Aiutatemi! Per favore, Herleva, non farmi del male!"
Se lo è meritato e adesso strilla e piange. Detesto quando fanno così, sembrano soltanto dei vittimisti. Lascio che la freccia penetri lentamente la carne della sua spalla sinistra, abbandonandolo all'ombra del ciliegio.

*

"Aiutatemi! Per favore, Herleva, non farmi del male!"
Queste sono le prime parole che sento nel momento in cui arrivo al campo, poi un grido, poi un altro. Comincio a correre nella direzione delle urla, magari posso aiutare quel ragazzo o persino salvarlo. La mia testa inizia a farsi pesante, il mio battito cardiaco ad accelerare. Forse sto correndo troppo in fretta. Nonostante ciò, arrivo presto all'albero e vedo un ragazzo biondo steso per terra. Ha una ferita sulla spalla e sta perdendo molto sangue. Mi parla supplichevole: "Puoi aiutarmi? Te ne prego".
Annuisco e applico subito del disinfettante dal mio kit di pronto soccorso, subito dopo mi affretto a cucire una sutura sulla ferita, infine posiziono un cerotto su di essa. Il ragazzo mi sorride.
"Mi chiamo Astrophel. Dal tuo bracciale deduco che ti chiami Lisakhanya, vero?"
Annuisco di nuovo. Mi dispiace che non sappia che sono muta, ma soprattutto mi dispiace non poterglielo dire.
"Perché - mi domanda - non parli?"
Lo guardo negli occhi sperando che capisca e scuoto triste la testa.
"Deve essere così brutto... Sei Sentimentale come me?"
Mi siedo sul prato e con un cenno del capo gli faccio intendere che non lo sono del tutto.
"Allora hai influenze Istintive? Non hai esitato per mezzo secondo ad aiutarmi..."
Annuisco nuovamente. Allora lui guarda il suo pugno e ritorna a parlarmi: "Vuoi delle ciliegie?"
Mentre apre il palmo, sorrido. Ho molta fame e quel colorito rosso è molto invitante. Ne mangio una, poi un'altra, poi una terza. Mi sorride anche lui, cercando di alzarsi: "Se dovesse succederti qualcosa, ti dovrei aiutare io". Ride dolcemente e io lo spingo di nuovo a terra. Se dovesse davvero accadermi qualcosa, di chi potrei fidarmi?

THE GREIGEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora