♤Lezioni di Occlumanzia♤

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Era ormai poco più di una settimana che Harry James Potter si recava nei sotterranei, più precisamente nell'ufficio di Severus Piton, alle 20:00 di sera per prendere lezioni di Occlumanzia. Bussò tre volte alla porta del suo professore di Pozioni e, una volta ricevuto un "Avanti", abbassò la maniglia ed entrò nella stanza in penombra. "Buonasera, Signore" salutò il ragazzo. "Signor. Potter" rispose l'uomo più anziano, per poi fargli cenno di mettersi, come sempre, davanti a lui per poter iniziare la lezione. Piton doveva ammettere che il giovane stava apprendendo piuttosto velocemente e che, malgrado tutto, stava riconoscendo che Harry non era James. No, perché lo studente dal padre aveva ereditato solo l'aspetto fisico, con poche eccezioni come gli occhi, e la bravura nel Quidditch; anzi, il Ragazzo Sopravvissuto era addirittura più portato del Padre. E che dire dei guai? Da quando il più giovane Potter si era fidanzato con la Granger sembrava che non avesse più perso punti o preso punizioni per esser fuori a girovagare di notte. O, per lo meno, nessuno l'aveva più scovato. "Bene, preparati Potter. Al mio tre.. uno... due ... tre... Leggilimens"

Nella mente si alternarono poche, confuse immagini di cui l'unica capibile era il bacio con Hermione, prima di recarsi a lezione. Dopo il ragazzo riuscì a cacciar via il professore dalla sua mente, con ancora qualche difficoltà. "Sta migliorando, Potter" annunciò il professore. Severus guardò per un attimo il suo, ormai, pupillo in Pozioni pensando che, diversamente dal Padre, non era Harry a fare il bullo o lo sbruffone, ma era il ragazzo stesso a subirne. "Riproviamo" esordì il ragazzo; non era una domanda, bensì un'affermazione. Piton lo guardò negli occhi per un attimo facendo appena in tempo a scorgere, in quelle iridi smeraldine, la stessa tenacia e determinazione di sua madre, Lily. *Leggilimens* pensò, e, sorprendendo il ragazzo, entrò nella sua testa. Si, era un colpo abbastanza basso dato che erano solo alla terza lezione e che, fino ad ora, aveva usato la bacchetta. Ma, si disse, il ragazzo era piuttosto capace, difatti ... La sorpresa di Harry durò pochissimi secondi, poi riuscì a cacciar via il professore non prima che egli, però, vedesse un ricordo. Il ricordo era poco chiaro ma ciò basto al professore per capire di aver appena visto il ricordo della morte di Cedric Diggory. Ed era con un po' di preoccupazione, anche se celata dalla sua maschera, che ora osservava il suo studente. Studente che, anche se cercava di rimanere impassibile, non ci riusciva molto. Il respiro gli era diventato affannoso e aveva iniziato a sudare, scuotendo, di tanto in tanto, la testa. Attimi di silenzio avvolsero i due, finché, Piton interruppe quella tensione. "Potter? Tutto bene?" domandò per nulla certo di aver usato un approccio giusto. Il ragazzo, infatti, alzò lo sguardo e puntò le sue iridi verde smeraldo, ora vuote, in quelle nere e profonde del suo insegnante "Si, certo, mi scusi" rispose alzandosi. Il tono di voce dello studente indicava che avrebbe voluto aggiungere altro; Piton aspettò ma Harry, evidentemente, ci aveva ripensato perché non proferì parola. Severus valutò due opzioni diverse: o far finta di nulla e proseguire, come avrebbe fatto fino all'anno precedente, o offrire al ragazzo una specie di spalla su cui sfogarsi. Dopotutto il Grifondoro non poteva più vedere Silente, i suoi amici l'avrebbero sostenuto ma lui non voleva fargli preoccupare e mezzo Mondo Magico lo credeva un pazzo. Forse fu questo a spingere Piton a offrire un orecchio al ragazzo. E, Severus, rimase sorpreso quando il ragazzo accettò "E' colpa mia. Cedric è morto a causa mia. Gli ho detto io di prendere la passaporta con me. Se avessi fatto, per una dannatissima volta l'egoista, ora lui sarebbe ancora vivo. " iniziò Harry con un tono di voce basso e pacato, per controllare la rabbia, verso se stesso, e il dolore per la perdita di un amico. "Ma fin qui andrebbe tutto bene, se io avessi fatto qualcosa per impedire la sua morte. Ma no, io sono stato li fermo come uno stoccafisso. Un banalissimo schiantesimo l'avrebbe tolto dal raggio dell'Anatema che Uccide. Stupido, stupido, stupido" continuò poi il ragazzo controllando, malamente, la sua rabbia e il suo rammarico. Severus, d'altro canto, osservava il ragazzo mentre questi parlava. Notava come la voce gli tremava, dapprima poco poi sempre di più, carica di rabbia e rimpianto. Non sapeva più che fare mentre il ragazzo, finito di sfogarsi, gli si girò di spalle. Stava per proferir parola quando il giovanotto si voltò a guardarlo, gli occhi appena umidi ma, nei quali, questa volta brillava una determinazione ancora più forte di quella che Potter aveva di solito, troppo forte per esser trattenuta. "Ma non capiterà più, nossignore. Mamma, papà, Cedric. Sono già morti in troppi perché non ero preparato, ma non risuccederà più, no. Ri-iniziamo?" concluse il giovane per poi prepararsi ad un'altra intrusione nella sua mente. A questa ne seguì una'altra, un'altra ancora e così via. A fine lezione, circa due ore dopo, il giovincello aveva costruito delle abbastanza forti barriere mentali. E, il professor Piton, gli fece i complimenti "Ottimo, signor Potter . Veramente ottimo." Dopo poco si congedarono e fu con uno sguardo di orgoglio, che Piton osservò il suo pupillo lasciare lo studio.

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"Hermione! Ci sono riuscito! Il professor Piton mi ha pure fatto i complimenti, l'apocalisse è iniziata davvero!" furono queste le parole che disse Harry alla sua ragazza, una volta entrato nella Sala Comune dopo essersi accertato che essa fosse sgombra. "Bravissimo Harry!" replicò la riccia andandogli incontro e gettandogli le braccia al collo mentre lui, con le sue muscolose braccia, le cinse la vita. I due si sorrisero per poi scambiarsi un tenue bacio. Quando si separarono, Harry propose una scappatella nelle cucine per festeggiare; la ragazza accettò subito, sorprendendo il giovane Potter che, mentre si incamminavano tenendosi per mano, disse "Chi sei tu? Che ne hai fatto di Hermione Jean Granger?". Arrivati alle cucine, dopo esser riusciti a evitare Gazza, Dobby gli si presentò davanti "Padron Harry Potter signore! Cosa può fare Dobby per voi?" esclamò l'elfo domestico facendo un profondo inchino, arrivando a toccare con la punta del naso il pavimento. "Ciao Dobby! Io e Herm avremmo un certo languorino" disse Harry sorridendo alla creatura ed Hermione fece lo stesso mentre il piccolo elfo si girava verso di lei per salutarla. Dopodiché gli voltò le spalle e indicò ai due giovani un tavolino, che, poco dopo, si riempì di varie pietanze. I due giovani iniziarono a mangiare mentre ridevano e scherzavano tra di loro, fino a notte fonda.

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