~Di Bezoar e Ingenio~

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La Guerra era iniziata.
Nuove vittime aveva portato.
Aveva ucciso, installato odio e paura.
Aveva radicalmente cambiato le persone.
Portava distruzione, lacrime, fatica e sangue.
Ma bisognava combattere, non mollare, andare avanti e piangere più avanti.
Se ci si fermava, ci si perdeva nell'oblio di quell'Oscurità.

Harry, Ron ed Hermione lo sapevano bene, erano in prima linea, ne avevano passate di cotte e di crude, alla ricerca degli Horcrux.
Il sentimento di amicizia e amore si rafforzava ogni giorno di più, diventando un legame ancor più solido di quanto già non fosse.
Ma era dura, la Guerra, e loro lo sapevano.
Non potevano negare di essere tesi, di essere preoccupati per i loro cari.
Harry non poteva negare di sentirsi in colpa per nascondere loro un dettaglio tanto importante, quale il fatto che Albus Silente era vivo.
Non poteva parlare, questo lo sapeva.
Doveva mentire per il Bene Superiore, sperando che più di una vita venga salvata.
Sperandolo ardentemente, un appiglio su cui si aggrappava con tutte le forze.
Non poteva rivelare loro che era in contatto con Severus Piton e Albus Silente.
Non poteva dire loro che ogni notte, o quasi, si allontanava dalla tenda e andava ad allenarsi con il Vecchio Mago.
Non poteva, ma i suoi amici avevano capito che macchinava qualcosa.
Ma si fidavano ciecamente e lo lasciarono fare, consci che Harry sapeva ciò che faceva.
Non lo ostacolarono, lo sorreggettero, lo aiutarono.
Fecero tutto, senza sapere niente.
Harry gliene era grato, e lo dimostrava sempre.
Distrussero insieme il Medaglione di Salazar, vennero catturati assieme dai Ghermidori e portati a Malfoy Manor. Irruppero assieme alla Gringott, rubando la Coppa di Tassorosso dalla Camera Blindata di Bellatrix Lestrange.
Insieme andarono ad Hogwarts, eruppero nel Castello.

"Andate nella Camera dei Segreti" disse Harry, nella Stanza delle Necessità, rivolto a Ron e Ginny. "Prendete la zanna del Basilisco, distruggete la Coppa" disse rapidamente, tendendo poi loro il suo Mantello dell'Invisibilità.
"Neville, Luna" chiamò dopo, e i due ragazzi si fecero avanti. "Manca un oggetto appartenuto a Corvonero, Luna sai cosa potrebbe essere?"
"La tiara di Cosetta Corvonero" esordì, con quel suo caratteristico tono vago, persa in un mondo che solo lei poteva vedere.
"Perfetto, va trovata" disse rivolto in generale, guardando quei ragazzi che, sotto la guida di Neville, avevano ri-usato l'E.S.
Annuirono, come una schiera di soldati che obbediscono al loro Capo.
Ma non erano così. Erano amici, che sapevano che il loro Leader sapeva ciò che diceva; per questo si fidavano ciecamente.
"Chi la trovasse, la deve portare qui. Poi invierà un Patronus a me" spiegò rapidamente.
I ragazzi lasciarono poi la Stanza.
"Hermione" esordì poi, voltandosi verso la sua ragazza, le dita intrecciate. "Dimmi Harry"
"Non so come tutto questo andrà a finire" iniziò lui, "Non so chi vivrà e chi morirà" continuò, ammettendo la cruda verità.
Era inutile fingere non fosse così,
Era inutile fingere che andasse tutto bene,
Era inutile fingere che si sarebbero salvati tutti,
Era inutile rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Ma Harry, Hermione, Ron e tutti gli altri sapevano di avere un valore per cui combattere, una speranza. Avevano un'Arma, l'Amore, che Voldemort disdegnava; sbagliandosi enormemente.
Harry non aveva dei seguaci, Harry aveva degli amici leali e coraggiosi; questo faceva tutta la differenza.
"Non so cosa accadrà, so solo che ti amo" le depositò un bacio sulla fronte "E non smetterò mai di farlo, qualsiasi cosa dovesse accadere".
I due si baciarono poi, mano nella mano ancora per pochi istanti, si diressero fuori, nei corridoi deserti. La Battaglia sarebbe iniziata di lì a poco, Harry lo sapeva e per questo doveva vedere una persona. "Lancia un Incanto di Disillusione e raggiungi Neville e Luna, nell'Aula di Incantesimi" disse lei Harry, guardando la Mappa del Malandrino. La riccia annuì, poi i due presero strade differenti.

"Silente" pronunciò, arrivando illeso davanti al Gargoyle dell'Ufficio del Preside. Questi si scostò, lasciandolo entrare. Bussò tre volte, come da piani, e poi ottenne l'invito ad entrare.
"Allora?" Domandò Severus Piton, alzandosi di getto dalla scrivania. Potevano comunicare coi bracciali, ma avevano preferito vedersi.
"Manca la tiara, Nagini e me" disse il moro, sbrigativo e conciso. Piton annuì semplicemente, osservando il giovane, forse, per l'ultima volta.
Misero appunto il piano, poi ognuno calò le maschere e cominciò la Battaglia finale, la Battaglia di Hogwarts.
Severus Piton tenne un discorso nella Sala Grande, affermando che Harry Potter era stato visto ad Hogsmeade e che chiunque sapesse qualcosa doveva farsi avanti.
Harry si fece avanti, urlò contro Piton che afferrò la bacchetta; la professoressa McGranitt intervenne, scostando Harry e duellando con Piton.
In quella circostanza, il Preside abbandonò la scuola.

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