Erano le otto di un sabato sera particolarmente uggioso, quando il Preside della "Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts" convocò Harry nel suo Ufficio. Mentre il giovane sedicenne si incamminava nel luogo dell' incontro, si domandava come mai il Professor Silente lo volesse vedere. Generalmente, le loro lezioni si tenevano il Mercoledì a meno che non vi fossero urgenze che non potessero attendere. Escluse da subito l'ipotesi, avrebbe mandato un elfo a prelevarlo per fare prima. "Api Frizzole" pronunciò davanti al Gargoyle di pietra. Una volta davanti alla porta dell'ufficio, non fece in tempo a bussare che sentì il Vecchio Mago esclamare, tutto contento, "Avanti, ragazzo mio!". Ma come fa?, fu il pensiero di Harry mentre abbassava la maniglia e metteva piede nell' ufficio circolare. "Buonasera professor Silente, professor Piton" salutò, notando la presenza dell'austero insegnante di Pozioni. "Potter" si limitò a rispondergli questi, facendo un cenno col capo. "Harry, ragazzo mio, menomale che sei arrivato! Caramella al limone?" domandò tutto contento l'anziano Preside. Dallo sguardo esasperato di Piton, Harry intuì che Silente avesse provato a offrirle anche a lui, "Grazie, Professore" decise Potter, afferrando una caramella e iniziando a scartarla, per poi portarsela alle labbra e iniziare a gustarsela. "Ah, qualcuno che apprezza queste leccornie . Sai, Severus, se ne mangiassi qualcuna di tanto in tanto non saresti così acido" esclamò con noncuranza Albus, facendo cenno a Harry di accomodarsi e facendo arrabbiare Piton. Harry s'accomodò dove indicato dal suo Mentore e, trattenendo un risolino, finì di gustarsi la caramella offertagli poco prima. La stanza calò nel silenzio, finché Piton, particolarmente arrabbiato quella sera, decise di romperlo. "Allora, Preside, vuole spiegare al signor Potter la sua... idea?" chiese, osservandolo con stizza. Il giovane spostò alternativamente lo sguardo da uno all'altro, senza capire. Albus sospirò, poi iniziò a parlare "Vedi, Harry, Lord Voldemort ha ordinato a Draco Malfoy di uccidermi. Se il giovane Malfoy dovesse fallire, cosa certa, Lui ucciderebbe la sua Famiglia e lui stesso. È un modo per punire Lucius del suo fallimento" disse, con tono pacato, osservandolo dritto negli occhi. Poi fece cenno a Severus di continuare che, preso di sorpresa, lo guardò in modo truce. "La madre di Draco è venuta da me e mi ha fatto stringere un 'Voto Infrangibile', se lo si infrange si muore. Nel caso il giovane Malfoy dovesse non riuscire nel suo compito, spetta a me" terminò, distogliendo lo sguardo, inaspettatamente. Harry annuì, capendo qual era il fulcro della questione. "Quindi, professori, sarà il professor Piton a compiere quel gesto. In questo caso Malfoy e la sua Famiglia sono salvi, Lei è considerato un traditore da tutti e Lei è ..." lasciò la frase in sospeso. I due annuirono e l'aria in quella stanza si fece pesante. I due maghi osservavano il giovane davanti a loro, attendendo la sua reazione. Harry, dal canto suo, stava pensando; divaricò leggermente le gambe, si piegò in avanti e poggiò i gomiti sulle ginocchia e, mentre una mano penzolava a peso morto, l'altra stringeva un ciondolo a forma di Fenice. Alzò di scatto la testa, posando lo sguardo smeraldino prima su Piton, poi su Silente. "Lei, professore, morirebbe solo per mano di uno di loro o vi è già un altro perché?" domandò, attendendo la risposta con fare concitato. Silente sospirò, confuso, poi rispose "La mano, Harry. E' una maledizione. L'anello ..." disse solo e Harry capì. Balzò in piedi e prese a percorrere lo studio. I due maghi lo osservavano, attentamente. "Suppongo che Lei e il professor Piton abbiate già provato tutto quanto era in vostro possesso" Era un'affermazione e i due si limitarono ad annuire. "Ma quanto indietro siete andati? Un cinque secoli?" chiese retorico, congiungendo le mani dietro la schiena e voltandosi verso i due maghi. I due annuirono. "Ma non avete a disposizione né libri di Salazar Serpeverde, né quelli di qualche altro mago che si occupò di quella branca della Magia" concluse. I due Maghi capirono al volo e, increduli lo fissarono "La Camera dei Segreti" sussurrò Piton, mentre Silente annuiva. Harry annuì, poi aprì la bocca "Si, ma non serve scendere fin la giù ancora una volta. Datemi dieci minuti" concluse e, senza attendere risposta, si precipitò fuori dall'ufficio e corse nel suo dormitorio. Fu di ritorno circa cinque minuti dopo con un libro dall'aria molto vecchia. L'appoggiò alla scrivania e l'aprì a circa metà volume. "L'ho recuperato lo scorso anno, quando creammo l' "Esercito di Silente", pensavo di trovarci qualcosa di utile. Avevo ragione e anche in questo caso. E' in serpentese la formula, ma potrei recitarla io. La pozione è un po' complicata" mormorò, con lo sguardo luccicante. "Ma, Harry, quanto ci vuole?" chiese Albus. "Due mesi per la pozione, Signore. Gli ingredienti dovrebbero essere tutti facilmente reperibili e, per nostra fortuna, abbiamo anche il veleno di Basilisco. L'incantesimo va recitato quando la pozione è stata ingerita, va ripresa anche dopo l'incantesimo." Spiegò. I due maghi annuirono, una parte del lavoro era fatta. Ne rimaneva una. "Severus deve comunque uccidermi, come ..." chiese Silente, ben sapendo, come Piton, che Harry aveva già pensato anche a quello. "Professor Piton" iniziò, rivolgendosi al Mago vestito di nero, "so per certo l'esistenza di un incantesimo, chiamato Sectumsempra, l'intensità con cui viene lanciato ne determina la gravità della ferita. Lei potrebbe colpirlo con quello, con grande intensità. Dopo questo il professor Silente cadrebbe, per tutti morto, al suolo. Poi bisognerebbe lasciare velocemente il luogo del delitto. Lei e gli altri Mangiamorte che, sicuramente, Malfoy farà entrare nel castello. A questo punto, ci penserà Fanny a curare la ferita. Certo, per il periodo della Guerra è da tutti considerato morto e quindi dovrà giocare nell'ombra. In questo modo Malfoy non perde la Famiglia, il professor Piton non muore perché per tutti Silente è morto e Lei è ancora qua con noi!" esclamò entusiasta il giovane Potter. Il piano venne messo appunto, con tutti i relativi sviluppi. La pozione l'avrebbero preparata tutti e tre insieme.