Quella camera è illuminata da qualche pallido raggio di sole che filtra dalle finestre.
Sdraiato sul letto in posizione supina, con due cuscini dietro la schiena e un braccio piegato dietro il capo, Simone scruta il profilo di Manuel, il quale è seduto a gambe incrociate ai piedi del letto, sul bordo del materasso, con in braccio la sua fedele chitarra.
Lo osserva mentre ha in equilibrio tra le labbra una sigaretta, il cui fumo avvolge la sua figura e l'intera stanza.
Di norma, gli darebbe fastidio.
Se fosse chiunque altro, probabilmente lo caccerebbe da lì, sostenendo che nella sua stanza non si fuma. Tuttavia, al sapore del tabacco ci ha fatto l'abitudine e poi trova l'altro sensuale intanto prende un tiro dal mozzicone.
Risulta un briciolo un incoerente del cazzo – come direbbe Matteo – ma tant'è.
Entrambi hanno indosso soltanto un paio di boxer.
Manuel pizzica le corde dello strumento con la punta delle dita, armonizza un brano che Simone non riconosce, però pensa sia una bella melodia; infatti, socchiude appena le palpebre. Dopo allunga un piede scalzo e, con la pianta, struscia sul fianco del cantante, un po' per richiamare la sua attenzione, un po' perché non lo tocca da dieci minuti ed è già troppo.
Dio, sei imbarazzante, lo rimbecca la propria coscienza.
«Simò...» biascica Manuel. Muove pochissimo la bocca per evitare che la sigaretta gli cada sul letto e rischi di bruciare il lenzuolo.
«Mh-m?»
«Che stai a fa'?»
«Niente. Tu che suoni?»
Prende l'ennesimo tiro, aspira e regge il mozzicone con indice e pollice. In seguito, soffia il fumo verso l'alto. Accenna un sorriso e guarda il bassista di sottecchi. «Niente» replica e imita palesemente la sua inclinazione di voce.
Simone non ha fermato quella perpetua carezza con il piede, anzi, ora si sposta e cerca di intrufolarsi tra il minuscolo spazio tra la chitarra e le gambe incrociate del cantante. «Bugiardo» soffia. «Dimmi cos'è.»
«Altrimenti?»
«Qualcosa mi invento.»
Manuel sospira. Quel contatto all'apparenza innocente che assume presto toni più maliziosi non gli dispiace affatto. Al contrario, fosse per lui metterebbe da parte lo strumento in quel preciso istante e permetterebbe ai loro corpi di unirsi – di nuovo, per la terza volta in quella giornata: sono soli, capita di rado e vuole approfittarne.
E meno male che non doveva succedere più.
Tuttavia, cerca di trattenersi.
«Ho scritto una canzone» dice.
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Bandmates
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