Capitolo 3

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   J U L E S
<<Ora spostati>>
<<Cosa ti fa pensare che io mi leva di torno, baby?>>
Sta testando la mia pazienza, glielo avrei sconsigliato se fosse stato solo almeno un mio amico.
È da mezz'ora che mi rompe i coglioni, girando attorno a me come una mosca fastidiosissima e -a modo suo- flirtando.
Ho ripetuto più volte che non è il mio tipo, che non ho intenzione di avere una relazione o amicizia, ma nulla da fare.
Lo fulmino dritto negli occhi, si può anche palpare la tensione che c'è in questo esatto momento.
La sua mano inizia a diramarsi per poi avvicinarsi al mio mento e con un po' di forza mi avvicino io a lui.
Le sue labbra sono ad un centimetro dalle mie.
<<Questo, credimi che con questo ti leverai, baby>>
Non mi sposto, semplicemente faccio ondeggiare il braccio con la mano chiusa e il pollice fuori, e gli assesto un pugno sul naso, così forte che mi stupisco anche io di me stessa.
A primo impatto pensavo che si levasse veramente, ma invece sorride e lascia colare il sangue che scorre rapido e fresco.
<<Brava>>dice solo questo prima di andarsene via.
Solo ora mi accorgo delle mie nocche arrosate e di qualche goccia rossa sulla maglia.
Mi dirigo verso lo spogliatoio, dove passo la maggior parte del tempo quando sto qui, al bowling.
Ancora non l'ho superata e non penso che la supererò mai.
Mi chiudo nel baglio a tetto aperto, strappando un pezzo di carta intenta a togliere lo sporco.
<<È solo una ragazzina che porta sfiga..i suoi genitori, suo fratello, chi più ne ha chi più ne metta..>>
<<Dai non dire così!>>
Iniziano a cadere lacrime salate sui miei pantaloni mentre cerco di non singhiozzare alle parole.
<<E poi non se la prende nessuno, la sua cicatrice inferisce molto sul campo estetico, proprio brutta>>
È vero e lo so che è veramente brutta, ma non è stata colpa mia.
Non me la sono voluta procurare volontariamente.
La mia mano stringe così forte quel pezzo di pelle sul braccio che sento dolore.
La gratto così forte che si aprono pellicine grandi attorno.
Mi ritrovo insanguinata dalla testa ai piedi come se avessi fatto un omicidio.
Mi accartoccio davanti al wc e trattengo velocemente i capelli con una mano mentre butto conati pesanti di vomito.
<<Chi c'è qui?>> urla bruscamente la sconosciuta.
Pulisco con la manica della maglia la saliva ed esco dal bagno.
Con l'acqua mi rinfresco il viso maltrattato ed esco da quel buco nero.
Sento già gli occhi altrui guardarmi come una serial killer eh beh, non hanno tutti i torti.
<<Hey, io vado, devo studiare>>
<<Dai Juls!Stai un altro po', abbiamo appena iniziato>> insiste la mia migliore amica Hazel.
<<Non rompere il cazzo>> le dico dolcemente lasciandole un bacio in guancia.
Prendo la giacca e mi dirigo fuori.
Il freddo mi rabbrividisce ma sono brividi piacevoli quindi poco importa.
In lontananza noto dei ragazzi fumare tra cui il tipo di prima a cui probabilmente non starò simpatica.
Cammino proprio davanti a loro ma mi sento toccare il polso da una mano congelata.
<<Perche' te ne vai?>>
<<Cerca sul dizionario le seguenti parole: fatti, i, cazzi, tuoi>>
Sorride e mi sussurra all'orecchio.
<<Brian , piacere anche a me>>

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