Capitolo 4

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                                            K I A
                                  SOLITUDINE
La più grande paura dell'essere umano.
Dite che non vi sfiora nemmeno, ma
è come un virus di cui siamo tutti contagiati.
Fin dalla nascita.

Tolgo le birre dal tavolo, un'infinità di birre.
Pulisco tutta la casa, per bene a fondo.
Vivere con uno zio ubriaco non è il massimo, avrei preferito stare mille volte con i miei genitori.
Ricordo ancora quel maledetto giorno in cui la mia vita è svoltata completamente.
Papà guidava con tranquillità, mamma raccontava di come andava il suo nuovo lavoro ed io giocavo con il mio pupazzo Esly.
Esly.
D'improvviso, iniziarono a litigare senza fermarsi, con violenza, papà alzava sempre di più la voce e mamma era spaventata.
Un camion sorpassò, papà la prese come una sfida e continuarono a sorpassarsi senza smettere, fin quando sbatterono.
Io e mia mamma rimanemmo le uniche sopravvissute a quell'incidente.
Lei soffriva di depressione, la notte, di nascosto la osservavo mentre prendeva le sue pasticche.
Io però sapevo che ne prendeva più del dovuto, per questo stava sempre male.
Mi sono dovuta crescere da sola, perché nessuno c'era per me.
A casa, se non capivo i compiti non c'era nessun papà ad aiutarmi, dovevo capire da sola.
Il cibo lo cucinavo da sola, pensavo io a dover pagare le bollette con i risparmi.
Se mi sbucciavo il ginocchio, non c'era nessuna mamma ad aiutarmi, c'ero io a dover rialzarmi e curarmelo.
Se avevo la febbre, non c'erano nessun papà e mamma ad aiutarmi, compravo io le medicine per me.
E facevo tutto anche per lei.
Le davo da mangiare, la incitavo a lavarsi, a uscire.
Ma niente da fare.
Non puoi riparare uno specchio rotto, frantumato e buttato.
Anche perche', se lo fai, rischi di tagliarti.
2 anni dopo la morte di papà, una mattina, precisamente il 16 settembre, mi svegliai e trovai una lettera sul mio comodino.
"Cara Kiki,
Probabilmente mi odierai per aver fatto questo gesto,
Ma devi sapere che la mamma ti vuole bene,
Ti vuole bene più della sua stessa vita.
Però la mamma è stanca di dover convivere con i mostri.
Li sento, li vedo e certe volte vorrei solo che smettessero.
Quando guarderei la luna, pensa a me.
Pensa a papà.
Perché anche se saremo distanti, anche se un cielo ci separa, la luna la possiamo vedere entrambe.
Non fare la mia stessa fine.
Mamma."
Mi aspettavo tutto ciò, ma non ero ancora pronta.
Come può una bimba di 6 anni essere pronta a vivere senza papà?
Senza mamma?
Senza nessuno?..

Gli assistenti sociali mi portarono da mio zio, che a quel tempo conviveva con sua moglie e i suoi due figli.
Le mie cugine Madeline e Adeline.
Ci andavo d'accordo, eravamo inseparabili, fin quando crebbero e mi usarono come campione.
Mi obbligavano a uscire con loro per fumare, drogarsi e bere.
Lo facevano per soddisfare le loro menti sadiche.
Se non obbedivo, loro mi picchiavano.
Mi picchiavano forte e senza paura.
Ricordo che una volta tornai a casa con un occhio nero e la mia scusa fu di essere caduta sul marciapiede.
Mio zio non mi voleva bene e non gli importava tanto di me, quindi non gli interessava personalmente.
La situazione peggiorò quando mi usarono per i loro sfoghi personali.
Si, mi violentavano.
Le suppliche, le urla e chi più ne ha chi più ne metta non servivano a un cazzo, loro non smettevano.
Mai.

Anni dopo, mio zio si separò da sua moglie e iniziò a ubriacarsi.
Io, felice di essere sola anche se con un problema rimanente, dovetti provvedere ad alcune cose.
Ormai ci sono abituata a essere sola.
Ed è questa la paura più grande degli umani.
La solitudine.
Distinguiamo stare da soli ed essere soli.
Stare da soli senza compagnia può essere bello e terapeutico, ma essere soli significa letteralmente non avere nessuno al proprio fianco, nessuno su cui puoi contare nei brutti o belli momenti.
Sola, ecco cosa sono e cosa ho imparato a essere.
Semplicemente sola.

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