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CAPITOLO 1: L'ALBA DI UN DESTINO



Il 7 settembre 2001, nella tranquilla cittadina di Bellavista, venne alla luce Kurain. La sua nascita fu accompagnata da un'atmosfera di stupore e meraviglia, poiché la bambina sembrava emanare un'aura straordinaria. I suoi occhi, di un azzurro intenso, catturavano l'attenzione di chiunque li incrociasse, come se racchiudessero segreti ancestrali e una saggezza innata.

Ella crebbe in una famiglia amorevole, composta dai suoi genitori e due fratelli maggiori. La loro casa, situata ai margini della campagna, era un luogo di serenità, circondato da campi fioriti e alberi maestosi. Sin dalla tenera età, Kurain mostrò una connessione profonda con la natura. Amava trascorrere ore esplorando i boschi vicini, osservando le farfalle e ascoltando il canto degli uccelli. Questi momenti di comunione con la natura erano per lei una fonte di grande pace e consolazione.

Fin dall'inizio, i suoi genitori notarono che Kurain possedeva una sensibilità fuori dal comune. Era una bambina riflessiva, capace di comprendere emozioni e sentimenti con una profondità che sorprendeva chiunque la conoscesse. Le sue domande rivelavano una curiosità insaziabile per il mondo che la circondava, una curiosità che non si limitava alle cose tangibili, ma si estendeva anche a ciò che era invisibile e intangibile. Spesso, parlava di sogni strani e di visioni che avevano un carattere mistico, come se potesse percepire realtà al di là di quella immediata.

Durante l'infanzia, trovò un rifugio nei libri. Passava ore a leggere storie di mondi fantastici, di eroi e avventure, cercando di trovare un senso di appartenenza in quelle pagine. La lettura diventò per lei una via di fuga, un modo per evadere dalla realtà che le sembrava così estranea. Nei libri trovava conforto e ispirazione, e le storie che leggeva alimentavano la sua immaginazione e la sua sete di conoscenza.

I primi anni di scuola furono un periodo di grande contrasto per Kurain. Da un lato, eccelleva negli studi, attirando l'ammirazione dei suoi insegnanti e compagni. La sua intelligenza e creatività la facevano emergere in ogni attività, sia accademica che artistica. Dall'altro lato, però, il suo senso di solitudine e diversità la rendeva sempre più introversa. Non riusciva a trovare qualcuno con cui condividere davvero i suoi pensieri più profondi, e le sue amicizie erano superficiali e transitorie.

Fu in questo periodo che Kurain cominciò a esplorare il mondo della spiritualità. Affascinata dai racconti dei suoi nonni su antiche tradizioni e leggende, iniziò a leggere libri sulla meditazione, sulla filosofia orientale e sulle pratiche spirituali. Ogni libro che leggeva, ogni nuova idea che scoprisse, sembrava risuonare profondamente dentro di lei, come se stesse riscoprendo conoscenze dimenticate.

La sua ricerca spirituale non era solo intellettuale. Kurain praticava regolarmente la meditazione, cercando di entrare in contatto con la sua interiorità. Spesso, durante queste sessioni, sentiva una presenza rassicurante, come se fosse guidata da una forza invisibile. Questi momenti di connessione spirituale erano per lei una fonte di grande conforto e forza.

Kurain avvertiva un senso di solitudine e diversità che la accompagnava costantemente. Mentre gli altri bambini giocavano spensierati, lei si sentiva come se fosse su un piano diverso, separata da una barriera invisibile. Questo senso di estraneità si accentuava con il passare degli anni, rendendola sempre più consapevole di essere diversa.

Questo senso di estraneità e solitudine si radicò sempre più profondamente nel cuore di Kurain con il passare degli anni. La sua bellezza straordinaria e la sua energia vibrante non erano sufficienti a lenire il dolore interiore che la tormentava.

La solitudine di Kurain si accentuava durante le interazioni sociali, quando le conversazioni superficiali e le convenzioni sociali sembravano così distanti dalla sua realtà interiore. Nonostante i suoi sforzi di integrarsi e di adattarsi, si sentiva spesso come se indossasse una maschera per nascondere la vera essenza del suo essere. Questo senso di alienazione la spinse a cercare conforto nelle arti, trovando rifugio nella musica, nella poesia e nella pittura, dove poteva esprimere liberamente le sue emozioni senza timore di essere giudicata o fraintesa.

La famiglia cercava di confortarla, lodandola per la sua specialità e unicità. Le dicevano quanto fosse preziosa e quanto avrebbe fatto grandi cose nella vita. Queste parole gentili erano come un balsamo per il suo cuore ferito, ma non riuscivano a colmare il vuoto che sentiva dentro di sé. Kurain desiderava ardentemente essere compresa e accettata per ciò che era veramente, oltre l'apparenza esteriore che tanto colpiva gli altri.

Con il passare del tempo, la sua diversità divenne sempre più evidente. Mentre i suoi coetanei si immergevano nelle attività quotidiane e nelle relazioni semplici,si ritrovava spesso a riflettere su domande profonde sulla vita e sul suo scopo. Questo isolamento interiore la portò a sviluppare una sensibilità acuta verso il dolore degli altri e una profonda empatia per chiunque stesse vivendo difficoltà simili alle sue.

Le sue giornate erano un mosaico di emozioni contrastanti: momenti di intensa creatività e di profonda tristezza si alternavano, lasciandola spesso esausta ma sempre desiderosa di esplorare il mondo interiore che si apriva davanti a lei. Kurain imparò presto a trarre forza dalle sue esperienze dolorose, trasformando il suo dolore in una fonte di ispirazione e di crescita personale.

Nonostante tutto, Kurain manteneva un cuore aperto e una speranza incrollabile che un giorno avrebbe trovato qualcuno che la avrebbe amata e compresa veramente, al di là delle sue apparenti eccentricità e del suo isolamento interiore. Questo desiderio profondo la spinse a continuare a cercare, a sognare e a credere che, un giorno, il suo cammino avrebbe incontrato quello di qualcuno destinato a essere la sua anima gemella.

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