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IN FUGA

James trasecolò. Lucas veniva aggressivo verso di lui. L'amico di Mark gli parlò a voce alta: «Siete entrati in casa? Come cazzo vi permettete...» Parecchie persone si volsero verso di loro. Ellen non diceva nulla, immobile, Jeff si piazzò alla sua destra.

Lucas, fremente d'invidia, non desistette e sbraitò: «Cosa vi è saltato in mente?! Siete andati a fare le vostre porcate, a casa di una persona che non conoscete...»

Mark aveva posato gli occhi su di loro, meravigliato. Lucas si girò verso di lui, come per aspettarsi un tempestivo intervento, ma egli scaraventò loro soltanto un'occhiata bieca. La gente della festa, incuriosita, iniziò a circondarli.

James cercò di difendersi: «S-siamo andati in bagno, ma non abbiamo fatto nulla di ché... cioè e-eravamo troppo presi, l'alcol ci ha f-fatto perdere la ragione».

Quando gli scappò un rutto involontario, Lucas lo puntò e lo prese per il collo. Strillò: «Stupido liceale di merda! Adesso la paghi cara».

James passò al contrattacco: «Sei forse invidioso? Volevi Ellen? Lascia che sia Mark a prendersela con me, tu non sei il padrone di casa e non c'entri un cazzo».

Istintivamente gli sputò in faccia. Allibito, Lucas fece un passo indietro. Era furioso. Pronunciò deciso: «Ora ti ammazzo». Con un movimento scattante, James iniziò a scappare. Jeff fece lo stesso. «Via, viaaa!!!»

Gli invitati si spostarono per non scontrarsi con loro. Lucas chiamò due compari e prese ad inseguirli. James entrò in casa, fece di corsa il cammino inverso a quello percorso una volta entrato e si fiondò fuori, nel giardino anteriore alla casa. Sentiva il fiato di Jeff alle sue spalle. A qualche metro di distanza, gli inseguitori li insultavano inferociti. Passò a fianco di una comitiva di anziani in passeggiata, poi si gettò in mezzo alla strada schivando una macchina. Lucas e gli altri continuavano a star loro alle calcagna, senza riuscire però a diminuire la distanza.

A Jeff iniziò a mancare il fiato. Non era abituato a corse di quel tipo. Un bus verniciato di giallo percorreva la loro stessa direzione ad una velocità non così sostenuta. Improvvisamente gli venne un'idea. Era rischioso, ma bisognava tentare: continuando a piedi non ce l'avrebbe fatta. Prese la rincorsa, aspettò il momento giusto e con un salto si issò sulla sporgenza posteriore al bus. Per poco non cadde, ma buttò il corpo in avanti e si mantenne in equilibrio appoggiando le mani sul metallo lucido. Poi sperò che James si mettesse in salvo.

Lucas si sbalordì a quella prodezza. "Assurdo, il nerd mi ha fregato. Fanculo!" Si concentrò sullo spaccone che gli aveva sputato addosso. Non interrompeva la sua fuga e continuava a correre, instancabile, come se avesse qualche potere che gli impedisse di accusare la fatica. Quel tipo era davvero atletico.

James si muoveva a zig zag a causa dell'alcol, tuttavia non accusava segni di cedimento. Era ancora fermo con la mente all'immagine di Jeff che balzava sul bus. Una struttura mobile gli si delineò davanti. Andò a sbattere al banchetto che preparava zucchero filato, ribaltandolo e scontrandosi con il venditore ambulante. L'uomo si rialzò e lo maledisse. I suoi inseguitori rallentarono la corsa per scansare l'ostacolo. Nel frattempo una Lancia Thema diminuì la corsa e lo affiancò. Il ragazzo a bordo, uno strambo con lo smalto sulle unghie e una dritta cresta in testa, lo invitò a salire. Si fermò per un istante per consentirgli di entrare. Poco prima che Lucas e gli altri li raggiunsero, il tizio alla guida ripartì a tutto gas seminandoli.

Jeff scese dal bus ed esclamò: «Cazzo, ce l'ho fatta!» Si trovava davanti a casa sua, alle 18.00 in punto. "Casa dolce casa, eccomi di nuovo da te", pensò riconoscendone le geometrie squadrate. Entrò. I suoi genitori, appena rientrati da lavoro, gli chiesero dov'era stato. Mentì affermando che era stato con James a giocare a frisbee al parco, poi salì le scale e rientrò in camera. Il cuore gli batteva a mille.

Summer '98Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora