7 ~Demir~

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«Sì, ma certo. È bello cenare per la prima volta tutti insieme...» Fikret fece una breve pausa per osservare tutto il cibo esposto a tavola «...ho una gran fame e...» Mujgan gli bloccò il braccio evitando di scompigliare la tavolata.
«Idiota, sta' fermo. Per ora siamo ospiti...e forse anche di più...»

Restare a guardare quel teatrino non mi dispiacque affatto. Avrei preferito però una cena in assoluta tranquillità, siccome quell'idiota ha deciso di farsi vivo.
Posso solo sperare che non sferri una pallottola in testa a qualcuno di noi.

Ci eravamo accomodati io, a capotavola, Mujgan alla mia sinistra e con accanto Fikret che non faceva altro che imbarazzarsi per la presenza di Mujgan; Zuleyha di fronte a me e per finire la signora Lutfiye.

«Ma Ali Rahmet? Non ci raggiungerà?» Domandò Lutfiye.
«Ha detto che ci avrebbe raggiunti dopo cena per prendere un caffè», risposi.
Lutfiye annuì sorridente.

Finalmente iniziammo a mangiare e, dopo qualche battibecco tra Fikret e Mujgan, Zuleyha mi fece segno di parlare della faccenda.
«A proposito, qui solo Lutfiye non sa nulla di quel Gumusoglu?»
«Uhm? Quale Gumusoglu?» Lutfiye sembrava sorpresa.
«Vedete, c'è quest'uomo che continua a tormentarmi. Mi manda lettere di minaccia, dice di farmela pagare. Poi in città arriva improvvisamente un uomo nuovo, ricco, che Zuleyha ha già adocchiato, e...»
«E mi ha scritto anche a me una lettera.»
«Una lettera? Di che parli, Fikret?» Ero visibilmente sorpreso da quell'affermazione.
«Ma...non capisco...» Scandì lentamente Lutfiye.
Mujgan e Zuleyha si scambiarono uno sguardo confuso, senza però fiatare.

«Te la mostro. L'ho portata sapendo che l'avresti voluta vedere.» Fikret si alzò dalla sedia e rovistò nella tasca della sua giacca blu smaltino.
«Eccola. Leggi», sembrava agitato.
«Che bastardo. Si nasconde dietro a delle lettere? Stupido idiota.»
«Stupido è errato. Mi ricordo quando è stata rapita Leyla, un'ora prima mi dicesti che è un tipo molto astuto.»

«Vedete, Lutfiye, quest'uomo è Hakan Gumusoglu, era un mio ex socio e compagno d'università. In pratica mi accusa di averlo mandato in banca rotta, perché in quei tempi fondammo una società. Un giorno però, decisi di ritornare a Çukurova e lasciai la completa gestione dell'azienda a lui, perché avevo la mia a Adana.
Ma non seppe far fruttare denaro. Insomma, lasciò un sacco debiti e se ne andò. È stato un incapace.»

«Vuole solo una cosa: la vendetta.» Sputò Zuleyha.

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